Poesia : Ritorneranno…

Dedico a tutti coloro , che hanno camminato insieme a noi e che ora ci hanno lasciato , questa poesia  (che non conoscevo) di Giovanni Pascoli. E’ tratta da ” Diario Autunnale”

Che fanno là, presso la muta altana, / i crisantemi, i nostri fior, che fanno? / Oh stanno là con la beltà lor vana, / a capo chino, lagrimndo stanno.

Pensano che quest’ anno sei lontana, /  lagrimano che non ci sei quest’ anno. / Non torna più, mormora la campana……/ Ma le cincie: Sì! Sì! Ritorneranno!

 

 

 

Poesia: Temporale (G. Pascoli)

temporaleTEMPORALE

Un bubbolìo lontano…

Rosseggia l’orizzonte,

come affocato, a mare:

nero di pece, a monte,

stracci di nubi chiare:

tra il nero un casolare:

un’ala di gabbiano.

 

Stasera il cielo era proprio come quello descritto da Pascoli: le nuvole scure screziate da stracci di nuvole bianche erano così basse da nascondere gran parte delle montagne; pareva che il cielo stesse per cadere sulla città….naturalmente del mare qui non c’ è traccia…

 

 

 

UTE: Filosofia e letteratura.

Filosofia: etica ambientale in connessione con l’ enciclica di Papa Francesco (docente prof. Mario Porro).

Il termine “ecologia” è stato coniato nel 1866 da uno studioso tedesco per indicare lo studio delle relazioni tra esseri viventi.

Nella cultura giudaico-cristiana l’ uomo viene considerato  come dominatore della natura: solo l’ uomo reca in sé  immagine di Dio, mentre nelle culture orientali molti esseri viventi sono considerati sacri.

Nella cultura greca il mito di Prometeo e di suo fratello Epimeteo spiegano come l’ uomo sia arrivato (tramite il dono del fuoco ) a impadronirsi della tecnica che gli ha consentito di progredire sempre più, mentre gli animali ripetono all’ infinito gli stessi comportamenti.

La concezione narcisistica che mette l’ uomo al di sopra di tutti gli altri viventi e dell’ universo ha ricevuto nella storia alcuni fondamentali ridimensionamenti:

*La rivoluzione copernicana, che non pone più la Terra al centro dell’ universo.

*La teoria evoluzionistica di Darwin: l’ uomo deriva dalla scimmia.

*La teoria di Muir, che prevede l’ imperativo di salvaguardare la natura selvaggia.

*La teoria di Aldo Leopold, ecologo americano che nel secondo dopoguerra propone l’ Etica della Terra: “ l’individuo è un membro di una comunità costituita da parti interdipendenti. L’etica della terra semplicemente dilata i confini della comunità per includere il suolo, le acque, le piante e gli animali: la Terra“.

* Nel 1960 con Rachel Carson si parla del “grido della primavera silenziosa” , cioè della primavera senza uccelli e si comincia ad affrontare la problematica ecologica anche dal punto di visa filosofico.

*In seguito Lee White (spero si scriva così, ma non ho trovato riscontri)afferma che bisogna tornare a San Francesco, per instaurare una specie di democrazia tra tutte le creature ( Cantico delle Creature ).

Nell’ enciclica “Laudato si'” Papa Francesco si appella a TUTTI i popoli perché si prendano cura della Terra, che è dono di Dio e che dovremo consegnare a chi verrà dopo di noi.

I danni all’ ambiente sono conseguenza di scelte economiche che tendono al profitto a breve termine , mentre l’ equilibrio della Terra è regolato da logiche a lungo termine.

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Letteratura: Natura e poesia classica. (prof. Meggetto).

Nei poeti classici dell’ antica Grecia  sono rare le descrizioni della natura , così come nella poesia latina, ma non mancano versi di grande bellezza.

ALCMANE : Notturno (traduzione di S. Quasimodo).

Dormono le cime de’ monti

e le vallate intorno,

i declivi e i burroni;

dormono i rettili, quanti nella specie

la nera terra alleva,

le fiere di selva, le varie forme di api,

i mostri nel fondo cupo del mare;

dormono le generazioni degli uccelli dalle lunghe ali.

 

ALCEO: La conchiglia  marina.

La conchiglia marina

Figlia della pietra e del mare canuto…
tu incanti il cuore dei fanciulli,
conchiglia marina.
Naturalmente la nostra docente ci ha proposto molti altri frammenti di poesia , che i presenti hanno potuto gustare anche per la sua splendida dizione .
Le due lezioni hanno incontrato il gradimento dei presenti che hanno dimostrato la loro soddisfazione con lunghi applausi.
SAFFO. Le stelle intorno
Le stelle intorno alla bella luna
velano il volto lucente,
quando piena, al suo colmo,
argentea,
splende su tutta la terra.

 

 

 

 

Poesia: Sera d’ ottobre (Pascoli).


Lungo la strada vedi su la siepe
ridere a mazzi le vermiglie bacche:
nei campi arati tornano al presepe
tarde le vacche.Vien per la strada un povero che il lento
passo tra foglie stridule trascina:
nei campi intuona una fanciulla al vento:
Fiore di spina!…

 

Non piangere: il tuo sorriso è la mia pace.

Quando viene a mancare una persona che hai stimato, amato e ammirato , ti viene sempre da pensare che la morte sia la più grande delle ingiustizie, il peggiore dei mali e senti un senso di profonda ribellione.  Poi sai che è inutile , nulla può essere cambiato e cerchi qualche parola che ti possa dare un po’ di conforto…..come queste parole del poeta inglese Henry Scott Holland.

LA MORTE NON È NIENTE

La morte non è niente.
Sono solamente passato dall’altra parte:
è come fossi nascosto nella stanza accanto.
Io sono sempre io e tu sei sempre tu.
Quello che eravamo prima l’uno per l’altro lo siamo ancora.
Chiamami con il nome che mi hai sempre dato, che ti è familiare;
parlami nello stesso modo affettuoso che hai sempre usato.
Non cambiare tono di voce, non assumere un’aria solenne o triste.
Continua a ridere di quello che ci faceva ridere,
di quelle piccole cose che tanto ci piacevano
quando eravamo insieme.
Prega, sorridi, pensami!
Il mio nome sia sempre la parola familiare di prima:
pronuncialo senza la minima traccia d’ombra o di tristezza.
La nostra vita conserva tutto il significato che ha sempre avuto:
è la stessa di prima, c’è una continuità che non si spezza.
Perché dovrei essere fuori dai tuoi pensieri e dalla tua mente, solo perché sono fuori dalla tua vista?
Non sono lontano, sono dall’altra parte, proprio dietro l’angolo.
Rassicurati, va tutto bene.
Ritroverai il mio cuore,
ne ritroverai la tenerezza purificata.
Asciuga le tue lacrime e non piangere, se mi ami:
il tuo sorriso è la mia pace.

Poesia: Nell’ aria della sera (Olindo Guerrini)

Nell’aria della sera umida e molle

Era l’acuto odor de’ campi arati
E noi salimmo insieme su questo colle
Mentre il grillo stridea laggiu’ nei prati.

L’occhio tuo di colomba era levato.
Quasi muta preghiera al ciel stellato;

Ed io che intesi quel che non dicevi
M’innamorai di te perche’ tacevi.

 

Di questa poesia mi piace l’ atmosfera serena, silenziosa, profumata di umidità e di terra e mi piace questa intesa  , che nasce dagli sguardi: non c’ è bisogno di parole se due anime sono in piena sintonia tra di loro e con il creato che li circonda.

Il pianto .

 

E’ la parte finale del “Pianto della Madonna” di Jacopone da Todi: parole scritte tanti secoli fa, ma che dicono il dolore di una madre davanti alla sofferenza del figlio, dolore sempre uguale in ogni tempo e in ogni latitudine.

Per questo le metto qui a commento di questa foto che sta girando per il mondo : una profuga col figlioletto in braccio è a terra affranta davanti al filo spinato posto a difendere il confine macedone dall’ ondata di disperati che fuggono dalla Siria.

Figlio bianco e vermiglio,

figlio senza simiglio

figlio a chi m’appiglio ?

figlio, pur m’hai lassato.

Figlio bianco e biondo,

figlio, volto iocondo,

figlio, perché t’ha el mondo

, figlio, così sprezato ?

Figlio, dolce e piacente,

figlio de la dolente,

figlio, hatte la gente malamente trattato !

Perchè mi hai detto di amare….

Nel fare una ricerca  insieme a una cara amica, mi sono imbattuta in scritti di  Michel Quoist, un sacerdote/poeta francese molto in voga negli ambienti cattolici negli anni 60/70.

 Mi sono ricordata di quei tempi pieni di entusiasmi e di ideali …. e con un briciolo di nostalgia copio qui una delle sue preghiere/poesia che tanto mi piacevano allora, con la loro atmosfera un po’ dolente….


Signore, perché mi hai detto di amare tutti gli uomini,
miei fratelli?
Ho cercato, ma torno a Te sgomento…

Signore, ero tanto tranquillo a casa mia,
avevo ordinato la mia vita, mi ero sistemato.
La mia casa era arredata e mi ci trovavo bene.

Solo, andavo d’accordo con me stesso.
Al riparo dal vento, dalla pioggia, dal fango.
Sarei rimasto puro, chiuso nella mia torre.
Ma nella mia fortezza, Signore, hai scoperto una falla,
mi hai costretto a socchiudere la porta.

Come una raffica d’acqua in viso, mi ha destato il grido degli uomini;
come un vento burrascoso, mi ha scosso un’amicizia;
come s’infiltra un raggio di sole, la Tua grazia mi ha inquietato
…ed imprudentemente ho lasciato socchiusa la porta.

Signore, ora son perduto!
Fuori gli uomini mi spiavano.
Non sapevo che fossero tanto vicini;
in questa casa, in questa via, in quest’ufficio;
il vicino, il collega, l’amico.
Non appena ho socchiuso, li ho visti,
con la mano tesa, lo sguardo teso, l’anima tesa
che chiedevano come mendicanti alle porte delle chiese.

I primi sono entrati in casa mia, Signore.
Vi era pure un po’ di posto nel mio cuore.
Li ho accolti, li avrei curati, li avrei accarezzati, le mie pecorelle, il mio piccolo gregge.
Saresti rimasto contento, Signore, ben servito, ben onorato, con decoro, con finezza.
Fin lì, era ragionevole…

Ma quelli che seguivano, Signore, gli altri uomini, non li avevo veduti; i primi li nascondevano.
Erano più numerosi, erano più miserabili, mi hanno aggredito senza dar l’allarme.
È stato necessario restringersi, fare posto in casa mia.

Ora, son venuti da ogni dove, a ondate successive, che si sospingevano l’un l’altra, si urtavano.
Son venuti da ogni dove, dalla città tutta, dalla nazione, dal mondo; innumerabili, inesauribili.
Non son più isolati, ma a gruppi, in catena, legati gli uni agli altri, mescolati, saldati, come pezzi di umanità.

Non son più soli, ma carichi di pesanti bagagli;
bagagli d’ingiustizia, bagagli di rancore e di odio, bagagli di sofferenza e di peccato…
Trascinano il Mondo alla loro sequela, con tutto il suo materiale arrugginito e contorto,
o troppo nuovo e mal messo, mal impiegato.

Signore, mi fanno male!
Sono ingombranti, sono invadenti.
Hanno troppa fame, mi divorano!

Non posso più far nulla; quanto più entrano e tanto più spingono la porta e tanto più la porta si apre…
Ah, Signore! La mia porta è spalancata!
Non ne posso più! È troppo per me! Non è più una vita!
E la mia situazione?
E la mia famiglia?
E la mia tranquillità?
E la mia libertà?
Ed io?
Ah! Signore, ho perso tutto, non sono più mio;
non c’e più posto per me a casa mia.
Non temere nulla,  hai guadagnato TUTTO,
Perché mentre gli uomini entravano in casa tua,
Io tuo Padre,
Io, tuo Dio,
mi sono infiltrato tra loro.

(Padre Michel Quoist)