Poesia: Novembre (V. Cardarelli)

C’è un giorno che tutte le formiche escono dal bosco
a fare il fascio per l’invernata.
Sopraggiungono, di lì a poco,
le lunghe piogge autunnali,
simili a un gran pianto dirotto, interminabile.

È un pianto che sgorga a fiumi, a torrenti,
fa crescere il lago, solca le strade, rovina i ponti
e dilaga per i campi ostinatamente verdi.
I muri si ricoprono di vellutina.

Quando più nessuno se l’aspetta,
un sole freddoloso, più prezioso dell’oro vecchio,
torna poi, ogni mattina,
a trovare le foglie gialle d’acacia
che piovono ancora sui davanzali,
le foglie secche dei platani
che il vento trascina lungo i viali.

Cardarelli in questa poesia ha avuto, a mio avviso, quasi solamente un intento descrittivo: incentra la sua attenzione sulle piogge torrenziali e devastanti e sulla caduta delle foglie, ma non sento in questa composizione affiorare l’anima del poeta, che si limita a dipingere oggettivamente gli effetti dell’autunno sulle cose che lo circondano.