UTE: Verga e Mastro don Gesualdo – La spalla al centro. (le due sintesi sono di A. D’Albis)

Don Ivano continua le sue lezioni su Giovanni Verga, in occasione del centenario della morte, e ci presenta il secondo (e ultimo) romanzo del ciclo dei “vinti”. “Mastro Don Gesualdo”.

Come già detto la scorsa volta, Verga si era prefisso di scrivere 5 romanzi del ciclo dei “vinti”, analizzando una serie di personaggi che, pur appartenendo a classi sociali diverse, sono destinati ad essere trascinati via dalla storia.

I “vinti” non sono, per Verga, solo i rifiuti della società, o solo coloro che psicologicamente o socialmente sono fragili. Tutti possono entrare a far parte dei “vinti”, anche gli aristocratici, basta che abbiano la “roba”.

La “roba” è un termine siciliano per intendere la “proprietà terriera”, cioè una proprietà sulla quale c’è una costruzione, una casa, abitata dai suoi proprietari.

Come già accennato la volta scorsa, Verga non riuscì a portare a termine il suo progetto, non perché gliene mancasse il tempo, ma perché la sua vena narrativa era esaurita.

Lo scrittore si trova immerso nel clima culturale degli anni ’80 del XIX secolo. In questi anni scrive il suo capolavoro: ”I Malavoglia”, in cui è protagonista una famiglia e la storia segue l’evoluzione di questa famiglia.

Nel “Mastro Don Gesualdo” c’è un solo protagonista, legato alla “roba”, che è un “vinto”.

Lo chiamano “Mastro” perché appare alla gente come colui che ha sempre lavorato e, proprio per questo, ha le mani sporche di calcina e di gesso.

Il protagonista si identifica con il suo lavoro perché gli dà diritto alla “roba”, che gli appartiene fino ad identificarsi con essa. Continue reading “UTE: Verga e Mastro don Gesualdo – La spalla al centro. (le due sintesi sono di A. D’Albis)”

Lo spettro della fame.

Segnalo questo articolo di “Avvenire” , in cui si parla delle conseguenze della guerra in Ucraina sull’esportazione di cereali.

I prezzi del grano aumentano velocemente e vari altri fattori, oltre la guerra, fanno prevedere una riduzione nella produzione.

Assisteremo presto alla morte per fame di milioni di persone nei paesi che non potranno permettersi di acquistare i cereali a prezzi sempre più alti? E se già assistiamo alla fuga da paesi nordafricani come l’Egitto, quale sarà l’impatto sull’Europa di flussi migratori sempre più massicci?

Pare così assurdo che ancora si pensi di regolare le controversie con le armi, che non possono che aggravare i tanti problemi che affliggono l’umanità, soprattutto in un momento storico, come quello che stiamo vivendo, in cui, più che mai siamo inseriti in un sistema di vasi comunicanti, per cui ciò che accade in una qualsiasi parte del mondo ha inevitabilmente conseguenze più o meno immediate su tutto il pianeta.