Letture: Gli insospettabili (S. Savioli)

E’ un giallo, una storia di investigazione, ma con un tratto originale: i collaboratori nelle indagini sono animali e piante con cui la protagonista, per uno strano caso, riesce a parlare.

La prosa è piacevole e densa di ironia, ma il “caso” su cui indagare non è la parte preponderante del racconto, che invece si sofferma di più sulle vicende personali e familiari dell’ investigatrice.

Forse perché preferisco sempre le storie verosimili, questo libro mi ha intrattenuto piacevolmente, ma non mi ha entusiasmato….

Letture: Millenovecentottantaquattro.

Non mi era mai capitato di leggerlo prima d’ora, ma ho capito perché è giustamente tra i libri più famosi del secolo scorso.

Credo che faccia molto pensare, faccia nascere interrogativi anche sulla nostra realtà odierna, in cui sembrano verificarsi tanti fenomeni profetizzati da Orwell.

Il Big Brother, che tutto vede e tutto controlla, non si manifesta al giorno d’oggi tramite uno schermo televisivo che ti spia (come accade nei più beceri reality odierni), ma siamo comunque sempre monitorati attraverso l’uso della tecnologia, sia che telefoniamo, che facciamo la spesa, che usiamo il bancomat o che consultiamo i siti commerciali o di informazione. In troppi sanno troppo di noi tutti.

Nella realtà ipotizzata da Orwell, chi detiene il potere ha una grande preoccupazione: eliminare il maggior numero di parole, inventare un nuovo linguaggio sempre più povero perché eliminando le parole si toglie alla gente la capacità di pensare. E cosa accade oggi? I sociologi affermano che il nostro linguaggio si impoverisce sempre di più, influenzati come siamo da mezzi di comunicazione di massa preoccupati solo di fare soldi e non di promuovere il livello culturale degli utenti.

Un altro assillo del Big Brother orwelliano è quello di cambiare la storia, riscrivere il passato, perché non resti il ricordo di tempi in cui c’era la libertà; ai giorni nostri c’è chi cerca di mistificare i fatti del passato per tentare di far apparire giusto ciò che giusto non può essere.

E cosa dire poi dell’informazione? Nell’Oceania, in cui è ambientato il romanzo, c’è un ministero apposito per manipolare le informazioni e addomesticarle secondo quanto può essere più conveniente per il regime imperante. E oggi? La tecnologia moderna è in grado di inventare notizie e farle sembrare credibili, di creare fotografie che sembrano vere e invece sono create al computer: spesso non sappiamo se credere o meno alle notizie da cui siamo bombardati e che ci siamo abituati a chiamare “fake news”.

Il protagonista del romanzo è tra i pochi che ricorda il tempo precedente la rivoluzione; riesce a comprendere come la realtà intera viene distorta dal sistema di governo e cerca di ribellarsi mettendosi in contatto con quelli che gli appaiono “cospiratori”, ma anche questi si riveleranno dei mistificatori il cui unico fine è individuare i potenziali “ribelli” e neutralizzarli con ogni mezzo.

Forse se avessi letto questo romanzo 70 anni fa, quando è stato pubblicato, lo avrei giudicato come un  originale prodotto di una fantasia prodigiosa, ma  oggi  è una lettura inquietante e spesso anche poco allettante, proprio perché appare in tutta la sua dimensione “profetica” e  suscita disagio nel farti riflettere sui pericoli cui siamo esposti anche nella realtà attuale.

Letture: Il console onorario (Graham Green)

Il giovane dr. Plarr (cittadino inglese) esercita la sua professione in una cittadina argentina al confine col Paraguay, dove ci sono soltanto altri due connazionali un insegnante di lingua inglese e il console onorario Charley Fortnum, che. ormai anziano, si è sposato con una ragazza conosciuta nel bordello locale.

A un certo punto, Fortnum viene scambiato per il console inglese e viene rapito da un gruppo di guerriglieri di cui fa parte uno spretato , amico d’infanzia del dr. Plarr. Questi viene coinvolto nella vicenda per curare il prigioniero e viene trattenuto anche lui. In cambio del rilascio del console i guerriglieri chiedono la liberazione di alcuni prigionieri politici, ma poiché il console rapito non riveste alcuna importanza per nessun governo, visto che la sua carica è del tutto ininfluente, rapitori e prigionieri passano alcuni giorni nascosti nella foresta ascoltando la radio, ma nessuno parla di loro, nessuno rivendica la liberazione dei prigionieri. Ma ecco che quando meno se lo aspettano, la capanna in cui sono rinchiusi, viene circondata dai militari.  A questo punto i rapitori sanno di non avere più speranze e chiedono all’ex-prete di celebrare una messa e al termine il dr. Plarr si offre di trattare col colonnello che comanda i militari, ma viene ucciso. Ne segue un’incursione in cui tutti restano uccisi tranne il console onorario che potrà tornare da sua moglie che aspetta un bambino al quale verrà dato il nome del dottore, il suo vero padre.

Il romanzo è stato scritto negli anni in cui si parlava molto di “teologia della liberazione” seguita da un certo numero di sacerdoti sudamericani che non si rassegnavano a stare a guardare il loro popolo oppresso da dittature sanguinarie. Rivas, il prete del romanzo è uno di questi: lui si considera ancora molto legato alla Chiesa perché ritiene di stare dalla parte giusta, coi più poveri, ma si dice disposto anche a uccidere se il governo non cede alle richieste dei ribelli. Alla fine però non ucciderà nessuno e assolverà dai loro peccati tutti i suoi compagni prima dell’incursione dei soldati: nonostante tutto si sente ancora sacerdote (sacerdos in aeternum). Il vecchio Fortnum, alcolizzato da sempre, buono a nulla da una vita, troverà nell’amore per la sua giovane moglie un motivo di riscatto e proprio per questo amore accetterà di amare anche il figlio che lei porta in grembo, nonostante abbia saputo che è frutto di una relazione adulterina col dottore.

Posso dire che questo romanzo mi ha sì interessato, ma non entusiasmato.

Letture: “Ma il cielo non risponde.

“Ma il cielo non risponde” è un romanzo di A.J. Cronin che ho trovato nella piccola biblioteca della “Sala Argento”, il locale in cui noi, donne “diversamente giovani”, ci ritroviamo ogni lunedì pomeriggio per stare in compagnia o, se necessario, per fare qualche lavoretto per la parrocchia o per i malati.

Il romanzo racconta di un’amicizia tra due bambini, uno, lo stesso Cronin che vive con la mamma in povertà, e il suo amico Desmonde Fitzgerald, benestante, bello, intelligente, dalla voce d’angelo.

Frequentano la stessa scuola e spesso la mamma di Desmond affida alla mamma di Cronin dei lavoretti e cerca di aiutarla in tanti modi. Una volta cresciuti i due ragazzi scelgono strade diverse: Cronin vuole diventare uno scrittore, Desmonde sceglie di diventare sacerdote e si trasferisce in un seminario in Spagna; da questo momento la storia viene raccontata attraverso le lettere che Desmonde scrive all’amico di sempre.  Una volta ricevuta l’ordinazione, il giovane sacerdote viene inviato in una piccola parrocchia irlandese, dove per la sua bontà e per la sua voce meravigliosa conquista tutti i parrocchiani …. purtroppo conquista anche una ragazzina ribelle che in modo subdolo lo seduce rimanendo incinta. Il giovane sente il dovere di occuparsi di lei e del suo bambino, perciò abbandona l’abito talare e la sposa, ma presto questo matrimonio si rivela un vero disastro: la giovane è viziata e non si adatta alla vita piena di sacrifici che Desmonde può offrirle, perciò poco dopo la nascita della bambina se ne va con un altro, lasciando la figlia presso la zia che aveva accudito anche lei.

Desmonde perde la fede e si trova nella disperazione più nera: si sente un uomo fallito e vorrebbe por fine ai suoi giorni, ma il suo amico Cronin gli fa incontrare un agente di spettacolo che, a Hollywood, lo ingaggia come cantante. Il successo è enorme e col successo arrivano anche i soldi: Desmonde può ricompensare tutti quelli che lo avevano aiutato nel momento del bisogno, ma ritrova la sua serenità solo quando  i vecchi amici lo aiutano a riprendere il suo cammino interrotto e, guidato dalla  fede ritrovata, va come insegnante in terra di missione.

In questo romanzo Cronin punta il dito sul celibato imposto ai sacerdoti cattolici  e, visto il dibattito in atto nella Chiesa tedesca, il tema è incredibilmente attuale.

Letture: Violeta.

violetaVioleta era nata, in una città del Cile, durante l’epidemia della “spagnola” e morirà durante la pandemia da COVID.

Era l’unica figlia femmina dopo cinque figli maschi e pertanto era stata viziatissima da tutti fino a farne una piccola tiranna. Esplodeva in crisi terribili ogni volta che le veniva opposto il minimo rifiuto, per questo venne assunta dalla famiglia una baby-sitter di origine irlandese, che a poco a poco ne smussò le angolosità. Il padre aveva assicurato un certo benessere alla famiglia, ma con la crisi del ’29 si trovò completamente rovinato e si suicidò.

La famiglia, costretta a lasciare la propria casa,  si trasferì nell’estremo sud del Paese, ospite di amici. La zona era abitata solo da poche anime e lì Violeta si applicò all’insegnamento nelle piccole comunità locali.

Divenuta adulta sposò, quasi come fosse evento inevitabile, un veterinario di origine tedesca, ma dopo poco tempo i due divorziarono perchè Violeta si era innamorata di un avventuriero tanto affascinante quanto inaffidabile. I due ebbero due figli: un maschio costretto alla latitanza durante la dittatura di Pinochet e una figlia geniale e ribelle che muore, debilitata dalla droga, mentre partorisce  Camilo, il nipotino che Violeta crescerà con dedizione e amore.

Col tempo Violeta, prima tutta presa dal lavoro e dalle sue tempestose relazioni, trova una profonda saggezza che la porta a impegnare il suo patrimonio per difendere i diritti delle donne.

Isabel Allende racconta questa storia sotto forma di lettera: Violeta, giunta alla fine della sua vita, racconta a Camilo, il suo nipote prima turbolento e poi diventato missionario in Africa, la storia della sua famiglia.

Ho letto con piacere questo romanzo, che fa ripercorrere la storia dell’ultimo secolo mettendo a fuoco avvenimenti che hanno segnato la storia del Cile e del mondo.

Da “VIOLETA” di Isabel Allende “I crimini li commetteva lo Stato…”

Sto leggendo “VIOLETA” di Isabel Allende, la famosa scrittrice cilena figlia di quel Salvador Allende ucciso durante il golpe di Pinochet. E, come è inevitabile, quel momento storico deve averle segnato l’esistenza in modo indelebile.

Anche in questo suo libro, tra le vicende burrascose della protagonista, arriva il racconto del golpe, preparato a lungo nell’ombra e poi esploso all’improvviso in modo cruento. e feroce verso tutti quelli che potevano essere ritenuti degli oppositori.  Ecco come Isabel Allende racconta la trasformazione del suo paese.

Apparentemente, il paese non era mai stato meglio. I vicini rimanevano meravigliati da grattacieli, autostrade, pulizia e sicurezza…..violeta

Da “Furore” di Jhon Steinbeck: La siccità.

Nie notiziari di questa mattina imperversa il tema della siccità, che sta disseccando fiumi e laghi con gravi ripercussioni sulle attività agricole e, in prospettiva, sulla vita di tutti noi.

Nel romanzo “Furore” di Steinbeck, la siccità è uno dei fattori (assieme al sistema bancario senza anima) della rovina della famiglia Joad. Ecco come lo scrittore americano la racconta:

“….verso la metà di giugno le nuvole del cielo, alte, pesanti, gravide di pioggia, si mobilitarono nel Golfo ed iniziarono la loro marcia di invasione nel Texas. Gli uomini nei campi levavano gli occhi verso di esse e annusavano l’aria e rizzavano dita bagnate di saliva per ragguagliarsi sulla provenienza del vento. Le nuvole passando lasciarono cadere parte del loro contenuto e s’affrettarono ad invadere altre contrade, lasciandosi alle spalle il cielo pallido come prima e il sole feroce, e nella polvere crateri pieni d’acqua, e nei campi di granturco chiazze rinverdite.

Passate le nuvole arrivò un venticello che, sospingendole verso settentrione, faceva mormorare sommesso il granturco annaffiato. Passò un giorno e il vento aumentò di intensità e di costanza. La polvere s’alzò dalle strade e coprì le ortiche dei fossi e si spinse anche addentro nei campi di granturco.

Il vento si fece impetuoso e si accanì nel rodere la crosta lasciata dall’acqua nei campi. A poco a poco il cielo si oscurò, perchè il vento continuando a raschiare la crosta metteva in libertà la polvere e se la portava via, insieme con frotte di foglie morte e fili di paglia. Il sole splendeva rosso nell’aria oscura e fredda. Una notte il vento impazzò, zappò furiosamente la terra attorno alle radici del granturco, e il granturco si mise a lottare per difesa contro il vento agitando le sue foglie indebolite, ma nella lotta le radici risultarono denudate dalle zolle di terra protettrice e ogni pianta risultò inclinata nella direzione del vento.

Da Furore di John Steinbeck.

Letture: Strana vita la mia. (R. Prodi)

Il libro in cui Prodi racconta la sua vita aiuta a capire meglio gli avvenimenti di questi ultimi decenni. La sua lunga esperienza di manager, di docente universitario, di politico ad altissimi livelli credo sia un bagaglio prezioso a cui chi si impegna in politica dovrebbe attingere a piene mani.

Particolarmente interessante è la conclusione del libro in cui Prodi dà una lettura piuttosto inquietante della situazione politica del mondo di oggi, dove le democrazie danno segni di stanchezza e dove si sta combattendo una nuova guerra fredda tra le due potenze che si contendono la supremazia : Stati Uniti e Cina.

Gli arsenali nucleari esistono ancora e gli arsenali convenzionali, infinitamente più sofisticati … si gonfiano ogni giorno….Una sfida che si gioca in tutti i campi, da quello militare a quello economico a quello tecnologico e all’uso di ogni tipo di soft power…L’unico perimetro di collaborazione oggi possibile è quello dell’ambiente. Non vedo però come si possa tendere verso obiettivi comuni sull’ambiente quando si ha in mente solo lo scontro…

E’ un quadro certamente inquietante quello con cui Prodi conclude il suo libro, decisamente in contrasto con la parte iniziale, in cui viene descritto l’ambiente familiare e sociale in cui il “professore” (così lo chiamano a Bologna) si è formato: una famiglia di ferventi cattolici immersa in un mondo che inneggiava al comunismo.  E’ un po’ la mia stessa esperienza: sulla cappa del focolare, dove mia madre teneva il crocifisso, i miei vicini tenevano la foto di Stalin, ma ciò non impediva di essere buoni vicini, di aiutarsi sempre quando era necessario e di giocare insieme a carte la sera dopo cena.

Letture: Non è un mondo per vecchi – M. Serres

“Non è un mondo per vecchi” è un breve saggio di Michel Serres, in cui l’autore afferma che la connettività è destinata a rivoluzionare tutti i nostri schemi mentali oltre che le nostre abitudini mentre già sta “riplasmando le facoltà cognitive dei giovani”.

Una volta, il sapere, le informazioni erano lontane dalla gente e vi si poteva accedere solo tramite dei “mediatori” quali ad esempio gli insegnanti. Ora invece, dice Serres, il sapere sta tutto nella rete di internet a cui tutti possono accedere in ogni momento tramite un computer o un cellulare.

Questo, continua Serres, stravolgerà inevitabilmente il ruolo della scuola e di altre istituzioni sociali che dovranno adattarsi a un nuovo modo di apprendere dei più giovani.

Forse Serres avrà anche ragione, ma penso che  le sue certezze sarebbero state  meno granitiche se avesse assistito a quanto è accaduto in pandemia…. I ragazzi avevano comunque tutto il sapere  a portata di cellulare, ma i loro rendimenti scolastici pare siano crollati a picco in questi due anni.

Forse la scuola dovrà cambiare, e di questo siamo convinti tutti, credo, ma non basterà internet a fare dei nostri giovani degli uomini preparati ad affrontare il futuro proprio e quello della società in cui vivono.

Come trasformare una democrazia in dittatura: ovvero: LA FATTORIA DEGLI ANIMALI.

Ieri, leggendo come anche nel nostro paese si sia passati, un secolo fa, da una monarchia costituzionale alla dittatura fascista,  mi sono ricordata di un libro letto tanti anni fa e riletto recentemente: “La fattoria degli animali” di Orwell, una lunga allegoria di come l’uso del potere possa essere distorto per asservirlo ai propri interessi.

fattoria degli animaliSono i maiali a guidare la rivoluzione contro il padrone della fattoria in nome di una giusta rivendicazione dei propri diritti, ma una volta al comando Napoleone, il capo dei maiali, fa cacciare il suo compagno di lotta Palladineve che si era messo in testa di istruire pecore, conigli, cavalli e pollame vario: l’istruzione delle folle è un pericolo per chi vuole poterle manovrare a proprio piacimento. Ecco allora che Palladineve, da eroe della Rivoluzione, decade al ruolo di nemico numero uno, al quale si possono attribuire tutti i mali e tutti i guai che possono capitare. Per fare questo però bisogna poter convincere la gente ed ecco che se ne incarica un maiale fedele a Napoleone: basta ripetere molte volte degli slogan ben mirati e la “plebe”, che non può accedere ad altre fonti di informazione, vince lo sconcerto iniziale  e accetta la nuova versione dei fatti. Altro passo importante è il cambio delle regole in corso d’opera con piccole, ma sostanziali modifiche, ad esempio al primo comandamento “GLI ANIMALI SONO TUTTI UGUALI” , viene aggiunto notte tempo “MA ALCUNI SONO PIU’ UGUALI”  e così accade agli altri comandamenti scritti a grandi caratteri sui muri della fattoria.

In breve i capi  si trasformano a poco a poco in sfruttatori del tutto simili agli antichi padroni e le condizioni di vita degli animali, che con  duro lavoro assicurano loro lauti guadagni, non solo non cambiano, ma addirittura peggiorano.

L’allegoria di George Orwell è chiaramente riferita alla Rivoluzione Russa, ma si può ben adattare anche a tutte quelle situazioni in cui un capopopolo arrivato a ricoprire un’alta carica  con mezzi democratici riesce poi subdolamente ad accentrare tutti i poteri nelle mani sue e dei pochi “fedelissimi” che ne assecondano le mosse.