Vi auguro sogni a non finire e la voglia furiosa di realizzarne alcuni.
Vi auguro di amare ciò che si deve amare e di dimenticare ciò che si deve dimenticare.
Vi auguro passioni, vi auguro silenzi.
vi auguro il canto degli uccelli al risveglio e le risate dei bambini.
Vi auguro di rispettare le differenze degli altri, perché il merito e il valore di ognuno spesso è nascosto.
Vi auguro di resistere alla stagnazione, all’indifferenza, alle virtù negative della nostra epoca.
Vi auguro, infine, di non rinunciare mai alla ricerca, all’avventura, alla vita, all’amore, perché la vita è una magnifica avventura e nessuno dovrebbe rinunciarvi, senza combattere una dura battaglia.
Vi auguro soprattutto di essere voi stessi, fieri di esserlo e felici, perché la felicità è il nostro vero destino.
Questo è anche il mio augurio per il nuovo anno a tutti coloro che, per loro bontà, continuano a cercare questa pagina senza pretese.
Cosa strana il tempo …. preziosa opportunità da usare al meglio. Le occasioni non colte non si ripeteranno mai allo stesso modo.
Il tempo è gratis ma è senza prezzo.
Non puoi possederlo ma puoi usarlo.
Non puoi conservarlo ma puoi spenderlo.
Una volta che l’hai perso non puoi più averlo indietro.
Il tempo è
troppo lento per coloro che aspettano,
troppo rapido per coloro che temono,
troppo lungo per coloro che soffrono,
troppo breve per coloro che gioiscono;
ma per coloro che amano,
il tempo non è.
Il tempo scorre per tutti, ma non viene percepito allo stesso modo: tutto dipende dalle situazioni che stiamo vivendo; solo per chi ama davvero il tempo passa senza che l’amore venga meno.
TUTTO CHIEDE SALVEZZA: è una serie TV che mi ha emozionato.
Nella scena iniziale, un ragazzo in discoteca assume sostanze stupefacenti, poi esce dal locale e nella scena successiva si trova in un ospedale psichiatrico. Non riesce a rendersi conto del perché, non ricorda cosa possa essere successo. I medici gli spiegano che è in Trattamento Sanitario Obbligatorio (TSO) perché durante una crisi violenta ha aggredito e picchiato suo padre. Il ragazzo, Daniele, non può crederci: lui non fa certe cose, lui vuole bene ai suoi genitori…
Dovrà stare obbligatoriamente in casa di cura per una settimana e lì si trova a dover condividere la camerata con altri cinque degenti: un ragazzo gay, rifiutato dalla famiglia; Madonnina, in preda a mania religiosa; Giorgio, un gigante che la vita ha continuato a castigare; Mario, un ex maestro elementare affetto da tempo da turbe psichiche e Alessandro, un ragazzo in coma da tempo. La serie televisiva si sviluppa in sette puntate, una per ogni giorno di “detenzione”.
Inizialmente Daniele rifiuta i compagni, rifiuta anche i consigli dei medici, poi pian piano ricorda ciò che ha fatto quella sera in cui è stato ricoverato e chiede perdono ai genitori e ai fratelli; man mano che conosce le storie dei suoi compagni di camera, impara ad aver compassione di loro, ad accettare la loro compagnia e con Mario, l’ex maestro, instaura una vera e propria empatia tanto da fargli leggere le sue poesie ed averne in cambio parole di apprezzamento e di incoraggiamento. Daniele ha modo di incontrare anche una vecchia compagna d’infanzia che è diventata una famosa fotomodella: lei ha tentato il suicidio, travolta da una vita che lei non sente sua: sempre sulle copertine dei giornali, trascinata da un impegno all’altro da chi lucra sulla sua immagine. I due ragazzi si innamorano e Daniele per poterla incontrare sul terrazzo dell’ospedale, combina un gran pasticcio. che può costargli il prolungamento del TSO. Ma poi riesce a far capire ai medici che veramente ha capito i suoi errori presenti e passati e viene dimesso per poter affrontare la vita con uno sguardo diverso, più maturo e consapevole.
Questa serie parla di solidarietà, di perdono, di accettazione delle diversità, dell’importanza di avere una famiglia che ti vuole bene e ti accetta nonostante i tuoi difetti e i tuoi errori, fa capire che anche i medici e gli infermieri dell’ospedale vivono situazioni spesso difficili e anche loro hanno bisogno di comprensione e tenerezza: tutti hanno le loro fatiche e tutti hanno diritto a rispetto e dignità. Tutti hanno bisogno di salvezza!
Gli interpreti di questa storia danno prova di grande bravura: interpretare personaggi così strani, come gli ospiti della casa di cura, dando credibilità a quegli stessi personaggi, non dev’essere cosa facile.
Questo sarà un Natale un po’ sottotono anche per me, così come il momento suggerisce anche a livello collettivo.
Non si potrà infatti non penare, mentre noi festeggiamo insieme ai nostri cari in case calde e sicure a quelli che lo trascorreranno al freddo, al buio e senza acqua o nelle trincee piene di fango e ghiaccio; ma pensando a questi, cioè agli Ucraini, mi verranno in mente quelli che a causa di guerre ormai dimenticate soffrono la fame e vivono in accampamenti in cui si può solo cercare di sopravvivere agli stenti e alla povertà.
E quando saremo a tavola il pensiero volerà certamente a quelli che non sono più con noi e ai quali potremo solo dedicare una preghiera guardando le loro sedie vuote.
Questo però non deve togliere la gioia del Natale ai più piccoli e quindi faremo festa, nascondendo le nostre pene dietro ai sorrisi .
La poetessa Ella Grimaldi ha scritto questa poesia per le donne iraniane che lottano per cambiare la società in cui vivono e per avere riconosciuti i diritti che spettano ad ogni essere umano per il solo fatto di essere nato.
Nel fuoco che brucia le prigioni di stoffa
arde il coraggio delle donne dell’Iran.
Occhi nuovi salutano il sole
smarriti nell’orrore di una lunga notte.
Scoppiano sogni di libertà,
soffiano ancora i venti dell’amore
volano in alto i veli della rassegnazione
e mentre tagliano i capelli,
cantano la forza della sorellanza.
Nel grembo delle donne nasce la speranza
si nutre di eroismo, si immola, si colora,
e grida di dolore arrivano fino a Dio che oggi piange insieme a loro.
E’ il giorno del solstizio d’inverno: da oggi comincia il periodo più freddo dell’anno, ma cominciano ad aumentare le ore di luce. Molti poeti si sono ispirati all’inverno per esprimere le proprie sensazioni e i propri sentimenti. Io propongo questa poesia di Antonia Pozzi, la poetessa milanese che a soli 26 anni si tolse la vita in una fredda sera d’inverno…
Antonia Pozzi, Inverno
Fili neri di pioppi
fili neri di nubi
sul cielo rosso
e questa prima erba
libera dalla neve
chiara
che fa pensare alla primavera
e guardare
se ad una svolta
nascono le primule.
Ma il ghiaccio inazzurra i sentieri,
la nebbia addormenta i fossati,
un lento pallore devasta
i dolori del cielo.
Scende la notte,
nessun fiore è nato
è inverno, anima,
è inverno.
Quanta tristezza rivelano questi ultimi versi: la speranza che la primavera stia tornando, viene subito spenta dalla realtà di un inverno ancora lungo e buio.
La riflessione di Don Ivano Colombo sul Natale si concentra sul mondo religioso russo e ucraino e soprattutto sulle “icone” e sulla liturgia bizantina strettamente legata ad esse.
Nella religiosità bizantina è molto presente la “contemplazione”, cioè “vedere” ciò che è oltre (Dio), davanti alle icone. L’uomo è formato dal corpo, l’anima e lo spirito: attraverso la “contemplazione” conosciamo lo Spirito”.Anche la liturgia del mondo slavo dà molto spazio alla contemplazione. Infatti durante la liturgia, l’assemblea del popolo radunato in chiesa si ritrova in uno spazio separato rispetto al presbiterio dove c’è l’altare e la separazione è data da una struttura divisoria chiamata “iconostasi” perché adorna di icone. La gente vive la liturgia con l’ascolto della “Parola”, di testi scritti e cantati (antifone, canti, inni) propri del mondo bizantino. Don Ivano sottolinea che nel nostro rito ambrosiano ci sono delle antifone che sembrano copiate dalla liturgia orientale. Durante la liturgia, la visione delle “icone” permette ai fedeli di vedere un “Dio” che è sempre “oltre”, ma che è anche “a disposizione”. E’ questo il Natale (e anche la Pasqua): contemplare un Dio che esiste perché si è messo “a disposizione”. La religione è infatti il rapporto che Dio stabilisce con noi e non viceversa.
L’affinità tra Natale e Pasqua è molto evidente nelle icone russe, come pure la relazione con l’”Eucarestia”. Il Vangelo ci dice che Gesù è nato in una capanna e, fasciato, è posto in una mangiatoia. Le fasce rappresentano la “croce” e la mangiatoia richiama “l’Eucarestia”. Natale è il 25 dicembre secondo il calendario gregoriano, ma nei paesi in cui si segue il calendario giuliano (tra cui la Russia) cade il 7 gennaio. Nelle icone russo-ucraine le immagini sacre che parlano del Natale rispecchiano i testi evangelici, anche apocrifi. Esse hanno influenzato anche la pittura occidentale, a partire da Giotto.
Il docente ci descrive due esempi di icone: la prima è quella della “Natività” della scuola di Andrej Rublev della seconda metà del XV secolo, l’altra è la “Sinassi della Theotokos di Pskov”.
Nella prima icona spiccano tre montagne, simbolo della trinità, la culla del bambino è un sarcofago e la Madonna è avvolta in un drappo rosso e blu, colori che simboleggiano l’umano e il divino. Ci sono anche due gruppi di angeli; un gruppo guarda verso il cielo e acclama la gloria di Dio, mentre l’altro osserva il mistero di Dio sulla terra. Altri personaggi sono il bue e l’asino, i pastori e i re Magi.
La seconda icona rappresenta la festa della Madre di Dio che viene celebrata il giorno dopo Natale (il 26 dicembre) per i paesi che seguono il calendario gregoriano, l’8 gennaio per quelli che seguono il calendario giuliano.
In occidente, solo nel rito ambrosiano questa festa viene celebrata prima del Natale (VI domenica di Avvento).
La lezione è terminata con gli auguri e l’arrivederci al 10 gennaio!