Film: Io capitano.

Il film inizia in un villaggio del Senegal dove due cugini, Seydou e Moussa, di nascosto dalle rispettive famiglie, stanno raccogliendo soldi per fare “il viaggio” verso l’Europa per poter migliorare le condizioni di vita della propria famiglia. Il villaggio è molto povero, la gente  riesce appena a soddisfare i bisogni essenziali, ma non  perde mai l’occasione per fare festa insieme. La madre di Seydou viene a sapere del progetto del figlio e ne rimane molto addolorata, ma il ragazzo una notte parte col cugino.

Da quel momento comincia un’autentica “via crucis ” infestata da pericoli d’ogni genere e soprattutto da trafficanti disumani che non esitano a derubare i migranti e ad infliggere pene inaudite a quelli che non possono pagare. In tutto questo orrore, Seydou ha la fortuna di incontrare un uomo che rivede in lui il figlio della stessa età: insieme riusciranno a riguadagnarsi la libertà e il ragazzo raggiungerà le coste della Libia dove, non avendo il denaro per pagare il viaggio per sé e per il cugino, accetterà, lui che non ha mai visto una barca, di guidare il peschereccio che lo porterà insieme a tanti altri disperati verso le coste italiane.

Questo film è molto coinvolgente, emozionante e a tratti sconvolgente; è stato scritto basandosi sulle vicende reali di diversi migranti.  I protagonisti,  pur vivendo le atrocità più impensabili, non perdono la loro umanità, a differenza dei trafficanti che per il danaro non esitano a compiere le bassezze peggiori.

Tutti dovrebbero vedere questo film-documento, soprattutto quelli che pensano che i migranti siano solo gente che viene qui per  spirito di avventura o per ingrossare le fila della malavita.

Leggendo i giornali…

Leggendo i giornali di oggi si è sopraffatti dall’orrore: orrore per i massacri e le decapitazioni di persone inermi da parte di Hamas, orrore per l’assedio di Israele alla striscia di Gaza che toglie il necessario per vivere a tanti innocenti.

E mi sorge una domanda: a chi giova l’attacco di Hamas? Certamente non alla causa palestinese, sulla quale getta un’immagine di spietata ferocia in grado di attirare solo diffidenza e ostilità da parte di tutto il mondo. E allora perché? Quale mano nascosta ha dato il via a questo assurdo bagno di sangue?

E la reazione di Israele così efferata gioverà allo Stato di Israele? Credo che servirà solo a soddisfare l’orgoglio ferito dei suoi capi, non certo a garantire ai suoi cittadini un futuro più sicuro.

In questa parte del mondo pare che il solo filo conduttore da entrambe le parti in causa sia il desiderio di una inutilmente tragica vendetta, che non fa che far lievitare l’odio reciproco in una spirale senza speranza.