- Nel mio giardino le rose si ostinano a fiorire, incoraggiate dalle temperature miti. Le ultime rose dell’ anno mi fanno sempre molta tenerezza e a loro dedico questa poesia di Attilio Bertolucci.
LA ROSA BIANCA .
- Coglierò per te
- l’ultima rosa del giardino,
- la rosa bianca che fiorisce
- nelle prime nebbie.
- Le avide api l’hanno visitata
- sino a ieri,
- ma è ancora così dolce
- che fa tremare.
- E’ un ritratto di te a trent’anni,
- un po’ smemorata, come tu sarai allora.
- E’ una poesia molto delicata, ma mi lascia un po’ perplessa l’ accenno alla smemoratezza dei trent’ anni…. A trent’ anni si è smemorati?
Poesia: Solitudine
E’ una poesia di Pascoli che non conoscevo e che mi piace per l’ efficacia con cui viene resa la solitudine di un caldo giorno d’ estate su un colle distante dalla città, da cui giunge solo una lontana eco delle attività e delle passioni che travagliano la gente…
Giovanni PascoliSolitudine
Da questo greppo solitario io miro passare un nero stormo, un aureo sciame; È sul mio capo un’eco di pensiero 5 Sono città che parlano tra loro, città nell’aria cerula lontane; 10 Là, genti vanno irrequïete e stanche, Parlano dall’azzurra lontananza nei giorni afosi, nelle vitree sere; Qui quel ronzìo. Le cavallette sole
Che meraviglia le strofe che aprono e chiudono questa poesia! E’ una solitudine piena di serenità, riempita dalla contemplazione della natura |
BUONA SCUOLA!!!!
In questi giorni tutti i bambini tornano a scuola o ci entrano per la prima volta. Auguro loro di comprendere quanto sia importante per il loro futuro l’ esperienza scolastica, non solo per accrescere la loro istruzione, ma anche per imparare il rispetto per se stessi, per gli altri e per il mondo……che ha tanto bisogno del loro entusiasmo e della loro gioia…Dedico a tutti i bambini questa semplice poesia , che li invita a unirsi per salvare insieme questo mondo molto acciaccato…..Buona scuola a tutti (anche agli insegnanti, naturalmente)
GIROTONDO DEI BAMBINI
Per la mancanza d’affetto e d’amore
un giorno il mondo ebbe un malore
e poiché si sentiva cadere
un bimbo piccino lo volle tenere.
Aprì le braccia più che poté,
però non riusciva a tenere un gran che,
a lui si unì un altro bambino
ma non ne tennero che un pezzettino.
Poi vennero altri, a dieci e a venti
e unirono mani e continenti,
bambini pallidi, giallini, mori
in un girotondo di tanti colori.
E quell’abbraccio grande e rotondo
teneva in piedi l’intero mondo. (Maria Loretta Giraldo)
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AGGIORNAMENTO: La cara amica Elettra ha scritto su facebook ancora una volta un bellissimo commento a questo post e, col suo permesso, mi accingo a pubblicarlo qui di seguito:
” @Diana…i bambini, tu lo sai meglio di me, sono come le spugne, molto di quello che saranno è anche merito e demerito degli insegnanti, che per prima cosa devono essere innamorati del loro lavoro e trasmettere, gettare i semi…ho già raccontato che tipo di maestra elementare è stata mia suocera, che andava raccattando gli alunni , che giocavano a pallone e li riportava a casa, rimproverando i genitori, che non li obbligavano a fare i compiti…naturalmente quelli bravi, li lasciava giocare, ma i somari, li “bacchettava” parecchio e cercava sempre di trovare la porta dalla quale entrare per farli interessare allo studio…al suo funerale, 20 giorni fa, c’erano molti dei suoi ex alunni, generazioni intere, addirittura padri o madri e figli, che erano stati suoi alunni…uno ci ha chiesto di poter dire due parole e ti giuro, che mi sono venuti i brividi, per come l’ha ringraziata, di avergli dato l’interesse alla lettura, la capacità di capire che sapere, vuol dire essere più liberi di scegliere, di avergli insegnato anche l’educazione e le buone maniere, oltre alla storia e alla grammatica, la preghiera all’inizio e alla fine delle lezioni…. tante di quelle cose così belle e importanti che tutti gli alunni erano in pianto, perchè condividevano e ricordavano…che fosse molto quotata , ai suoi tempi, questo lo sapevo, però per noi familiari è stata una sorpresa , il trasporto con il quale questo ex bambino, oggi con figli grandi,la ha elogiata….. come insegnante, è stata .”Maestra con la M maiuscola e Signora con la S ancora più maiuscola,anzi Signora Maestra”, come ha detto il suo alunno e come si usava interpellare la maestra in quegli anni!….buona scuola a tutti! “
Credo che per un’ insegnante nulla valga di più di un omaggio come questo. Grazie, Elettra!
Serata in musica.
Dopo due mesi o giù di lì, trascorsi tra arrivi e partenze, questa era la prima serata da sola….per fortuna in Prepositura si esibiva la corale di S. Pietro al Monte di Civate. I canti erano tutti ispirati al tema “La ragazza di Nazareth”, in vista della festa patronale dell’8 settembre ed erano inframmezzati da brani tratti da libri di Erri De Luca, M. Marcolini, Tonino Bello e da citazioni di autori vari, tra cui anche Dante e Petrarca.
Mi ha sorpreso felicemente l’ entrata in scena dei coristi: mentre il prevosto faceva una breve presentazione, i coristi sono entrati dal fondo della navata e io che ero davanti non li avevo visti. Quando hanno cominciato a cantare , misono girata e li ho visti sparsi in mezzo agli spettatori: ho avuto l’ impressione di essere avvolta dalle loro voci e dalla loro musica. Molto bello!
Ancora una volta devo dire che il livello delle corali di questa zona è veramente notevole per affiatamento e per l’ armonizzazione perfetta delle voci, alcune veramente notevoli. L’esibizione è stata seguita nel più profondo silenzio e solo alla fine gli ascoltatori presenti (non moltissimi in verità) sono esplosi in un lunghissimo applauso.
Incollo qui di seguito la prima parte dell’ inno alla Vergine del Petrarca, che abbiamo riletto insieme stasera:
- Vergine bella 1, che di sol vestita,
- coronata di stelle, al sommo Sole
- piacesti sí, che ’n te Sua luce ascose,
- amor mi spinge a dir di te parole:
- ma non so ’ncominciar senza tu’ aita 2,
- et di Colui ch’amando in te si pose.
- Invoco lei che ben sempre rispose,
- chi la chiamò con fede:
- Vergine, s’a mercede
- miseria extrema de l’humane cose
- già mai ti volse, al mio prego t’inchina 3,
- soccorri a la mia guerra 4,
- bench’i’ sia terra 5, et tu del ciel regina
Infine la famosa terzina di Dante dedicata alla Madonna:
Donna, se’ tanto grande e tanto vali,
che qual vuol grazia e a te non ricorre,
sua disianza vuol volar sanz’ ali.
A conclusione della sua esibizione, la corale ha eseguito questo notissimo e suggestivo canto , “Amazing grace”, che potrete ascoltare cliccando QUI (si possono trovare le parole del testo originale e la relativa traduzione in italiano).
Una serata, che si preannunciava solitaria e un po’ triste, è stata invece piacevolissima e ne ringrazio tutti coloro che hanno contribuito a realizzare questo evento.
Poesia: Settembre (H. Hesse)
Triste il giardino: fresca
scende ai fiori la pioggia.
Silenziosa trema
l’estate, declinando alla sua fine.
Gocciano foglie d’oro
giù dalla grande acacia.
Ride attonita e smorta
l’estate dentro il suo morente sogno.
S’attarda tra le rose,
pensando alla sua pace;
lentamente socchiude
i grandi occhi pesanti di stanchezza. (H. Hesse)
E’ un’ estate che finisce dolcemente, questa che Hesse ci racconta. Non c’ è tristezza se non nel giardino, mentre l’ estate trema sì un po’, ma sorride e va serenamente verso la fine del suo tempo.
L’ abete.

Durante uno dei quotidiani temporali che allietano quest’ estate mai cominciata, qualche sera fa, a un tratto, uno schianto terribile fece tremare i vetri della casa: pensai a un fulmine caduto proprio qui vicino e sperai che non avesse provocato qualche guaio.
Naturalmente non ci pensai più… poi andando dopo un paio di giorni sul balcone, notai che c’ era qualcosa di diverso, ma non riuscii a capire subito cosa fosse cambiato…. dopo un po’ mi resi conto che sulla collina a sinistra riuscivo a vedere dei palazzi che non avevo mai visto prima….Abbassai lo sguardo e capii: sul verde della collina spiccava il colore giallastro di un tronco squarciato e ai suoi piedi giaceva la parte superiore dell’ enorme abete che da sempre aveva dominato la collinetta.
Pareva un gigante abbattuto e umiliato. Certamente doveva essere un abete secolare a giudicare dalla sua mole, chissà a quante bufere aveva resistito, eppure in un attimo aveva dovuto arrendersi.
Ora ogni tanto si sentono le voci di chi si affaccenda attorno a quel gigante con arnesi vari per ricavarne legna e per rimuovere ciò che non può servire. La vista di quel tronco straziato , che protende la sua ferita verso il cielo , mi rattrista e mi fa ripensare a una poesia che penso abbiamo studiato tutti sui banchi di scuola.:
La quercia caduta
di Giovanni Pascoli
Dov’era l’ombra, or sé la quercia spande
morta, né più coi turbini tenzona.
La gente dice: Or vedo:era pur grande!
Pendono qua e là dalla corona
i nidietti della primavera.
Dice la gente: Or vedo:era pur buona!
Ognuno loda, ognuno taglia. A sera
ognuno col suo grave fascio va.
Nell’aria, un pianto… d’una capinera
che cerca il nido che non troverà.
Nostalgia…
Stasera ho tanti pensieri per la testa e vorrei poter essere in tanti posti contemporaneamente…ed ecco che mi è capitato di trovare questa vecchia canzone un po’ malinconica, in linea con il mio stato d’ animo. Cliccando qui potete ascoltarla nella interpretazione di Milly. Qui di seguito riporto il testo in dialetto, ma non mi pare troppo difficile capirlo anche per chi non fosse meneghino…
Nostalgia de MilanStasera sont in vena de fa el sentimental la nòtt l’è insci serena ma mi me senti mal! Te scrivi cara mama, sont stuff de restaa chì: el me Milan el me ciama visin a ti!O mama mia mi sont lontaan, ma g’hoo la nostalgia del mè Milan; mi voraria turnà doman: t’el giuri, curaria col coeur in man! Vedè la Madonina, sentì el mé bell dialett, La par ‘na stupidada se pensi ai mè bastion, O mama mia mi sont lontaan, Vedè la Madonina, sentì el mé bell dialett, |
Poesia: Generale.
Qui vicino a noi la gente sta morendo sotto le bombe, sta morendo nelle strade della Siria e di Gaza, sta morendo nelle scuole, nei parchi-gioco, nelle proprie case…..molti tra i morti sono bambini ai quali è stato impedito di conoscere la vita e il mondo….
L’ angoscia è tanta e mi fa venire alla mente una poesia:
GENERALE ( B. BRECHT)
Generale, il tuo carro armato
è una macchina potente
Spiana un bosco e sfracella cento uomini.
Ma ha un difetto:
ha bisogno di un carrista.
Generale, il tuo bombardiere è potente.
Vola più rapido d’una tempesta e porta più di un elefante.
Ma ha un difetto:
ha bisogno di un meccanico.
Generale, l’uomo fa di tutto.
Può volare e può uccidere.
Ma ha un difetto:
può pensare.
Bertolt Brecht
E’ questo difetto, questa facoltà di pensare che fa sì che in una guerra ci siano vittime che muoiono sotto le bombe e altre vittime anche in chi è costretto a lanciare quelle bombe e che avrà la sua vita devastata dalle atrocità di cui diventa (spesso forzatamente) complice…