Ute: Giuseppe Pontiggia – La marcia su Roma.

Il prof Galli, venerdì pomeriggio ci ha parlato di un nostro concittadino illustre, a cui è stata recentemente dedicata la Biblioteca Comunale di Erba. Si tratta di Giuseppe Pontiggia, nato a Camerlata (quartiere di Como) nel 1934  e vissuto a Erba fino al 1943, anno in cui suo padre, dirigente fascista, fu ucciso dai partigiani. La famiglia in seguito a tale doloroso evento si trasferì prima a S. Margherita Ligure e poi a Milano.

Qui Giuseppe compì gli studi liceali, ma subito dopo dovette trovare lavoro in banca per poter aiutare la famiglia. Si laureò nel 1959 e pubblicò il suo primo romanzo: La morte in banca.

Nel 1961 lasciò il posto e , per potersi dedicare alla sua passione, scrivere, si mise ad insegnare in un istituto tecnico; contemporaneamente lavorava anche come consulente per alcune case editrici. Nel 1963 si sposò con Lucia Magnacavallo e sei anni dopo nacque il figlio disabile.

Numerose furono le sue pubblicazioni; gli fu assegnato il premio Strega per il libro “La Grande Sera” e ottenne un grande successo di pubblico e critica con “Nati Due Volte”.

Nel 1997 eredita col fratello Giampiero (poeta noto col cognome Neri) una casa ad Incasate (frazione di Erba) e con l’occasione i due fratelli si riavvicinarono dopo un lungo periodo di rapporti difficili. Morì nel 2003 ed è sepolto nel cimitero di Arcellasco (Erba).

Nel suo primo romanzo “La morte in banca” racconta le vicende di Carabba, un giovane impiegato che trova la sua serenità quando abbandona le illusioni ed  accetta la sua condizione di impiegato: il successo non si misura con la ricchezza raggiunta, ma con la propria realizzazione come uomini; il fallimento è rinunciare alla propria vocazione, ai propri valori.

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LA MARCIA SU ROMA.- Il fascismo era già presente nella società italiana; la “marcia su Roma” non è stato che l’attuazione dei suoi obiettivi e la logica conseguenza della situazione politica del momento.

La celebrazione di quell’evento si ha a partire dal 1925, ma in effetti non ci fu mai una vera marcia, infatti solo un manipolo di uomini arrivò a Roma, mentre Mussolini arrivò  comodamente in treno e a mezzogiorno si presentò al Quirinale. Il re Vittorio Emanuele, gli affidò il governo sebbene avesse il 7% dei parlamentari; ebbero un certo peso su questa decisione i consigli della regina Margherita e di Amedeo Filiberto d’Aosta. Il re era propenso inizialmente a dichiarare lo stato d’assedio, ma questa iniziativa voleva dire ingaggiare una prova di forza e alla fine decise per una soluzione più conciliante.

Tutto avvenne secondo i dettami della Costituzione vigente (anche oggi il Capo dello Stato può scegliere chi vuole come primo ministro), quindi non si può parlare di colpo di Stato. Nel suo primo discorso davanti alle Camere, praticamente esautorò il Parlamento, ma la dittatura vera e propria cominciò con il discorso in occasione del delitto Matteotti.

Un altro pomeriggio interessante e stimolante. Grazie, UTE!

 

Ancora sul 25 Aprile….

L’accusa è: la sinistra si è appropriata del 25 aprile!!! Ma possiamo chiederci il perché?

Non è che forse la destra non sentiva questo giorno come una festa, ma come una data tanto funesta da dover far finta che non si fosse mai verificata? Sappiamo che la Resistenza è stata combattuta da uomini e donne appartenenti a culture diverse, ma tutte con il desiderio di costruire una società democratica. Chi si è schierato contro la Resistenza, anche solo per fedeltà a un giuramento (estorto perché pronunciato in condizioni di sudditanza psicologica) ha ritenuto più importanti altri valori, diversi dalla democrazia.

Ora che tali condizionamenti non ci sono più, perché continuare a difendere scelte fuori dal tempo e dal contesto culturale in cui viviamo ora?

Se puoi   essere di destra  o di sinistra oggi, lo dobbiamo a chi ha scelto di stare dalla parte della libertà anche a costo di enormi sacrifici e a costo  della vita stessa.

Il mio amico Giorgio mi ha parlato del suo papà che è stato nei campi di lavoro in Germania e mi raccontato delle sue sofferenze, tali da non riuscire nemmeno a raccontarle ai suoi familiari: era troppo dolore riaprire quel cassetto dei ricordi e rievocare la fame, il freddo, la stanchezza, la paura…

Davanti a tutto questo gli interessi di partito non contano e non devono contare: ciò che conta è essere consapevoli del bene immenso che è la libertà e custodirlo ogni giorno, per rendere onore a chi l’ha pagata a un così caro prezzo.

25 Aprile 2023: festeggiamenti con incertezze.

Stamattina alle manifestazioni per il 25 Aprile qui a Erba, c’era molta più gente rispetto agli altri anni e questo è stato forse l’effetto del “nullaosta” lanciato da Salvini nei giorni scorsi quando ha detto che il 25 Aprile va festeggiato.

Tuttavia, ho notato come in alcuni momenti si avvertisse l’imbarazzo di chi si vedeva costretto a festeggiare, ma non voleva scontentare nessuno, soprattutto la maggioranza politica che governa la città.

Così ho ascoltato un’ omelia molto attenta a non sbilanciarsi, un “sermoncino” breve (fin troppo breve) del nostro sindaco, in cui si menzionavano tutti i caduti dell’ultima guerra.  Solo una giovane donna, forse rappresentante dell’ANPI, ha parlato del partigiano Puecher, fucilato senza processo dai fascisti, e di tutti quelli che hanno sacrificato la propria vita per riconquistare le libertà democratiche. alla fine di questo discorso solo una parte dei presenti ha applaudito a lungo, mentre molti tra le autorità e le forze dell’ordine se ne sono astenuti.

Una nota altrettanto significativa del clima che aleggiava sui presenti: un ingombrante veicolo della polizia municipale era parcheggiato proprio di fronte al monumento davanti al quale si svolgeva la cerimonia, ostacolando la partecipazione dei cittadini presenti. Qualcuno ha detto: forse non si aspettavano tanta gente…

Perché, mi chiedo, si fa ancora tanta fatica, dopo 78 anni, ad ammettere che chi ha combattuto (pur se in buona fede) accanto ai nazifascisti era dalla parte sbagliata?

Cerimonia della premiazione del concorso letterario per le scuole medie.

premiazione concorso 2023Quello di ieri è stato un pomeriggio memorabile: sette ragazzi delle medie hanno ricevuto il premio per la loro partecipazione al concorso indetto dall’UTE di Erba APS sul tema del rapporto con i nonni. Maestra di cerimonie è stata la nota scrittrice (poetessa, attrice) Rosanna Pirovano, alla presenza del Vicesindaco Sofia Grippo, dell’assessore alla cultura Anna Proserpio, della commissione valutatrice e del Presidente UTE, Umberto Filippi.

La lettura dei  racconti dei ragazzi ha suscitato nei presenti qualche risata divertita, ma anche tante lacrime di commozione vera.

1682193023136Sono state poi mirabili le esibizioni dei due musicisti, Matteo Fedeli (violinista) e Giacomo Corbetta (pianista), che ci hanno incantato per la loro bravura. Il momento più emozionante è stata la premiazione di una bambina proveniente dall’Honduras: i suoi nonni , per la prima volta in Italia, erano presenti in aula ed è stata sottolineata con molti applausi  la fortunata coincidenza del tutto casuale.

I ragazzi premiati hanno avuto un buono da 250 euro da spendere in libri e materiale didattico e questo sarà un bell’aiuto per le famiglie all’inizio del prossimo anno scolastico.

 

Domani festa in sala Isacchi: Premiazioni del concorso letterario.

Domani, in Sala Isacchi, avrà luogo una bellissima festa, che vedrà protagonisti i ragazzi delle medie di Erba, premiati per la loro partecipazione al concorso indetto dall’UTE: Scrivi e racconta una storia (sottotitolo: il rapporto con i nonni)

Come ho già avuto modo di dire, sono arrivati tanti componimenti (più di 120, se ben ricordo), tutti interessanti e coinvolgenti; alcuni rivelano anche una spiccata attitudine alla narrativa. Erano previsti all’inizio sei premi, ma, poi ,  siamo riusciti a trovare, in corso d’opera, un altro sponsor e quindi i ragazzi premiati saranno sette.

A consegnare i premi sarà la presidente della giuria, la poetessa, scrittrice e attrice, Rosanna Pirovano, molto conosciuta  non solo nel nostro territorio. A rendere più solenne, festosa e speciale questa giornata contribuirà la presenza del maestro Matteo Fedeli, violinista di chiara fama internazionale, accompagnato da un virtuoso del pianoforte, il maestro Giacomo Corbetta.

I ragazzi riceveranno un buono da spendere in libri e materiale didattico. Con questa iniziativa, la nostra associazione (UTE-Erba APS) vuole manifestare concretamente la sua vicinanza ai giovani, incoraggiando i più meritevoli.

Che incredibile svarione, Presidente!!!

“Bachelet, chi era costui?” deve essersi chiesto il Presidente della Camera dei Deputati ieri quando ha letto i nomi degli istituti scolastici da cui provenivano alcune classi di studenti in visita alla Camera.

Il fatto di essere nato nel 1980, non può costituire una scusante per ignorare chi sia stato il prof. Bachelet e cosa gli sia accaduto proprio nel 1980.

Una delle più alte cariche dello Stato non può ignorare uno dei più terribili momenti della nostra storia, non può ignorare che il prof Bachelet è morto sotto la violenza dei terroristi, solo per aver servito le istituzioni democratiche.

Evidentemente però Il Presidente Fontana non si è mai imbattuto in questa storia se ieri non ha saputo pronunciare il nome Bachelet alla francese, ma all’italiana.

“E’ troppo giovane”, dirà qualcuno per scusarlo, ma io direi che non è questione di età….

UTE: Arte astratta russa: Kandinskij – Fermo e Lucia: pagine a confronto.

L’astrattismo è difficile da interpretare, perché è avulso dalla realtà. I pittori russi sono stati i primi a distaccarsi dall’arte figurativa, in prosecuzione dell’arte ieratica e simbolica delle icone. Infatti già nel 1500, quando da noi l’arte imitava la realtà, in Russia le icone avevano un carattere prevalentemente spirituale.

Il termine ASTRATTO significa: che non ha contatto con la realtà; ASTRATTISMO  è quindi la corrente pittorica che non ritrae la realtà; essa nasce nel 1910, secondo i critici e gli studiosi, ma da sempre l’arte ha fatto ricorso, anche se parzialmente, all’ astrazione.

Già Cezanne aveva affermato che tutto si può ritrarre utilizzando solo tre forme geometriche fondamentali: il triangolo, la sfera e il cilindro. Questa ricerca di una nuova forma espressiva dell’arte pittorica era diventata una necessità, perché la fotografia riusciva a ritrarre la realtà meglio di qualsiasi quadro.

Abbiamo così le composizioni di Mondrian, i quadri di Gauguin e Matisse con i loro colori irreali, soggettivi.

Kandinskij dipinge il suo primo acquerello astratto nel 1910; egli cerca la spiritualità,  che elevi l’uomo. La prima ispirazione gli era venuta anni prima, guardando un quadro di Monet: aveva intuito che l’arte non ha bisogno della realtà, il suo scopo è l’armonia dei colori,  che provocano emozioni in chi li guarda  Per questo pittore è la musica l’arte per eccellenza, perché è la più astratta; per sviluppare questa sua idea arriva a stilare il parallelismo tra colori e strumenti musicali: il loro fine è comune: l’armonia. Nella sua produzione artistica ha seguito tre linee guida: le IMPRESSIONI (quadri astratti che nascono da qualcosa di reale), le IMPROVVISAZIONI (che nascono dalla sua fantasia e dalla sua sensibilità), le COMPOSIZIONI, opere meditate alla ricerca di equilibrio tra forme e colori.

Negli anni ’20 Kandinskij insegna alla Bauhaus e le sue opere diventano più “tecniche”.

Gradevolissima questa lezione della bravissima prof. Manuela Beretta. Grazie a lei io (e forse anche qualcun altro tra i soci Ute) ho capito qualcosa di più di una forma d’arte che ho sempre considerato astrusa e incomprensibile.

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FERMO E LUCIA: PAGINE A CONFRONTO.

Con questa lezione il nostro valentissimo Don Ivano conclude il ciclo di lezioni dedicato al confronto tra il romanzo di Manzoni  “Fermo e Lucia” degli anni 20 del 1800, con l’edizione definitiva del romanzo pubblicata vent’anni dopo con il titolo di “I Promessi Sposi”.

Nell’arco di quei venti anni lo scrittore ha continuato a limare, modificare, affinare non solo il linguaggio, ma anche le situazioni, i personaggi e la struttura stessa degli episodi narrati.

Il risultato  lo si può ammirare leggendo (e rileggendo) le sue pagine, dalle quali trapela la sua visione della storia  guidata dalla Provvidenza. Siamo poi passati alla comparazione tra gli episodi più famosi: l'”Addio monti” . “la madre di Cecilia” e la “follia di don Rodrigo”

Per i primi due brani, don Ivano ci ha proposto una scrittura in forma di poesia moderna senza rime e a metrica libera e il risultato è stato davvero sorprendente: quella prosa, già poetica di per sé, ha acquisito un ancora maggiore carica emotiva e una capacità ancora più intensa di commuovere.

Perchè possiate constatare l’effetto dell’artificio proposto da don Ivano , copio-incollo qui solo poche righe  dell'”addio monti”:

Addio,

monti sorgenti dall’acque, ed elevati al cielo;

cime inuguali, note a chi è cresciuto tra voi,

e impresse nella sua mente,

non meno che lo sia l’aspetto de’ suoi più familiari;

torrenti, de’ quali distingue lo scroscio,

come il suono delle voci domestiche;

ville sparse e biancheggianti sul pendìo,

come branchi di pecore pascenti;

addio!

Quanto è tristo il passo di chi, cresciuto tra voi, se ne allontana!

Alla fantasia di quello stesso che se ne parte volontariamente,

tratto dalla speranza di fare altrove fortuna,

si disabbelliscono, in quel momento, i sogni della ricchezza;

egli si maraviglia d’essersi potuto risolvere,

e tornerebbe allora indietro,

se non pensasse che, un giorno, tornerà dovizioso…..

Grazie, don Ivano!!!

Che pomeriggio fantastico!!!

La pace della NATO e quella di De Foucauld

Non posso accedere alla lettura integrale di questo articolo, visto che non sono abbonata a Repubblica, ma già la lettura del titolo mi mette i brividi. Questo rinforzare la presenza militare ai confini della NATO mi pare tutto tranne che un segno di speranza di pace.

“Si vis pacem, para bellum” (se vuoi la pace, prepara la guerra) dicevano gli antichi Romani, ma io non credo che sia la ricetta giusta.

Sono più propensa a credere alle parole di Charles de Foucauld: LA PACE VERRA’

Se tu credi che un sorriso è più forte di un’arma,
Se tu credi alla forza di una mano tesa,
Se tu credi che ciò che riunisce gli uomini è più importante di ciò che li divide,
Se tu credi che essere diversi è una ricchezza e non un pericolo,
Se tu sai scegliere tra la speranza o il timore,
Se tu pensi che sei tu che devi fare il primo passo piuttosto che l’altro, allora…
La pace verrà.

Se lo sguardo di un bambino disarma ancora il tuo cuore,
Se tu sai gioire della gioia del tuo vicino,
Se l’ingiustizia che colpisce gli altri ti rivolta come quella che subisci tu,
Se per te lo straniero che incontri è un fratello,
Se tu sai donare gratuitamente un po’ del tuo tempo per amore,
Se tu sai accettare che un altro, ti renda un servizio,
Se tu dividi il tuo pane e sai aggiungere ad esso un pezzo del tuo cuore, allora…
La pace verrà.

Se tu credi che il perdono ha più valore della vendetta,
Se tu sai cantare la gioia degli altri e dividere la loro allegria,
Se tu sai accogliere il misero che ti fa perdere tempo e guardarlo con dolcezza,
Se tu sai accogliere e accettare un fare diverso dal tuo,
Se tu credi che la pace è possibile, allora…
La pace verrà.

 

 

Letture: Il console onorario (Graham Green)

Il giovane dr. Plarr (cittadino inglese) esercita la sua professione in una cittadina argentina al confine col Paraguay, dove ci sono soltanto altri due connazionali un insegnante di lingua inglese e il console onorario Charley Fortnum, che. ormai anziano, si è sposato con una ragazza conosciuta nel bordello locale.

A un certo punto, Fortnum viene scambiato per il console inglese e viene rapito da un gruppo di guerriglieri di cui fa parte uno spretato , amico d’infanzia del dr. Plarr. Questi viene coinvolto nella vicenda per curare il prigioniero e viene trattenuto anche lui. In cambio del rilascio del console i guerriglieri chiedono la liberazione di alcuni prigionieri politici, ma poiché il console rapito non riveste alcuna importanza per nessun governo, visto che la sua carica è del tutto ininfluente, rapitori e prigionieri passano alcuni giorni nascosti nella foresta ascoltando la radio, ma nessuno parla di loro, nessuno rivendica la liberazione dei prigionieri. Ma ecco che quando meno se lo aspettano, la capanna in cui sono rinchiusi, viene circondata dai militari.  A questo punto i rapitori sanno di non avere più speranze e chiedono all’ex-prete di celebrare una messa e al termine il dr. Plarr si offre di trattare col colonnello che comanda i militari, ma viene ucciso. Ne segue un’incursione in cui tutti restano uccisi tranne il console onorario che potrà tornare da sua moglie che aspetta un bambino al quale verrà dato il nome del dottore, il suo vero padre.

Il romanzo è stato scritto negli anni in cui si parlava molto di “teologia della liberazione” seguita da un certo numero di sacerdoti sudamericani che non si rassegnavano a stare a guardare il loro popolo oppresso da dittature sanguinarie. Rivas, il prete del romanzo è uno di questi: lui si considera ancora molto legato alla Chiesa perché ritiene di stare dalla parte giusta, coi più poveri, ma si dice disposto anche a uccidere se il governo non cede alle richieste dei ribelli. Alla fine però non ucciderà nessuno e assolverà dai loro peccati tutti i suoi compagni prima dell’incursione dei soldati: nonostante tutto si sente ancora sacerdote (sacerdos in aeternum). Il vecchio Fortnum, alcolizzato da sempre, buono a nulla da una vita, troverà nell’amore per la sua giovane moglie un motivo di riscatto e proprio per questo amore accetterà di amare anche il figlio che lei porta in grembo, nonostante abbia saputo che è frutto di una relazione adulterina col dottore.

Posso dire che questo romanzo mi ha sì interessato, ma non entusiasmato.

UTE: Le sanzioni sostitutive – Fotografia, cinema, televisione.

Recentemente è entrata in vigore la riforma del Codice Penale voluta dal ministro Cartabia (governo Draghi), con la quale sono state introdotte le sanzioni sostitutive al carcere breve.

Se prima era il condannato a dover chiedere le sanzioni alternative al carcere, ora è il giudice stesso che all’atto della sentenza può applicare queste sanzioni,  quando lo ritiene opportuno, per pene non superiori ai 4 anni di carcere. Questa riforma è in linea con l’art. 27 della Costituzione, terzo comma: “Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato”.

Le pene sostitutive previste sono le seguenti: semilibertà e detenzione domiciliare per condanne fino a 4 anni; lavori di pubblica utilità per pene fino a tre anni; pena pecuniaria per pene fino a un anno (la pena va da 5 euro a 2500 euro al giorno di condanna in base al reddito del condannato).

Sempre interessanti e coinvolgenti le lezioni del dr. Spagnuolo.

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FOTOGRAFIA, CINEMA E TELEVISIONE – la filosofia si pone il problema di analizzare le nuove forme di arte prodotte con le nuove tecnologie.

Fotografia significa “scrittura della luce”. Essa nasce a metà dell’Ottocento e consente di fruire di qualche cosa che è avvenuta in uno spazio e in un luogo diverso; riproduce la realtà, ma consente di usare tecniche particolari per ottenere gli effetti voluti.

Già nel 1853 si ebbe il primo reportage dalla guerra di Crimea e così fu poi per la guerra di Secessione americana e per le guerre successive.

Ma se la fotografia è in grado di documentare con certezza gli avvenimenti, è possibile tuttavia operare manipolazioni tali da falsificare la realtà: Stalin ad esempio faceva eliminare dalle foto i suoi nemici  e così altri dittatori (Mussolini e Hitler) utilizzarono la fotografia a fini propagandistici.

Il cinema è “figlio” della fotografia e sono noti esempi di collaborazione tra cineasti e pittori (Salvator D’Alì ad esempio) per creare immagini oniriche, surreali, effetti speciali …  Famoso è il fotogramma in cui si vede un veicolo spaziale che atterra sull’occhio della luna nel primo film di fantascienza.  Tuttavia il cinema può raccontare con molta fedeltà la realtà.

Ultima tecnologia analizzata dalla dr.ssa Tatafiore è la televisione, che, secondo Baudrillard, produce una realtà virtuale in grado anche di uccidere la realtà vera , rendendo impossibile l’individuazione del colpevole (sua opera: “Il delitto perfetto”). A volte la realtà mediatica ci appare più vera della realtà concreta , con implicazioni evidentemente preoccupanti.

Anche questo pomeriggio la dr.ssa Tatafiore ci ha proposto un modo nuovo di vedere ciò che accade attorno a noi.