Ute: Il centenario di Italo Calvino – Pavel Florenskij

Come già ci ha spiegato il prof. Galli nella lezione precedente, Nei suoi primi romanzi Calvino ha raccontato la sua esperienza nelle file della Resistenza, poi si dedicò invece a romanzi con personaggi fiabeschi, dietro i quali egli denuncia i mali e le ipocrisie della nostra società, pertanto le sue opere si prestano a diversi livelli di lettura.

IL VISCONTE DIMEZZATO – Il protagonista è il visconte Medardo, che dopo una cannonata rimane diviso in due parti: una buona (il Buono) e una cattiva (il Gramo).  Quest’ultimo fa solo cose cattive, l’altro invece è pieno di buone intenzioni, ma spesso con risultati disastrosi. Il libro perciò presenta situazioni che offrono l’occasione per riflettere su diversi temi: la responsabilità dello scienziato le cui scoperte possono essere usate per fini distruttivi; come intendere la vita: solo come una ricerca di piaceri e divertimento o come solo dedita ai doveri e al lavoro; l’ipocrisia di che si riempie la bocca di parole buone e poi sfrutta i più deboli. Alla fine del romanzo il medico riesce a ricucire le due parti di Medardo, che diventerà un uomo a tutti gli effetti: con una parte di bene e una parte di male.

IL BARONE RAMPANTE – Il piccolo barone Cosimo Piovasco per non mangiare lumache si rifugia su un albero e lì vive tutta la sua vita. Un giorno  riesce ad evitare l’arresto di un brigante, al quale comincia a prestare dei libri e attraverso la lettura il brigante a poco a poco cambia i suoi comportamenti e diventa una persona perbene. I temi che Calvino vuole trattare in questo romanzo sono: la letteratura ci permette di conoscere sempre meglio noi stessi e ci rende migliori; collaborare con gli altri per il bene comune dà felicità.

IL CAVALIERE INESISTENTE – Ispirandosi all'”Orlando Furioso”, in questo romanzo Calvino racconta le avventure di Agilulfo (il cavaliere inesistente, che rappresenta la razionalità) e Gurdulù, il suo servo (che rappresenta l’istintività). Il tema di fondo dell’opera è che la vita viene vissuta degnamente solo utilizzando razionalità e istinto, ma c’ è anche il tema del pericolo rappresentato dall’integralismo religioso.

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PAVEL FLORENSKIJ – Questo scienziato fu anche uomo di grande fede e spiritualità (era un prete ortodosso), che asseriva esserci uno strettissimo rapporto tra culto e cultura.

Florenskij rifiutava la divisione schematica delle Chiese: cattolica, ortodossa, protestante… Egli si ritenne cattolico-ortodosso anche se non riconosceva il primato del Papa. Rifiutava una concezione esclusivista della religione e della società, dato che viveva in un paese che era (ed è) un insieme di innumerevoli etnie. Fede e spiritualità, affermava, sono l’anima del popolo russo, ma la sua religiosità col tempo è degenerata per l’ipocrisia  di privilegiare le pratiche esteriori e su questa base si è innestato il demone, proveniente dall’occidente, del comunismo.

Florenskij, matematico di valore, affermava che la scienza da sola non basta a comprendere le realtà del mondo. Fu prima internato in un gulag , poi condannato a morte dal regime comunista.