In questo articolo di Avvenire (l’unico giornale on line che ti consente di leggere i propri articoli anche se non sei abbonato) viene raccontata la condizione dei giovani di oggi nel nostro paese e nel mondo: ovunque i diciottenni sono sfiduciati, impauriti e senza speranza per il proprio futuro.
Contribuiscono a questo stato di cose tanti fattori: la paura di un mondo del lavoro che si prospetta sempre più complesso e di difficile accesso, il cambiamento del clima con conseguenze ancora non del tutto prevedibili, ma certamente non positive, e la solitudine nonostante le centinaia di “amici” virtuali sui social.
Le famiglie di oggi si sono premurate di provvedere all’unico figlio (o al massimo due) ogni confort e sicurezza economica, ma questi ragazzi non hanno fratelli, non hanno cugini e hanno intorno una marea di adulti che li soffocano con le loro ansie e le loro premure.
Nelle famiglie di qualche decennio fa, le ansie e le aspettative dei genitori e dei parenti, venivano diluite su tre/ quattro figli a famiglia e su una mare a di cugini; non si aveva il tempo di controllare ogni loro mossa e i ragazzi crescevano anche grazie ai rapporti coi fratelli e coi tanti compagni di gioco che incontravano nei cortili e nella strada. Ora i cortili sono vuoti e i bambini vanno ai corsi di nuoto, di calcio, di ginnastica, di chitarra …. per poter passare il tempo in un modo diverso che non sia davanti alla televisione o digitando un cellulare, ma i rapporti con i compagni di quelle attività non hanno la stessa spontaneità e libertà. Si aggiunga poi che proprio dalle nuove tecnologie i ragazzi vengono catapultati in un mondo sterminato di notizie e di sollecitazioni non sempre positive, anzi… un mondo che li affascina certamente, ma che sfugge al loro controllo e li fa quindi sentire ancora più insicuri e a volte li rende bersaglio di messaggi violenti o comunque negativi.
Contrariamente al luogo comune secondo cui la giovinezza è l’età più bella, io ho sempre considerato quel periodo della vita tra i più difficili da vivere (anche ai miei tempi ormai lontani), ma almeno una volta c’era la speranza a sorreggerci e la consapevolezza che non saremmo stati soli ad affrontare il futuro; oggi i giovani si percepiscono soli e confusi, anche perché molto spesso la società in genere o, a volte, la famiglia stessa si sono premurati di togliere ai ragazzi la speranza che viene dalla fede e dalla certezza di essere amati gratuitamente, così come sono, nella loro straordinaria unicità, dal Creatore della vita.
Un briciolo di fede e qualche pratica religiosa, come risulta anche dall’articolo, non possono che aiutare a crescere con un po’ più di serenità.