I magnifici cinque.

Stamattina il gruppo di SELEGGO  si è riunito per intraprendere una nuova avventura: l’ elaborazione di un libro di geografia per la prima media per renderlo fruibile dai ragazzi dislessici ( tramite un sistema di vocalizzazione del testo stesso). Fino ad ora ne abbiamo portato a termine almeno tre che sono disponibili gratuitamente sul sito SELEGGO. Ho già avuto modo di parlare della dislessia; ora voglio parlare del nostro gruppo: siamo in cinque e, come si vede dalla foto qui sotto , non siamo più giovanissimi, ma ci siamo messi in gioco senza farci spaventare dalla difficoltà di dover imparare tante cose nuove per trasformare un libro da leggere in un libro da ascoltare.

Il nostro gruppo si sta mostrando  molto efficiente e ciò che ci incentiva è il desiderio di essere d’ aiuto ai tanti bambini e ragazzi , per i quali la dislessia potrebbe rappresentare un grosso inciampo sul loro cammino. Tutto ciò è stato reso possibile grazie ai fondi messi a disposizione dai Lions di Erba per l’ acquisto dei sofisticati computer necessari all’ impresa.

Eccoci : da sinistra a destra: Ferruccio, Ferida, io, Anna e l’ ingegner Recalcati che ci ha istruiti e seguiti con metodicità teutonica. Non siamo bellissimi? La foto è stata scattata da Andrea, il nostro giovane esperto di hardware e software.

 

Andar per viole.

Riporto qui un post scritto alla fine di un inverno di qualche anno fa…Stamattina è ricomparso il sole, dopo giorni e giorni di neve, prima, e di pioggia poi.

C’ è nell’ aria e nelle gemme rigonfie un primo presagio di primavera… questo mi riporta a quando ero piccola …C’ era una specie di gara tra noi a chi riusciva a portare alla maestra il primo mazzolino di viole raccolte nei campi.Così nei primi giorni di bel tempo al ritorno da scuola ci si metteva d’ accordo per ritrovarsi insieme e andare  “a viole”

Si poteva già uscire senza cappotto perchè il sole era già tiepido nelle ore centrali del giorno.Si andava per i sentieri scavalcando qua e là i fossatelli pieni d’ acqua che percorrevano la campagna.C’ erano i contadini nei campi che terminavano le potature o che raccoglievano le fascine e che, senza parere, ci tenevano d’ occhio. Noi correvamo verso le rive dei fossi dove le viole fiorivano prima e capitava di attraversare i campi arati già dall’ autunno e che avevano riposato per tutto l’ inverno sotto la neve. Il gelo aveva formato sulle zolle una crosta superficiale friabile. Calpestandola, si sbriciolava e la terra ti riempiva le scarpe, così dovevi toglierle e i piedi affondavano fino a trovare gli strati di terra sottostanti ancora gelidi. Poi la corsa riprendeva per raggiungere gli altri che nel frattempo avevano proseguito l’ esplorazione. Le viole più ambite erano quelle a gambo lungo e anche quelle bianche erano particolarmente apprezzate. Ognuno di noi componeva il suo mazzetto senza dimenticare di aggiungere qualche foglia per renderlo esteticamente più gradevole e con quel trofeo profumato si tornava a casa. La mattina dopo si cercava di arrivare a scuola un po’ prima del solito per poter mettere le viole nel vasetto sulla cattedra , così la maestra avrebbe mostrato sorpresa e avrebbe ringraziato di quel segno inequivocabile di primavera

Operazione nostalgia.

Per un gioco tra blog ci siamo inventati……l’ operazione nostalgia : ricordare cose legate ai cinque sensi di cui si ha un piacevole ricordo.

LE CINQUE COSE DI CUI HO NOSTALGIA:

VISTA : ogni sera rimpiango il momento in cui anni fa entravo nelle camerette dei miei figli addormentati serenamente nei loro lettini; li accarezzavo, sistemavo le loro coperte e stavo lì un momento a guardarli: com’ erano belli e “giusti”! Non potevo che ringraziare Dio per averli lì vicino a me , al sicuro.

UDITO : ho nostalgia della voce di mia madre che, quando è rimasta sola, mi chiamava al telefono tanto per parlare un po’ (vivevamo lontane) e cominciava sempre così :- A son me, son la mama…Dopo la sua morte, per molto tempo, quando squillava il telefono, per un attimo pensavo :- Sarà mia madre…- poi subito capivo che non sarebbe stato così…

GUSTO : ho nostalgia dei “marustican” (alcuni li chiamavano anche mirabelle) una specie di prugnette piccole che si mangiavano prima che fossero mature all’ inizio dell’ estate.La polpa era croccante e sprigionava un succo acidulo che ti faceva venire l’ acquolina in bocca come se mangiassi una fetta di limone. Io andavo a mangiarli a casa della mia amica più cara, che ne aveva una pianta nel suo appezzamento di terra. Da troppo tempo ho perso di vista quella mia amica e da allora non ho più trovato i “marustican”

OLFATTO : ho nostalgia dell’ odore dell’ inchiostro che usavo da piccola per scrivere con cannuccia e pennino sui quaderni con copertina nera e bordo rosso.

TATTO : ho nostalgia di una sensazione particolare. quando veniva la primavera, andavamo in gruppetti a raccogliere le prima viole da portare alla maestra. La terra arata nell’ autunno aveva una crosta superficiale molto friabile, perciò ti entrava nelle scarpe e dovevi toglierla per rimuoverla. Allora sentivi prima un solletico tiepido, poi i piedi affondavano nello strato sottostante, più umido, perciò più nero e più freddo, perchè il gelo era finito da poco.

LE CINQUE COSE DA DIMENTICARE

I TRENI A VAPORE : avevano un odore sgradevole, erano scomodissimi per salirci e quando ti affacciavi ai finestrini durante il viaggio ti beccavi sempre qualche briciola di carbone negli occhi.

LE SARTE DI UNA VOLTA  ricordo che non mi piaceva affatto andare dalla sarta; non sapevo mai come doveva essere fatto sto vestito, quindi non sapevo dare indicazioni precise e così la sarta faceva a gusto suo e ;alla fine non ero mai soddisfatta.

LE PENNE STILOGRAFICHE: costavano molto e se ti cadevano dovevi buttarle.

LA “CORTINA DI FERRO” : ricordate il mondo diviso in due blocchi?

IL MURO DI BERLINO : quante tragedie, quanta gente ha perso la vita per superarlo…

Quando i compiti diventano un incubo….

Nei servizi pubblici italiani si può trovare il meglio o il peggio, in qualunque campo: non c’ è un minimo garantito, ma tutto dipende dalla fortuna di trovarsi là dove il senso di responsabilità  è stato assunto a regola di comportamento.

Anche nella scuola ci si trova di fronte a situazioni del tutto opposte: c’è chi per lassismo o incapacità lascia che il tempo dell’ obbligo scolastico passi senza che venga opportunamente sfruttata la possibilità dei ragazzi di questa età di apprendere tutto con facilità e chi per eccesso di zelo rende questo periodo della vita un incubo per il carico di compiti e lezioni interminabili. E’ sempre stato così e nulla è cambiato in questi ultimi anni.

Lo sto constatando ancora una volta e mi chiedo se non sia possibile trovare una giusta via di mezzo, dettata dal buon senso, tra chi obbliga le famiglie a rinunciare a qualsiasi gita o attività di divertimento perchè ci sono troppi compiti  e chi invece non fa fare nulla a casa e non abitua il ragazzo a un minimo di impegno autonomo .

Che senso ha assegnare per compito 50 -60 operazioni  dello stesso tipo? Non sarebbero sufficienti 10 o 15 a fissare l’ acquisizione di una tecnica specifica?

Ricordo che una volta mia figlia doveva scrivere delle frasi utilizzando certi vocaboli : ce n’ erano 60!!!! Dopo una giornata trascorsa a scuola e una moltitudine di altri compiti, alle undici di sera ho dovuto io mettermi accanto a lei per dettarle velocemente quelle frasi che lei avrebbe dovuto inventare: doveva pur andare a dormire sta bambina….Quale utilità ha un compito del genere?

Forse una volta saliti in cattedra molti dimenticano di essere stati a loro volta scolari …. e questo è un limite .

 

 

5 Dicembre 2015.

Oggi è il compleanno di uno dei miei più affezionati lettori che sta attraversando un momento delicato , un momento in cui si devono sperimentare nuovi modi di organizzare le proprie giornate e la propria vita.

Voglio  per questo fargli un augurio più affettuoso e più  caloroso che mai, dicendogli tutta la mia ammirazione e tutto l’ affetto che tutti noi, fratelli e sorelle, sentiamo per lui.

Siamo lontani, ma ti sono vicinissima sempre .

TANTI AUGURI, VINCENZO!!!

UTE: Hans Jonas – provincia romana d’ Africa.

Filosofia:

Oggi la dottoressa Tatafiore ci ha illustrato “Il principio responsabilità” di Hans Jonas, un filosofo di origine ebraica, nato in Germania , ma emigrato in Inghilterra , poi in Israele e infine negli Stati Uniti.

L’uomo, dice Jonas, si è via via estraniato dalla natura fino a considerarla qualcosa da sfruttare : non se ne sente più parte , ma se ne sente dominatore. E’ così che accadono le grandi catastrofi (Chernobyl, le esplosioni nucleari…) e per evitarle l’uomo deve assumere un atteggiamento responsabile nei confronti dell’attuale generazione e delle generazioni future. Deve cioè limitare il suo potere (che gli deriva dal sapere tecnologico) per evitare disastri che porterebbero alla distruzione dell’umanità intera.

Bisogna assumere comportamenti etici e responsabili. Non si tratta comunque solo di sopravvivere, ma di salvaguardare la possibilità di vivere una vita degna di essere vissuta in un mondo degno di essere abitato..

L’etica di responsabilità indica il dovere di prendersi cura del valore della vita anche per le generazioni future: i genitori sono responsabili verso i figli, i politici lo sono nei riguardi dei loro concittadini.

A questo punto Jonas mostra scarsa fiducia nella democrazia e arriva a ipotizzare una dittatura responsabile (!!!)

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Mare Nostrum: la provincia romana d’ Africa.

Siamo soliti etichettare come “arabi” i paesi del Magreb (Marocco, Tunisia, Algeria ), dimenticando che prima dell’ arrivo dell’ Islam quelle erano terre berbere, che per molti secoli furono pienamente integrate nel mondo latino (la dinastia dei Severi veniva dall’ odierna Libia).  E’ dalle terre del Magreb che vennero Tertulliano, S. Cipriano e S. Agostino, i quali, insieme agli amanuensi benedettini (qualche tempo dopo) salvarono la cultura classica dal furore dei fondamentalisti cristiani che volevano cancellare la cultura pagana preesistente.

E’ a questi tre grandi africani che si deve anche la diffusione della cultura cristiana . Il Magreb dovrebbe recuperare queste sue radici culturali e noi dovremmo sempre  riconoscere il grande contributo apportato dai suoi figli più illustri alla comune cultura mediterranea.

Il Magreb

 

Non abbiamo bisogno di Sultani.

Sono d’ accordo con Severgnini : la Turchia di oggi non mi piace affatto e non mi pare che potrebbe fare del bene alla UE, che di problemi ne ha già fin troppi.

Qualche anno fa avevo un’ altra percezione della Turchia, ma ora troppe cose sono accadute , tali da far sospettare di lei:

* qualche tempo fa un ministro del governo turco disse che le donne per bene non devono ridere in pubblico;

* è della settimana scorsa la notizia che lo stesso Erdogan avrebbe detto che è assurdo garantire a uomini e donne gli stessi diritti perché sono biologicamente diversi;

* è di pochi giorni fa la notizia dell’ arresto di un giornalista dissenziente;

* è risaputa la sua ambiguità nei confronti dell’ Isis : sottomano favorisce i terroristi e ufficialmente li combatte, ma bombarda contemporaneamente i curdi che li combattono;

* sta provocando una gravissima crisi diplomatica con la Russia per aver abbattuto un suo aereo e rischia di trascinarci in un pericolosissimo braccio di ferro;

* ci sono accuse (che parrebbero documentate) circa il coinvolgimento della famiglia di Erdogan nel traffico di petrolio dell’ Isis…

……E nonostante tutto ciò si parla di ingresso della Turchia in Europa? Spero che questo accada solo quando Erdogan (che  si atteggia a moderno Sultano) sarà un pallido ricordo ….e spero che Obama e l’ Europa non lo seguano sulla via che ha intrapreso…

UTE: Automedicazione – Aiuti internazionali allo sviluppo.

Oggi all’ Ute il dr. Rigamonti, influenzatissimo, ci ha parlato di auto medicazione: quando , come e fino a che punto è giusto fare da sè per curare i piccoli malanni, cui tutti prima o poi siamo soggetti.

Il buon senso deve sempre guidarci in questi casi e se dopo qualche giorno i nostri rimedi non risultano efficaci, è bene ricorrere al medico. Un suggerimento che mi è parso molto utile è quello di tenere sempre in casa un antibiotico che sappiamo di poter ben tollerare nel caso classico di un malanno nel giorno di Natale, o Pasqua o Ferragosto, quando cioè è difficile reperire sia un medico che una farmacia aperta.

Nella seconda ora la prof.sa Mariella Russo ci ha spiegato quali sono i lati oscuri degli interventi umanitari nei paesi in via di sviluppo. Spesso essi si rivelano non solo poco efficaci, ma addirittura controproducenti perchè rischiano di snaturare e sovvertire le deboli economie che dovrebbero sostenere.

Questo accade spesso perchè tali interventi vengono decisi a tavolino da chi non conosce affatto la realtà in cui si vuole intervenire.  In un caso invece, quello messo in atto dalla Caritas olandese, si è voluti partire dalle esigenze dei potenziali destinatari degli aiuti e questi non hanno chiesto aiuti in denaro o in alimenti, non hanno voluto elemosine,, ma una diversa commercializzazione dei loro prodotti ed è così che poi è nato il Commercio Equo e Solidale, che sottrae i produttori al ricatto delle multinazionali e della grande distribuzione.

E’ stato un pomeriggio molto interessante e il linguaggio dei due docenti sempre semplice ed efficace ha permesso a tutti di seguire con soddisfazione le loro relazioni.

 

 

Quando Elisa aspettava il fratellino…..

Quando Elisa era ancora una figlia unica (cioè fino ai quattro anni), aveva una gran voglia di un fratellino e lo diceva spesso ….
Poi ha saputo che il suo desiderio si sarebbe avverato ed è cominciata la sua lunga attesa …..
Un giorno era al parco con la mamma e si sono avvicinate due sorelline.
Elisa a un certo punto , mentre giocava con la più grandicella,  ha esclamato :
– Lo sai che anch’ io ho un fratellino? Solo che sta sempre nel pancione della mamma … io non so perchè ..!!

Un’ altra volta lei e la mamma stavano passeggiando con un’ amica di famiglia e le sue figliolette, che si davano la mano; Elisa allora ha appoggiato la mano sul pancione della mamma e ha camminato a lungo così, dando idealmente la mano al suo fratellino non ancora nato…

Ora Elisa ha sperimentato sulla sua pelle le gioie e i dolori dell’ essere sorella maggiore e, pur volendo un gran bene al fratellino Davide, che asseconda sempre fin troppo, se le chiedete :
– Non vorresti una sorellina o un altro fratellino? –
Vi sentirete rispondere :- No, grazie! Stiamo  bene così…-

(scritto nel 2009)