UTE: Sorelle d’Italia (A. D’Albis) – Evoluzione della colonna sonora dal cinema muto ai film felliniani (D. Catellani)

 

Prima di parlarci di Antonietta De Pace e di altre eroine invisibili del Risorgimento italiano, la professoressa Chiesa ci fa un inquadramento storico, introducendo la figura di Giuseppe Garibaldi.

Figlio di un commerciante e di una casalinga, Garibaldi diventa un eroe del Risorgimento italiano, ma anche internazionale, tanto da essere chiamato: ”l’eroe dei due mondi”.

I suoi genitori lo avviano alla professione di marinaio. Effettua molti viaggi e, nel 1832, a 25 anni, diventa capitano di una nave mercantile. Nel 1833 entra in contatto con Giuseppe Mazzini e le sue idee, che fa sue.

Si arruola nella marina del regno di Sardegna, con l’obiettivo di suscitare una rivoluzione repubblicana a Genova e in tutto il regno di Sardegna. Ma la rivoluzione non riesce e Garibaldi deve rifugiarsi a Marsiglia, mentre un tribunale di Genova, in sua assenza, lo condanna “alla pena di morte”. Decide così di rifugiarsi in Brasile, dove partecipa alle rivoluzioni del Sud America.

Garibaldi resta in Sud America dal 1835 al 1848. Lì incontra molti esuli mazziniani e partecipa alle guerre di indipendenza di alcune repubbliche come quella di Rio Grande do Soul.

A Laguna, Giuseppe Garibaldi conosce la diciottenne Anna Maria Ribeiro da Silva, detta Anita, una donna già sposata da quattro anni. Se ne invaghisce a tal punto da decidere di portarla con sé.

Anche la ribellione separatista delle Repubbliche sud americane fallisce e Garibaldi, con Anita, ripara in Uruguay. Poiché non si hanno notizie del marito di Anita e si pensa che sia morto, la sposa nel 1842.

La professoressa ci dice che Anita è la prima moglie di Garibaldi, che gli dà tre figli e che muore nel 1849. La seconda moglie è Giuseppina Raimondi (19 anni), che sposa il 24 gennaio 1860 e che ripudia qualche ora dopo per tradimento. Solo nel 1880 ottiene l’annullamento del matrimonio dalla corte d’appello di Roma. La terza moglie è Francesca Armosino, che sposa nel 1880 e gli dà tre figli. Oltre a queste tre mogli ufficiali, Garibaldi ha tante spasimanti e amanti.

La docente continua dicendo che, dopo la sconfitta piemontese di Novara, Garibaldi partecipa ai combattimenti in difesa della Repubblica Romana.

Con la caduta di Roma, lascia la città per raggiungere Venezia, ma nelle paludi di Comacchio, perde la moglie Anita.Per sfuggire alla cattura, fugge in Tunisia, a New York e in Perù.

Ritorna in Italia, fa per qualche anno l’agricoltore a Caprera e poi, nel 1860, organizza una spedizione per conquistare il Regno delle Due Sicilie (la Spedizione dei Mille).

Con l’aiuto dell’esercito del Regno di Sardegna, riesce a conquistare Napoli e, il 26 ottobre 1860, consegna a Vittorio Emanuele II, nei pressi di Teano, la sovranità del Regno delle Due Sicilie.

Si ritira a Caprera per un breve periodo, poi partecipa alla Terza Guerra d’Indipendenza (1866), alla guerra franco-prussiana (1870/71), diventa deputato del Regno d’Italia nel 1875, ma nel 1880 si dimette.

Muore a Caprera il 2 giugno 1882.

Dopo questo inquadramento storico, la docente passa a parlare delle eroine garibaldine citate nel titolo della lezione.

Antonietta de PaceLa prima è Antonietta De Pace.

Antonietta nasce a Gallipoli nel 1818, ultima di 4 sorelle. Dopo la morte del padre, con le sorelle va in collegio. Poi sua sorella Rosa sposa Epaminonda Valentini, rappresentante antiborbonico in provincia di Lecce.

Antonietta va a vivere con la sorella e collabora con il cognato, il quale viene arrestato e muore n carcere a soli 38 anni. Antonietta continua a collaborare con le associazioni segrete; nel 1849 fonda un circolo femminile per aiutare i familiari dei patrioti in carcere e invia importanti informazioni a Mazzini, che si trova a Londra.

Viene arrestata e processata, ma poiché la polizia non riesce a trovare le prove della sua colpevolezza, viene assolta. Il processo, tuttavia, fa epoca e viene seguito anche dalla politica e dalla stampa internazionale. Nel 1858 Antonietta incontra il giornalista Beniamino Marciano che diventa il suo compagno e che sposa nel 1876 con rito civile.

Antonietta collabora col marito che organizza comitati rivoluzionari di fede mazziniana e garibaldina.

Antonietta partecipa alla Spedizione dei Mille. Quando Garibaldi entra trionfalmente a Napoli, tra i suoi ufficiali ci sono due donne: una di queste è Antonietta, vestita con i colori della bandiera italiana.

Dal 1865 collabora in un comitato di donne per Roma capitale e il 20 settembre 1870 vede Roma liberata.

Antonietta De Pace ha anche compiti educativi: viene nominata Ispettrice scolastica, dal sindaco di Napoli, mentre suo marito ricopre la carica di assessore alla Pubblica Istruzione.

Gli ultimo anni di Antonietta sono difficili.

Ella muore il 3 aprile 1893 a Capodimonte.

La professoressa ci parla anche di:

Colomba Antonietti, eroina garibaldina che muore in battaglia a 23 anni.

Enrichetta Di Lorenzo, compagna di Carlo Pisacane, anche se sposata con Dionisio Lazzari, direttrice delle ambulanze con Cristina di Belgioioso.

Antonia Masanello Marinelli (Tonina), padovana, cospiratrice, partecipa alla Spedizione dei Mille.

Poi c’è Rose Montmasson Crispi, moglie di Francesco Crispi. Partecipa attivamente alla Spedizione dei Mille partecipando alla raccolta dei fondi e al raccordo dei comitati rivoluzionari. Durante la Spedizione fa l’infermiera. Messa da parte da Crispi, che ne sposa un’altra, Rose muore a Roma.

L’ultima è Jessie Jane Meriton White in Mario, francese sposata al giornalista italiano Alberto Mario con il quale collabora nell’attività clandestina. E’ considerata la Giovanna D’arco italiana. Fa la corrispondente di guerra durante la Spedizione dei Mille. Muore a Firenze nel 1906.

La docente termina la sua lezione dandoci i titoli di alcuni libri per approfondire l’argomento.

Grazie alla professoressa Chiesa che, come sempre, ci ha regalato una lezione interessante e dettagliata su un argomento poco conosciuto della nostra storia!

Bibliografia:

  1. Bruna Bertolo “Donne del Risorgimento. Le eroine invisibili dell’unità d’Italia” – Casa editrice Ananke
  2. Maria Attanasio “La ragazza di Marsiglia” Sellerio editore
  3. Silvia Cavicchioli “Anita” Einaudi editore
  4. Marina Cepeda Fuentes “Sorelle d’Italia” Blu edizioni

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La_StradaPurtroppo anche oggi si sono riscontrate numerose difficoltà tecniche: il computer dell’UTE si rifiuta di “leggere” i DVD e si è dovuto anche oggi ricorrere all’aiuto dei tecnici di Casa Prina. Questo ha compromesso un po’ la fruizione del bel video preparato dal dr. Pintaldi, ma non ha impedito al M°  Zapparoli di accompagnarci alla scoperta della storia dell’uso della colonna sonora.

Le proiezioni delle prime pellicole del cinema muto, venivano accompagnate in sala da un pianista o da un piccolo complesso musicale, che eseguivano musiche adatte a sottolineare il contenuto e l’atmosfera delle scene che passavano sullo schermo.

Con l’avvento del cinema sonoro, la musica divenne parte integrante del film e si arrivò a costruire una specie di catalogo dei brani di musica classica più adatti a commentare  scene e immagini.

Nel film “La strada! di Fellini, Nino Rota adotta l’artificio musicale del “Leit Motiv” che già Wagner aveva utilizzato nelle sue opere: un personaggio (o un’atmosfera). veniva evocato da un particolare motivo musicale che lo rendeva presente nella narrazione anche quando non era in scena.  Infatti il tema musicale di Nino Rota rievoca prima la figura del Matto, poi  la stessa Gelsomina.

Nino Rota era nato a Milano, poi trasferitosi a Roma, incontrò Fellini e ne nacque uno straordinario sodalizio artistico che durò molti anni. Nino Rota collaborò anche col regista Francis Ford Coppola per la colonna sonora de “Il Padrino”, che il nostro coro ha poi interpretato per noi alla fine della lezione.

Si spera che le difficoltà tecniche vengano al più presto risolte.