UTE: Leopardi – A. De Gasperi. (sintesi di Angela D’Albis)

infinito-leopardiAlle 15.00 Don Ivano Colombo ci ha parlato del Leopardi riferendosi agli scritti del biennio 1817- 1819.
Non tutti sanno che 200 anni fa sono apparsi nell’edizione a mano gli “Idilli” che rappresentano il pensiero poetico più che filosofico del grande Leopardi.
Questi “Idilli” sono conosciuti da noi perché li abbiamo studiati a scuola.
Essi sono il meglio della produzione leopardiana, ma anche della nostra letteratura. Nel biennio 1817-1819 Leopardi compone due “piccoli” idilli:
“L’ Infinito” e “Alla luna”, scritti a mano. Essi verranno stampati nel 1831 e a “Alla luna” verranno aggiunti di pugno del poeta due versi (il 13 e il 14) nel 1835. Leopardi morirà nel 1837.
Il problema sottolineato da Leopardi in queste poesie è la ricerca della “salvezza”.
Quando parliamo di salvezza di solito intendiamo la fuoriuscita da una condizione esistenziale di malessere per il rotto della cuffia. La salvezza, invece, è, per Leopardi, la realizzazione del vivere.
Leopardi vive in una famiglia che lo soffoca. Si trova a vivere anche geograficamente in una periferia estrema di uno stato, quello pontificio, a Recanati, un paesino in provincia di Macerata.
Anche il periodo storico che vive è quello della Restaurazione che vuole cancellare i segni e i ricordi delle nuove idee nate dal furore rivoluzionario e dalle campagne avventurose di Napoleone.
Confinato in questa famiglia e in questo contesto storico-geografico-esistenziale, Leopardi, che aveva solo 21 anni nel 1819, si sente soffocato, tenta la fuga, ma fallisce.
Il poeta ha una visione del mondo grandiosa, cerca l’amore, ma anch’esso rimarrà sempre platonico.
Ha un’educazione “sensista”, ma capisce che non può rimanere legato ai sensi e arriva all’intuizione che deve uscire dal soffocamento e librarsi nell’infinito, infinito che è “natura”: al di là della siepe c’è l’immensità della natura.
Leopardi intuisce anche che l’uomo è fatto per essere libero interiormente; la vera libertà si costruisce dentro. La “salvezza” sta nell’”immaginazione” e nel “ricordo”, che aiutano l’uomo ad uscire da un presente soffocante per spaziare oltre il presente, verso la vera libertà che è quella interiore.
Questo esercizio di ricerca della libertà interiore, che il Leopardi intraprende con le sue poesie, è un esercizio valido per tutti gli uomini. Il POETA, quindi, è colui che riesce a travalicare i tempi, per cui la sua poesia è valida per tutti i tempi e per l’intera umanità.
Il docente passa ora a spiegare la bellissima poesia “L’Infinito”, dove Leopardi condensa la sua visione della vita, maturata nel1819.
La lirica è scritta in endecasillabi sciolti; ricorrono spesso le lettere nasali (M e N), che ci immergono nell’infinito come un respiro, e le lettere “liquidi” (R-L) che ci cullano come le onde del mare.
Don Ivano passa poi alla spiegazione della poesia “Alla luna”. La lirica è scritta in 16 versi endecasillabi sciolti, di cui il 13 e 14 sono stati aggiunti dal poeta in seguito.
La poesia si svolge tra l’evocazione iniziale “O graziosa luna” e quella del verso 10, “O mia diletta luna”.
In questa poesia l’immersione nella natura circostante è raggiunta con l’ammirazione della luna.
Il poeta si rispecchia alla sua luce e allevia, così, la condizione dolorosa della vita.
Molto bella questa lezione sul grande Leopardi. Grazie Don Ivano!

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alcide_de_gasperi_2Alle 16.00, il prof. Cossi conclude il ciclo delle sue lezioni su Alcide De Gasperi. Purtroppo, il tempo non è stato sufficiente per portare a termine il programma che si era proposto di svolgere. Confida di poterlo terminare in un altro momento.
In questa lezione ci parla del secondo governo De Gasperi del 1946.
Nella scorsa lezione ci aveva già anticipato che in questo governo i poteri di De Gasperi aumentano. Oltre a essere Primo Ministro e Ministro degli Esteri, diventa anche Ministro dell’Interno. E’ un periodo delicato per l’Italia. Il paese esce distrutto dalla guerra, povero, anche perché non abbiamo le risorse. Anche la situazione internazionale è precaria, come è stato già spiegato nella scorsa lezione.
Nel ’46, la DC è ancora in coabitazione con il Partito Comunista. C’è qualcuno, però, che non vuole questa coabitazione con i comunisti. Non solo la Chiesa non la vuole, ma anche alcuni esponenti democristiani, per esempio Gronchi.
Alle elezioni amministrative del 1946, la DC perde voti che vanno a un nuovo partito: il Partito dell’Uomo Qualunque. Questo partito si presenta soprattutto nel Centro e nel Mezzogiorno. I voti sono soprattutto quelli della Chiesa. Il Partito dell’Uomo Qualunque durerà poco e si scioglierà già nel 1948. Chi lo ha votato, lo ha fatto come scelta temporanea e punitiva. Tuttavia, questa scelta rafforza la destra.
Nel frattempo, alla fine del ’46 e agli inizi del ’47, De Gasperi riceve un invito ad andare negli Stati Uniti.
De Gasperi accetta l’invito e si reca negli U.S.A. per fare delle richieste. Chiede agli Stati Uniti degli aiuti economici che vadano almeno fino all’estate del ’47.
Gli Stati Uniti vogliono la garanzia che la DC resti al potere. De Gasperi non può garantire niente, ma nel gennaio del ’47 c’è una scissione all’interno del Partito Socialista. Si forma il PSDI. C’è la crisi di governo e De Gasperi chiede a Saragat di partecipare al governo, ma Saragat non se la sente di rompere totalmente con i socialisti. Si forma così il terzo governo De Gasperi, appoggiato ancora dai comunisti. Il ministro dell’interno è Mario Scelba.
C’è ancora il problema del disarmo interno perché sia la sinistra sia la destra hanno dei militanti armati. A causa delle condizioni economiche difficili, potrebbe scoppiare una rivoluzione. Per scongiurare questo pericolo, Scelba fa una riforma della pubblica sicurezza. Promuove l’epurazione di tutti i partigiani della pubblica sicurezza sia con incentivi economici (la buona uscita) sia con trasferimenti mirati che provocano dimissioni volontarie.
Ma c’è ancora il grosso problema economico da risolvere.
Vengono decisi dei provvedimenti per tagliare la spesa pubblica e per abbassare l’inflazione.
La sinistra è d’accordo su questi provvedimenti, ma vorrebbe una certa gradualità.
De Gasperi capisce che bisogna rompere con i comunisti, ma né lui, né i due partiti di sinistra vogliono fare il primo passo.
A questo punto, De Gasperi si dimette. E’ aperta ufficialmente la crisi che porterà all’esclusione delle sinistre dal governo nazionale.
ll capo provvisorio dello Stato, Enrico De Nicola, avvia le consultazioni per l’assegnazione dell’incarico per la  formazione del nuovo Governo e incarica Francesco Saverio Nitti.
Fallito il suo tentativo di formare un governo di larga coalizione, Nitti rinuncia al mandato che viene assegnato a Vittorio Emanuele Orlando che, incontrate le stesse difficoltà, rinuncia.
Infine, l’incarico sarà di nuovo assegnato a De Gasperi.
Nasce così il IV governo De Gasperi, il primo senza i comunisti.
Il docente si ferma qui perché il tempo è terminato, ma promette di trovare un altro momento per concludere questo argomento che ci ha veramente interessato e appassionato.