UTE: alla scoperta delle Abbazie di Viboldone e Chiaravalle.

Oggi siamo andati, noi dell’ UTE, alla scoperta di due antichissime abbazie nella periferia a sud di Milano: l’ abbazia di Viboldone e quella di Chiaravalle.

L’ abbazia di Viboldone è legata alla storia degli Umiliati, un movimento religioso promosso inizialmente da laici che volevano rinnovare lo spirito della chiesa delle origini, conducendo una vita semplice e frugale in comunità aperte anche a chi aveva bisogno di aiuto e di lavoro.  Ne facevano parte uomini e donne che si riunivano per pregare e per lavorare nei “conventi” (parola che significa letteralmente “luogo in cui convenire” , “luogo di riunione). L’ abbazia sorge in una zona ancora verde e conserva pregevoli affreschi di scuola giottesca.

 

L’ abbazia di Chiaravalle è legata invece alla figura di S. Bernardo, che, inviato a Milano per pacificare la città travagliata da feroci conflitti, riuscì nel suo intento e per questo i Milanesi gli promisero di costruire un’ abbazia per i suoi monaci.  Anche in questa abbazia si possono ammirare affreschi mirabili, oltre a un coro ligneo notevole e a una statua del Manzù che rappresenta la resurrezione promessa a tutti noi alla fine dei tempi; e poichè saremo tutti angelicati e senza un sesso definito, la statua è uomo nella parte destra e donna nella parte sinistra. Notevole!!

Un bel sole ha accompagnato le nostre visite, che ci hanno arricchito di nuove conoscenze, grazie ai nostri dottissimi accompagnatori, e di immagini di grande bellezza.

Ute: Chiesa e filosofia all’inizio del ‘900.

Oggi all’UTE Don Ivano Colombo ci ha illustrato la biografia e l’ opera di  Pio X , un Papa che fece della lotta al modernismo il filo conduttore del suo papato.

In seguito la professoressa Tatafiore ci ha tratteggiato le linee principali dello spiritualismo francese all’ inizio del 1900 e i temi indagati da Blondel, Boutroux e Ravaisson. Come reazione al positivismo imperante nel secolo precedente, questi filosofi pongono al centro della loro indagine la metafisica, intesa come tutto ciò che va oltre l’ esperienza sensibile, cioè la coscienza e anche il Divino . La filosofia diventa riflessione intima.

Fukushima tre anni dopo…

Fukushima…tre anni dopo

I bambini di Fukushima devono giocare solo in luoghi chiusi, uscire all' aperto sarebbe troppo pericoloso....

Oggi il Giappone ricorda le 18.000 vittime del terremoto/maremoto/incidente nucleare che tre anni fa ha sconvolto il Giappone. La lettura dell’ articolo linkato sopra dà solo una pallida idea delle terribili conseguenze di quel cataclisma. Infatti non vi è nessun accenno alla risoluzione definitiva del problema rappresentato dai reattori ancora attivi e che continuano a rilasciare radioattività sia nell’ atmosfera che nell’ oceano….e non se ne parla perchè la soluzione non c’è…  Tanto per avere un’ idea dello stato di confusione in cui si dibattono i responsabili dell’ eventuale risanamento della zona colpita, potete leggere QUI o anche QUI ,ma se siete tipi ansiosi vi consiglio di soprassedere….certe cose è meglio non saperle.

Tragedia a Lecco.

Edlira a Lecco ha ucciso le sue tre figlie. Davanti a tanto orrore non ci sono parole. E’ inimmaginabile il livello di disperazione e di sconvolgimento mentale che può portare una madre a sopprimere i figli che ha portato in seno, che ha nutrito e accudito . Chi è portatrice di vita, come può trasformarsi in portatrice di morte?

Voleva punire il marito che la stava abbandonando? Voleva morire e portare con sè le sue figlie? Non lo so…….so però che sento una grande pena per quelle bambine, per quella madre e per la abissale solitudine in cui si è svolta questa vicenda.

Compleanno multiplo.

E’ comodo avere i compleanni dei familiari concentrati in pochi giorni: si può fare una festa cumulativa e come dice il proverbio ” con una fava prendere due piccioni”. Nel nostro caso però i piccioni erano addirittura tre, a ognuno dei quali (mio figlio, mia figlia e mia nuora) è dedicata una candelina. Ecco la torta : l’ ho preparata io . Era buona , ma la pasta frolla era un po’ troppo cotta…peccato! Nonostante ciò è stata apprezzata dai festeggiati……

Auguri, ragazzi! Che la vita vi sia sempre generosa dispensatrice di tanta salute e serenità !

 

UTE: tra storia e poesia.

ore 15: Storia:  Politica italiana nel 1° dopoguerra. (Docente: prof. Cossi)

L’attenzione è focalizzata sul 1919: l’ Italia esce vincitrice (insieme ai suoi alleati) dalla Grande Guerra, ma è un paese economicamente e socialmente in gravissime difficoltà.

La svalutazione  della lira e la conseguente inflazione mettono in difficoltà il ceto medio e le classi più povere.  Gli operai sentono il fascino della Rivoluzione russa e i reduci reclamano le terre che sono state promesse loro per reclutarli.

Ex-neutralisti ed ex-interventisti si rimpallano la responsabilità del disastro in cui il paese si dibatte, mentre i socialisti riformatori polemizzano con i socialisti più estremisti.

E’ l’ anno in cui il papa  autorizza i cattolici a partecipare alla vita politica e nasce così il Partito Popolare di Don Sturzo; è l’ anno in cui nascono a Milano i Fasci di Combattimento con indirizzo nazional-socialista , sotto la guida di Mussolini.

E’ quindi un anno cruciale, nel quale vengono gettati i semi dei futuri cataclismi che macchieranno di violenza e massacri tutto il secolo ventesimo.

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Ore 16: Letteratura : Umberto Saba (docente prof. Galli)

Saba , poeta anomalo , cresciuto in ambiente culturalmente mitteleuropeo (la sua città è Trieste) e con una storia familiare molto complicata, è essenzialmente un autodidatta e incentra la sua poesia sulle piccole cose di tutti i giorni, in grande contrasto, sia per i temi  che per il linguaggio, con la poesia dei poeti suoi contemporanei . Eccone un esempio….

TRIESTE.

“Ho attraversato tutta la città.
Poi ho salita un’erta,
popolosa in principio, in là deserta,
chiusa da un muricciolo:
un cantuccio in cui solo
siedo; e mi pare che dove esso termina
termini la città.

Trieste ha una scontrosa
grazia. Se piace,                                                                                                                                    è come un ragazzaccio aspro e vorace,

con gli occhi azzurri e mani troppo grandi
per regalare un fiore;
come un amore
con gelosia.
Da quest’erta ogni chiesa, ogni sua via
scopro, se mena all’ingombrata spiaggia,
o alla collina cui, sulla sassosa
cima, una casa, l’ultima, s’aggrappa.
Intorno
circola ad ogni cosa
un’aria strana, un’aria tormentosa,
l’aria natia.

La mia città che in ogni parte è viva,
ha il cantuccio a me fatto, alla mia vita
pensosa e schiva.”

N.B.  Il gruppo teatrale della nostra UTE ha ottenuto una targa premio essendosi classificato al secondo posto in un concorso indetto da una radio della zona. Congratulazioni vivissime!!!

La strabomba.

La strabomba

Due giorni fa è morto Mario Lodi, un grande maestro di scuola. Per ricordarlo copio qui una delle sue belle favole….

LA STRABOMBA.

Nella sua fabbrica padron Palanca faceva le bibite con gli scarti del petrolio. Ma nessuno comprava quelle bibite perché erano nere e facevano venire il mal di pancia. Allora inventò un bel carosello per convincere la gente. Tutti bevevano e lui diventò ricco, ricchissimo, quasi come il re. I ricchi sono sempre amici dei re e anche padron Palanca lo diventò. Una sera andò a cena nel suo castello e gli disse: “Facciamo una grande guerra! Io ti costruirò la strabomba e tu mi darai cento stramilioni. Io diventerò il più ricco del mondo e tu il re di tutta la terra”.
“Bene” disse il re. “Ma come si fa convincere la gente a fare la guerra per noi?”.
“Ci penso io” disse padron Palanca. Diventò capo della TV e fece un telegiornale bello come carosello e tutte le sere diceva: “È bello combattere e morire per me e per il re”.
E la gente credeva alle sue parole bugiarde come beveva le sue bibite nere.
Intanto padron Palanca nella sua strafabbrica nuova costruiva la strabomba, gli aeroplani, i carri armati, i fucili, e tutto quello che occorreva per fare la grande guerra. E vendette tutto al re per cento stramilioni. Il giorno della guerra la gente, in piazza guardava sul teleschermo il re e il generale Palanca. Il generale diceva: “La guerra è incominciata. Fra poco vedrete l’aereo che sgancia la strabomba sul nemico che non sa niente. Noi siamo più forti e vinceremo. Viva me e viva il re”.

L’aereo era arrivato sulla città più grande del mondo. Il generale ordinò: “Butta la strabomba”. Il pilota guardò giù e vide i bambini che giocavano. E pensò: “se sgancio li ammazzo!” E volava, volava, sulla città che brillava al sole. E non ubbidiva.
“Butta la strabomba sul nemico!” Urlò il re arrabbiato.
Il pilota volava e diceva: “Vedo solo bambini e gente che lavora… il nemico non lo vedo… il nemico non c’è”.

Il re e il generale gridarono:” Sono loro il nemico! Sgancia e distruggili”. Ma il popolo e i soldati urlarono tutti insieme: “NO!”.
Urlarono tanto forte che il pilota li sentì. Allora tornò indietro, volò sul castello e disse al re: “La bomba la butto addosso a te!”.
Insieme al generale il re scappò e da quel giorno un’altra storia incominciò.
In tutta la terra una storia senza guerra.

Nella realtà ci sono molti re e molti padron Palanca e così sono tante le guerre che affliggono il mondo portando povertà, fame e sofferenze di ogni genere; purtroppo, invece, non ci sono tanti piloti che, prima di lanciare le strabombe , guardano giù….

Una mamma felice.

Sono sulla banchina della stazione ad aspettare il treno. Una folata di vento gelido mi  inducead allacciarmi meglio il colletto del cappotto e davanti a me una signora di età indefinibile, ma certo ancora giovane, sta facendo lo stesso mio gesto. Sorriderci a vicenda è del tutto naturale e questo rende altrettanto naturale cominciare a dialogare tra di noi. Lei, con due grosse valigie al seguito, mi chiede a che ora  il treno  arriva a Milano e quanto tempo si  impiega per andare dalla stazione Cadorna alla stazione Centrale con la metropolitana.

Già…la metropolitana la preoccupa un po’. Lei viene da un piccolo paese e non è certo abituata a prendere la sotterranea. La tranquillizzo dicendole che c’ è sempre qualcuno all’ingresso a cui chiedere informazioni  e che è comprensibile sentirsi un po’ a disagio quando  si affrontano situazioni nuove.

All’ arrivo del treno saliamo  insieme, ci  accomodiamo l’ una accanto all’ altra e nel giro di quaranta minuti, tanto dura il mio tragitto, ci  raccontiamo le nostre vite.

Lei è venuta per via di un lutto che ha colpito la sorella ,ma abita sulla Costiera Amalfitana e sta ritornando a casa.  Io le racconto che sto andando a trovare un nipotino appena nato e le si illuminano gli occhi: anche lei ha avuto la gioia di diventare mamma!! Si è sposata tardi e sembrava che non avrebbe potuto mai avere figli, poi dopo molte traversie , ecco il miracolo! Le sembrava di toccare il cielo con un dito e non le pesava nessun sacrificio . E anche ora che il bimbo ha quasi tre anni ogni volta che lo guarda a lei sembra di essere in paradiso. Le piacerebbe avere altri figli, ma l’ età non è più dalla sua.

Parliamo anche della situazione critica in cui versa il nostro paese per la mancanza di lavoro; intanto  il treno attraversa i paesi della Brianza resi un po’ tristi dalla giornata grigia e arriva alla stazione in cui io devo scendere; ci lasciamo scambiandoci auguri e saluti affettuosi, con la sensazione di esserci capite, anche se io non conosco il suo nome e lei non conosce il mio.

Io me la ricorderò sempre come “la mamma felice del sud”

 

UTE: Grande successo teatrale.

Stasera la compagnia teatrale dell’ UTE di Erba ha riscosso un meritatissimo successone.

Come avevo  già comunicato più volte, è stata rappresentata al teatro delle scuole “S. Vincenzo” l’ opera dialettale “L’ anima travasada”.  La sala era piena di gente e la compagnia si è superata per bravura e per la cura della messa in scena, nonostante gli scarsi mezzi a disposizione.

La trama è quanto mai divertente: immaginate quali equivoci e colpi di scena possano capitare se un marchese, suicidatosi per il tradimento della moglie, si reincarna in un ignaro droghiere, il quale, prima sconcertato e confuso, si fa via via convinto che la cosa sia veramente accaduta.

Più volte la rappresentazione è stata interrotta da applausi a scena aperta e da risate collettive. Alla fine lunghissimi applausi hanno salutato la compagnia, che ha congedato il numeroso pubblico promettendo un altro spettacolo a breve.  Io non mancherò.