UTE: Storia industriale di Erba.

Ieri abbiamo avuto un docente speciale, il dr. Croci, appassionato ricercatore di storia locale.

Credo che i soci erbesi presenti abbiano potuto gustare molto meglio di me il suo racconto che faceva riferimenti specifici a località per me difficilmente identificabili. Ho tuttavia potuto conoscere le radici remote della vita economica della Brianza e dell’Erbese in particolare.

Qualche secolo fa, la Lombardia era solo una striscia di terra che correva da est a ovest, perchè buona parte del suo territorio attuale era governato dalla Repubblica di Venezia.

La ricchezza di acque della zona aveva favorito la costruzione di mulini che erano numerosissimi su tutto il corso del Lambrone e dei torrenti vicini.

Quando nel XV secolo Ludovico il Moro incentivò la coltivazione dei gelsi (detti anche muruni proprio da il Moro), per l’alimentazione dei bachi da seta, in ogni casa, in ogni cascina ci si dedicò alla bachicoltura. Le donne compravano al mercato un sacchettino di uova e se lo tenevano in seno per una decina di giorni, poi alla schiusa delle uova i bachi (cavalée) venivano posti su “un letto” di foglie di gelso e cominciavano a mangiare e a dormire. Bisognava averne molta cura perchè bastava poco a danneggiarli. Dopo la quinta dormita i bachi salivano al “bosco” e cominciavano a produrre il bozzolo, che i contadini essiccavano provocando la morte del baco e le “gallette” così ottenute venivano vendute alla “galatera” per le successive filandalavorazioni. Erano le donne ad occuparsi dell’allevamento dei “cavalée” ed erano ancora le donne e tante bambine in tenerissima età a lavorare nelle filande che sorsero spesso là dove prima c’erano i mulini. Le bambine avevano mani piccole e agili, che erano particolarmente adatte a trovare il capo del filo di seta dei bozzoli immersi in acqua a 60/70 gradi. Da ogni bozzolo si potevano ricavare anche mille metri di filo. Le condizioni di lavoro erano terribili.

Nel 1700,  finita la devastante dominazione spagnola, gli Austriaci misero mano al territorio e diedero ordine al patrimonio idrico della nostra zona. Inoltre posero fine a molti privilegi rendendo anche più equo il prelievo fiscale. Grazie alla laboriosità e  al grande spirito imprenditoriale dei brianzoli, cominciarono a fiorire nuove attività industriali alimentate anche dal ferro delle miniere di Canzo. In quelle fabbriche le condizioni di lavoro erano più salubri e così a poco a poco le filande si svuotarono e la bachicoltura scomparve soppiantata dalla seta proveniente da Cina e Giappone.

Possiamo però affermare con assoluta certezza che la prosperità della zona  è nata dalla fatica e dalla sofferenza delle donne.

La lezione è stata seguita da molte domande dei presenti e anche io ho avuto la conferma dell’origine del “lago che non c’è) che si forma davanti a casa mia nei periodi più piovosi. Chi costruendo un centro commerciale ha interrotto il naturale percorso delle acque sotterranee, dovrebbe provvedere a sue spese ai lavori di ripristino dello “status quo”

 

Maya Angelou.

maya-angelou“Se hai solo un sorriso dentro di te, dallo alle persone che ami. Non essere sgarbato a casa, per poi uscire in strada e iniziare a sorridere a dei completi sconosciuti dicendo loro ‘Buon Giorno’.” (Maya Angelou)

Confesso che non conoscevo questa donna afro-americana dai mille talenti, che ha ottenuto tanti riconoscimenti e che si è cimentata in tanti campi diversi, ma ora credo che cercherò di colmare questa lacuna per conoscere meglio la sua opera e soprattutto la sua anima.

QUI è possibile leggere qualche notizia che la riguarda.

 

 

 

Film: Il tuttofare.

il tuttofareQuesto film è interpretato magistralmente da Sergio Castellitto, spalleggiato adeguatamente dal giovane Guglielmo Poggi. Quest’ultimo interpreta il ruolo di un praticante senza contratto alle dipendenze di un principe del foro, l’avvocato e professor Bellastella. Il ragazzo è pagato 300 euro al mese per un numero di ore di lavoro indefinito, nel senso che non c’è un orario di lavoro, ma in ogni momento deve essere a disposizione del capo. Le sue mansioni vanno dal rammentare e suggerire con precisione, per ogni situazione giuridica, gli articoli del codice cui riferirsi, al fare la spesa al mercato, al preparare la colazione per la moglie dell’avvocato: è proprio un tuttofare, ma questo non è sufficiente a fargli riconoscere un contratto  adeguato e nemmeno una paga dignitosa. Ma ad un certo punto ecco che il dr. prof. Bellastella propone al praticante tutto ciò che ha sognato da tempo: contratto definitivo e diecimila euro al mese!!! Ma naturalmente c’è una condizione: il ragazzo deve sposare l’amichetta del suo capo, immigrata dal Messico, per farle ottenere la cittadinanza italiana. Il ragazzo in un primo momento si indigna giustamente, ma poi cede all’idea dei vantaggi economici che gliene possono derivare e da lì accade tutta una serie di guai, che porteranno l’avvocato in prigione, ma subito dopo agli arresti domiciliari perchè colpito improvvisamente da una grave forma, simulata, di Altzeimer (naturalmente confermata da medici compiacenti e ben pagati) e dopo qualche tempo verrà nominato ministro. Il ragazzo invece, cui verranno addossate le responsabilità del suo capo, si trova a dover adattarsi a fare il cuoco in un ristorante.

Questo film ha il pregio di mettere il dito su una piaga che  affligge i giovani di questo paese che vogliono intraprendere una carriera professionale che implichi un tirocinio: sono sfruttati in modo indegno per anni e spesso emergono solo coloro che ottengono raccomandazioni (pur essendo dei perfetti inetti) o quelli che si adeguano alle regole di un mondo corrotto e senza ideali. Questa denuncia serissima ” castigat ridendo mores” infatti spesso riesce a essere molto divertente.

E’ meno divertente ciò che ho sentito alla radio stamattina: non si trova personale per le strutture alberghiere e turistiche in genere e ciò mette addirittura a rischio la stagione estiva di molte zone. Anche in questo caso bisogna chiedersi: è colpa dei giovani che non hanno voglia di lavorare (come dicono alcuni)? o non è forse colpa di contratti da fame (quando è tutto alla luce del sole) e di condizioni di lavoro avvilenti? Perchè mortificare così i nostri giovani e indurli a cercare all’estero un’opportunità di costruirsi un futuro?

UTE: Centenario della nascita di Beppe Fenoglio (sintesi di A. D’Albis)

In occasione del centenario della nascita di Beppe Fenoglio, il professor Porro ci regala un’altra sua magistrale lezione.

Beppe Fenoglio nacque ad Alba, nel cuor delle Langhe, nel 1922 e morì prematuramente nel 1963 per un cancro ai polmoni (era un grande fumatore!) 

Fenoglio non ha potuto conoscere la fama e i riconoscimenti che meritava perché la maggior parte delle sue opere è uscita postuma. Il professore ci presenta la prima opera pubblicata da Fenoglio nel 1952: “I 23 giorni della città di Alba”. La raccolta era stata intitolata da Fenoglio: “Racconti della guerra civile”, ma il titolo fu rifiutato dall’editore Einaudi perché gran parte della sinistra italiana era insofferente verso il termine “guerra civile”. Questa avversione durò fino a una trentina d’anni fa, quando un grande storico, Claudio Pavone, scrisse un libro sulla Resistenza intitolandolo: “Una guerra civile. Saggio storico sulla moralità della Resistenza”.

Questa prima opera di Fenoglio, che narra la conquista di Alba da parte dei partigiani, avvenuta il 10 ottobre 1944 e terminata il 2 novembre successivo, dopo, appunto, 23 giorni, è formata da 12 racconti brevi: sei sono dedicati alla guerra partigiana e gli altri sei descrivono la vita contadina delle Langhe. In questi racconti non c’è nessuna esaltazione della guerra partigiana, come avviene in altre opere del periodo.

Un’altra questione che sollevano questi racconti è quella della “scelta”. Non è facile scegliere e ogni scelta è individuale. La questione della “scelta” è ricorrente anche nel suo romanzo più famoso: “Il Partigiano Johnny.”

Questo romanzo è stato pubblicato postumo nel 1968 (anno della contestazione giovanile) e ha avuto una vicenda editoriale complessa e controversa. E’ un romanzo autobiografico, con un pizzico di fantasia. Esso è la continuazione di “Primavera di bellezza”, pubblicato nel 1959, che aveva come protagonista uno studente, soprannominato Johnny perché amava la letteratura inglese. Johnny è un sottoufficiale dell’esercito italiano, come Fenoglio, sbandato dopo l’8 settembre 1943, che torna nelle Langhe da partigiano e vi muore nelle prime azioni della guerra partigiana.

Ne “Il Partigiano Johnny” Fenoglio riprende questa storia e la continua, introducendo il tema della “scelta”. Johnny, infatti, prima di diventare partigiano, si nasconde in una casa in collina acquistata dai genitori. Spesso, la sera, di nascosto, si reca ad Alba dove, in un bar, incontra due suoi professori del liceo, uno comunista, l’altro più moderato. Questi incontri lo aiutano a maturare la decisione di partire, a fare la sua “scelta”. Con la sua scelta si assume anche le sue responsabilità: prima si unisce al primo gruppo di partigiani che incontra, di ideologia comunista. Poi capisce di non trovarsi bene e e si unisce ai partigiani badogliani, soprannominati “azzurri”.

Il professore sottolinea che “Primavera di bellezza” e “Il Partigiano Johnny” dovevano far parte di un’unica grande opera, nelle intenzioni di Fenoglio.

Dopo vari studi, nel 2015 esce, col titolo “Il libro di Johnny”, una versione che ripristina l’iter narrativo del personaggio, dagli anni del liceo ad Alba alla guerra civile coi partigiani. Il protagonista rappresenta lo stesso Fenoglio: è la storia della sua vita.

Infine, il professor Porro ci dà un consiglio di lettura. Date le difficoltà di lettura delle opere di Fenoglio, ci consiglia di leggere: “Una questione privata”, che racconta una storia d’amore ambientata nel contesto della Resistenza. Anch’esso esce postumo nel 1964. Calvino disse che è il libro più bello legato alla Resistenza.

 

 

Con i ragazzi de “LoSnodo”

Ieri mi è sembrato di rivedere una scena della mia infanzia, quando i “vecchi” ci raccontavano attorno al camino le loro storie intrise di buoni insegnamenti.

La scena però era molto diversa: non c’era un caminetto acceso, ma un tavolo e qualche microfono, non c’erano bambini intenti ad ascoltare, ma i giovani erbesi e dei paesi vicini che danno vita a “LoSnodo” e al posto della nonna c’era un “NONNO” molto speciale: l’avvocato Guzzetti, già presidente della fondazione Cariplo e protagonista di tanta parte della vita politica lombarda del recente passato.

I ragazzi hanno prima di tutto esposto il problema legato alla loro sede, che potrebbe presto ospitare un posto di polizia, stando a una delibera del Consiglio Comunale, ma questo contrasterebbe con le finalità per le quali la fondazione Cariplo ha sostenuto le spese per la riqualificazione dei locali della ex – stazione ferroviaria di Erba.

Poi sono cominciate le domande  dei ragazzi sulla politica, sul futuro dei giovani, sulle disuguaglianze che si accentuano sempre più, su come combattere la povertà economica ed educativa.

Nelle risposte, è emersa a tutto tondo la figura di un uomo che ha inteso la politica come servizio e che ha sempre avuto come stella polare i valori e i principi presenti nella nostra Costituzione. Giustamente alla fine dell’incontro i ragazzi hanno consegnato una tessera di socio onorario a questo esponente di una classe politica che ha saputo far risorgere il nostro paese dalle rovine del secondo conflitto mondiale.

Il monito proincipale che i giovani si sini sentiti ripetere a più riprese è stato quello di impegnarsi in politica, di far sentire le loro voci, perchè è il loro futuro e il futuro di questo pianeta che è in pericolo.

Festa a Baan Saeng Arun.

Oggi gran festa a Baan Saeng Arun, località Thailandese in cui sorge il monastero “Mater Ecclesiae” delle suore Clarisse Cappuccine: Madre Giovanna (mia sorella festeggia il 60° anniversario della sua prima professione. Al convento sono arrivati il vescovo, tanti sacerdoti, tanti seminaristi tutti felici di far festa a Madre Giovanna.

Lei ha assistito  e partecipato ai festeggiamenti dalla carrozzina che ormai abbandona solo a tratti, ma questo non le ha tolto il sorriso. E’ commovente vedere l’entusiasmo di tante persone attorno a lei, il rispetto e, oserei dire, la venerazione di cui la circondano. Sarebbe stato molto bello poter andare di persona, ma la Thailandia è veramente lontana…. ringrazio comunque suor Fede (che segue Madre Giovanna in ogni momento) per avermi inviato il filmato della S. Messa e del rinnovo dei voti, dal quale ho tratto questi fotogrammiVanna e s3 seminaristi2022-04-23 Vanna e seminaristi

Finalmente la pioggia!

Un inverno così arido non si ricordava: quattro mesi di siccità ininterrotta, se si esclude una pioggerella che non è riuscita nemmeno a bagnare le primule sotto il cedro pendulo.

Ora sta piovendo e la speranza è che continui a cadere con dolcezza per ristorare prati, orti e giardini, che sembrano accoglierla con grande gioia e sollievo.

Ho trovato questa poesia di Du Fu, un poeta cinese dell’ VIII sec. d.C., scritta alla fine di una lunga carestia causata dalla siccità.

Gioia della pioggia di una notte primaverile

pioggia-12La pioggia benefica conosce la stagione

e cade in primavera al tempo dei germogli. 

Con il vento, penetra furtiva nella notte,

minuta e silenziosa impregna le piante.

Fosche nubi sovrastano il sentiero campestre,

solo sul battello del fiume una luce sfavillante.

All’alba vedremo macchie rosse bagnate,

sono fiori grevi di pioggia della città

di Broccato.

 

UTE: Armonia e benessere (sintesi di Diana) – Peter Arnold Heise (sintesi di A. D’Albis).

Si sa che nell’antichità classica si dava molta importanza all’armonia tra corpo e mente (mens sana in corpore sano) e lo testimonia la diffusione delle terme presso gli antichi Romani e nelle terre governate dagli Arabi. Negli stabilimenti termali, oltre ai bagni in acque di diverse temperature, ci si sottoponeva regolarmente a massaggi benefici e rilassanti.

Con il Medio Evo, però, la cultura cambiò e tutto ciò che sapeva  di cura del corpo assunse una valenza negativa, così non si parlò più di massaggi o di bagni nelle acque termali, anzi per molti secoli si ritenne molto nociva la pratica igienica del semplice bagno.

In oriente invece il massaggio è stato sempre considerato una pratica molto importante per la salute del corpo e della mente.

Solo nel XVI secolo in Francia, si riscoprono i benefici del massaggio, che si diffuse ampiamente in Svezia nel secolo XIX e poi nel resto dell’Europa.

Oggi il massaggio da noi è praticato soprattutto in ambito sportivo, ma può essere di grande giovamento in varie situazioni.

Esiste il massaggio svedese, che si caratterizza per l’esecuzione di differenti ma ben precise manipolazioni  dell’intero corpo ma, a seconda delle esigenze del massaggiato, è possibile manipolare anche solo alcune aree.

C’è poi il massaggio thailandese: di ispirazione olistica, considera tutta la persona e si basa sul principio di “toccare per guarire”. Anche il massaggio ayurvedico, scienza molto antica, prende in considerazione tutta la persona e si prefigge il raggiungimento dell’equilibrio tra fisico, mente e spirito. Il massaggio TUI-NA viene impiegato per regolare la circolazione sanguigna e linfatica e per regolare il flusso degli ormoni; oggigiorno tuttavia viene sfruttato soprattutto per contrastare o alleviare sintomi dolorosi di diversa natura (dolori articolari, dolori muscolari, mal di testadolore cervicale, ecc.).

Il nostro docente, il sig. Turato, ci ha intrattenuto con passione e ci ha convinto, forse, a considerare di inserire nel nostro programma di vita quotidiana qualche seduta di massaggio:  potremmo averne qualche beneficio.

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I nostri docenti di musica Maria Rosaria Cannatà e Vincenzo Petrucci ci presentano la figura di un musicista sconosciuto, non solo al grande pubblico, ma anche agli addetti ai lavori e che compare di rado nei manuali di Storia della musica: 

Peter Arnold Heise!

I due docenti stanno conducendo uno studio approfondito su questo compositore che si concluderà con la pubblicazione di un libro su di lui, che speriamo di poter leggere presto.

Peter Arnold Heise, pur essendo di origine tedesca, nasce a Copenaghen l’11 febbraio 1830 e muore a Taarbæk il 12 settembre 1879. E’ un compositore danese di origine tedesca e la sua famiglia è di ceto elevato e benestante.

Perde la madre alla nascita e, per questo, si sentirà sempre molto solo. Sin da piccolo, manifesta la passione per il teatro e la musica. Infatti, nelle intenzioni dei familiari, avrebbe dovuto intraprendere la carriera giuridica e diventare avvocato, ma i voti eccellenti in campo musicale fanno loro cambiare idea. Si forma musicalmente a Copenaghen e a Lipsia.

Negli anni della giovinezza scrive la sua prima opera:” La ninna nanna di Aladino”. Dal 1857 al 1865 svolge l’attività di insegnante presso l’Accademia di Soro. Nel 1863 scrive un’opera teatrale per il Teatro di Copenaghen:” La figlia del Pascià”, opera composta da parti recitate e parti cantate, che ha un certo successo.

I nostri docenti spiegano che la scarsa fama di Heise è dovuta a due fattori: il primo è che scrive esclusivamente in danese, mentre i musicisti dell’epoca romantica si ispirano all’Italia, patria dell’opera; l’altro motivo è che, essendo di famiglia agiata, non ha mai avuto bisogno di mantenersi con i proventi del suo lavoro e quindi riesce a non sottostare alle leggi del mercato.

Appartenere a una famiglia benestante gli reca anche dei vantaggi: può intraprendere tranquillamente dei viaggi senza avere alcuna preoccupazione economica. Anche la moglie è ricca e non hanno figli.

Heise e sua moglie si recano in Italia, dove respirano e vivono l’atmosfera culturale e artistica di Roma. Qui soggiornano dal 1861 al 1862 e, oltre a visitare i monumenti e le ville della capitale, intrecciano rapporti con tante personalità artistiche del tempo. Conoscono persone molto interessanti, come il famoso pianista Giovanni Sgambati, e si avvicinano a una cultura e a un modo di vivere molto diversi da quelli dei paesi del Nord Europa.

Heise afferma che a Roma si sente in un’”oasi di pace”, nonostante il periodo non proprio tranquillo che sta vivendo l’Italia per le guerre d’indipendenza che porteranno all’unificazione della nazione.

Nel 1862 torna in Danimarca e si dedica alla composizione. Nel 1882 scrive la sua opera più famosa:” Drot og Marsk” (Il re e il maresciallo), che racconta la storia dell’assassinio di un re medioevale (Eric V).

I docenti concludono la loro lezione con una curiosità: a 20 anni avevano diagnosticato ad Heise una malattia cardiaca e un medico gli aveva predetto che sarebbe morto d’infarto a 49 anni. Infatti così è stato!

Peter Arnold Heise muore il 12 settembre 1879!

 

 

La Terra soffre.

Giornata mondiale per la Terra: qui potete trovare un articolo di FOCUS molto esauriente sul tema del cambiamento climatico.

E’ indubbio: il problema è grave e urgono interventi a breve, medio e lungo termine. Non possiamo più perdere tempo o i nostri nipoti dovranno emigrare in altri pianeti simili al nostro, che pare siano numerosi nell’universo; c’è però un problema ancora irrisolto: come raggiungerli visto che la loro distanza dalla Terra è un problema difficilmente risolvibile?

In attesa di soluzioni così estreme sarà meglio darci una mossa tutti insieme per poter  consegnare ai nostri posteri un pianeta ancora vivibile e, possibilmente, ancora bellissimo come lo abbiamo ricevuto noi dai nostri antenati.