e presto tutti ne avranno uno, i bambini di tre anni avranno i computer e tutti sapranno tutto di tutti gli altri molto prima di incontrarli e così non vorranno più incontrarli. Nessuno vorrà incontrare più nessun altro mai più e saranno tutti dei reclusi come me adesso…”
Non ricorda qualcosa? Mi pare che nella canzone “Argento vivo” che Daniele Silvestri ha presentato a Sanremo quest’anno, venga richiamato lo stesso tema: quello di un uso alienante della tecnologia…
Sono solo canzonette, diceva Bennato. Ebbene, non è sempre così: a volte le canzonette sono poesia e questa che Cristicchi ha presentato a Sanremo per me è poesia vera e profonda.
Adesso chiudi dolcemente gli occhi
E stammi ad ascoltare
Sono solo quattro accordi ed un pugno di parole
Più che perle di saggezza sono sassi di miniera
Che ho scavato a fondo a mani nude in una vita intera
Non cercare un senso a tutto Perché tutto ha senso
Anche in un chicco di grano si nasconde l’universo
Perché la natura è un libro di parole misteriose
Dove niente è più grande delle piccole cose
È il fiore tra l’asfalto, Lo spettacolo del firmamento
È l’orchestra delle foglie che vibrano al vento
È la legna che brucia che scalda e torna cenere
La vita è l’unico miracolo a cui non puoi non credere
Perché tutto è un miracolo tutto quello che vedi
E non esiste un altro giorno che sia uguale a ieri
Tu allora vivilo adesso, Come se fosse l’ultimo
E dai valore ad ogni singolo attimo.
Ti immagini se cominciassimo a volare
Tra le montagne e il mare…Dimmi dove vorresti andare
Abbracciami se avrò paura di cadere
Che siamo in equilibrio Sulla parola insieme
Abbi cura di me Abbi cura di me
Il tempo ti cambia fuori, l’amore ti cambia dentro
Basta mettersi al fianco invece di stare al centro
L’amore è l’unica strada, è l’unico motore
È la scintilla divina che custodisci nel cuore
Tu non cercare la felicità semmai proteggila
È solo luce che brilla sull’altra faccia di una lacrima
Sui campi e sulle strade
silenziosa e lieve
volteggiando, la neve
cade.
Danza la falda bianca
nell’ampio ciel scherzosa,
Poi sul terren si posa
stanca.
In mille immote forme
sui tetti e sui camini,
sui cippi e sui giardini
dorme.
Tutto d’intorno è pace;
chiuso in oblio profondo,
indifferente il mondo
tace. (Negri)
Con questa poesia, che ricordo di aver studiato a memoria sui banchi di scuola, Ada Negri rende bene la sensazione che si ha ogni volta che vediamo nevicare: sembra che tutto si fermi in un silenzio di attesa quasi stupita….l’unico movimento è quello dei fiocchi di neve che cadono lievemente stendendo un magico manto bianco su ogni cosa.
I versi dal ritmo leggero e musicale, trovano il contrappunto nell’ultima parola di ogni strofa, che obbliga a un momento di pausa, proprio come la neve induce il mondo a un attimo di sosta.
Cerco il silenzio, // desidero il silenzio,// per trovare me stessa// e il senso del vivere// e penso….
Cerco la serenità,// desidero la serenità,// l’ho trovata facendo// una scelta forte e pesante// e penso….
Stanno cambiando i valori,// si ritagliano i contorni,//rimane un senso di pulito,// si fa più profondo il respiro,// ti accorgi che puoi sorridere agli altri// e penso….
Perdi ogni motivo di giudizio,// prendono radici affetto e comprensione// non esiste discrimine// perché c’è un filo che ci unisce e ci accomuna// e penso…..
Questa svolta // mi rende serena,// capace di assaporare e approfondire//momenti felici e momenti amari, // decisa a non più giocare con la vita//e penso…
Mi sento pronta // a camminare //lungo un sentiero// che sta finendo //e penso….
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E’ questo il regalo di Natale più caro che ho potuto ricevere quest’anno; l’ho trovato solo ieri nella posta al mio rientro a casa dopo una lunga assenza.
La mia amica P. mi ha regalato questo suo scritto, che lei chiama “sfogo”, ma che io preferisco chiamare poesia. Dalle sue parole traspare una grande serenità e un senso di riconciliazione con la vita e con il mondo conquistati con tenacia superando momenti di difficoltà piccole e grandi.
Il tuo esempio, cara amica, mi dà coraggio e per questo ti dico il mio più sentito e affettuoso “Grazie!!”
Un autobus attraversa il ponte
si muove lento come una farfalla gialla,
e, ora qui ora lì, un passante
assomiglia ad un piccolo moscerino inquieto.
Barconi carichi di fieno giallo
sono ormeggiati lungo il molo ombroso, e come
una sciarpa di seta gialla,
la fitta nebbia pende sopra la banchina.
Le foglie gialle iniziano ad avvizzire E dagli olmi del tempio si distaccano; Ai miei piedi il Tamigi è verde chiaro Come verga di giada increspata.
Questa poesia di Oscar Wilde risente dei suoi quasi 140 anni di vita: certo oggi sui ponti non passa più solo un autobus, ma una serie infinita e i pedoni che camminano per strada non sono rari: i marciapiedi sembrano spesso formicai in subbuglio. Sul Tamigi poi non passano più barconi carichi di fieno, ma carichi di turisti semmai. E la nebbia? La proverbiale nebbia di Londra? Sparita anche quella!!! Se Wilde rivedesse ora la sua città, non la riconoscerebbe……
Un albero secco
fuori dalla mia finestra
solitario
leva nel cielo freddo
i suoi rami bruni:
Il vento sabbioso la neve e il gelo
non possono ferirlo.
Ogni giorno quell’albero
mi dà pensieri di gioia,
da quei rami secchi
indovino il verde a venire.
(W. Ya-p’ing)
Se hai cibo, puoi sfamare. Se hai acqua, puoi dissetare. Se hai cuore, puoi amare. Se hai generosità, puoi donare. Se hai dignità, puoi educare. Se hai pazienza, puoi sopportare. Se hai comprensione, puoi tollerare. Se hai indulgenza, puoi perdonare. E se sfami, disseti, ami, doni, educhi, sopporti, tolleri, e perdoni, puoi costruire la pace.
Come l’oceano è fatto di gocce, così la pace può essere costruita con tanti piccoli gesti di ognuno di noi.
Una volta il semaforo che sta a Milano, in piazza del Duomo fece una stranezza.
Tutte le sue luci, ad un tratto, si tinsero di blu, e la gente non sapeva più come regolarsi.
“Attraversiamo o non attraversiamo? Stiamo o non stiamo?”
Da tutti i suoi occhi, in tutte le direzioni, il semaforo diffondeva l’insolito segnale blu, di un blu che così blu il cielo di Milano non era stato mai.
In attesa di capirci qualcosa gli automobilisti strepitavano e strombettavano, i motociclisti facevano ruggire lo scappamento e i pedoni più grassi gridavano:
“Lei non sa chi sono io!”
Gli spiritosi lanciavano frizzi:
“Il verde se lo sarà mangiato il commendatore, per farci una villetta in campagna.
Il rosso lo hanno adoperato per tingere i pesci ai Giardini.
Col giallo sapete che ci fanno? Allungano l’olio d’oliva.”
Finalmente arrivò un vigile e si mise in mezzo all’incrocio a districare il traffico. Un altro vigile cercò la cassetta dei comandi per riparare il guasto, e tolse la corrente.
Prima di spegnersi il semaforo blu fece in tempo a pensare:
“Poveretti! Io avevo dato il segnale di – via libera – per il cielo. Se mi avessero capito, ora tutti saprebbero volare. Ma forse gli è mancato il coraggio.”
Abbiamo il coraggio di volare, di alzare lo sguardo dalla quotidianità?