UTE: Aggiornamenti di geologia – Manzoni (back stage)

Sempre interessanti le proposte del prof. Sassi, che, anche quando propone argomenti che paiono noti, sa sempre sorprendere l’uditorio con le nuove acquisizioni della scienza.

E’ stato così anche ieri, quando ci ha riproposto la teoria della deriva dei continenti, premettendo un immancabile preambolo che sfata l’idea delle rocce e delle montagne come simbolo di stabilità e immutabilità, infatti anche le montagne nascono, si modificano e muoiono, come anche gli oceani. Il fatto che noi non percepiamo questa realtà è dovuto ai tempi in cui tali trasformazioni avvengono, tempi misurabili in milioni di anni…

Se guardiamo l’interno della Terra (di cui abbiamo esplorato solo una minima parte della crosta esterna- 6/7 km in profondità) vediamo che è composta di tre strati, di cui quello più interno è costituito da metallo allo stato fluido ed è questa parte che genera la forza di attrazione del nostro pianeta. I mezzi tecnologici a nostra disposizione attualmente non ci consentono di penetrare più a fondo all’interno della Terra, ma possiamo dedurre informazioni sulla sua composizione dallo studio dei meteoriti e in occasione dei terremoti. Il calore interno della Terra aumenta coll’aumentare della profondità, ma l’accelerazione maggiore viene registrata negli strati più superficiali, poi l’aumento delle temperature assume un andamento più graduale. Sulla crosta terrestre ci sono zone in cui si percepisce più intensamente il calore interno della Terra (zone periferiche dei continenti) e zone più fredde (zone interne dei continenti). La Terra è come una grande calamita, il cui campo magnetico è misurabile e variabile; molte volte nella storia del nostro pianeta si è avuta l’inversione di polo nord e polo sud con effetti che non sono ancora conosciuti . Anche attualmente si sta verificando questa progressiva, lenta inversione…

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Per difficoltà sopraggiunte improvvisamente, la lezione di Fisica è stata sostituita da una inconsueta lezione sul Manzoni. tenuta dal dr. Giorgio Mauri, ben noto ai soci UTE per la pluriennale collaborazione con la nostra associazione.

Manzoni era un uomo con tante fragilità, derivategli da un’infanzia molto difficile. E’ infatti provato che era figlio non di Pietro Manzoni, marito della madre Giulia Beccaria, ma di Giovanni Verri, noto libertino della Milano bene di quei tempi.

Il padre anagrafico pertanto non lo degnava nè di affetto nè di attenzione; e lo stesso faceva anche la madre. I due avevano contratto un matrimonio combinato che presto andò in frantumi. Alessandro pertanto fu cresciuto dalla balia brianzola per 5 anni, poi crebbe vagando da un collegio all’altro, senza affetti e senza il calore di una famiglia. La sua lingua nativa è il dialetto brianzolo, poi ingentilito da quello milanese. Non aveva nè fratelli né cugini; in estate trascorreva le vacanze nella Villa del Caleotto a Lecco dove si intratteneva con i servitori e con loro andava a raccogliere erbe commestibili nei prati: da lì è nata la sua passione per la botanica, di cui divenne vero esperto, tanto che scoprì a Canzo un nuovo tipo di lichene che da lui prese il nome di “Manzonia Canziana”.

I suoi antenati della famiglia Manzoni erano, al tempo della dominazione Spagnola dei signorotti corrotti e prepotenti che certamente lo ispirarono per tratteggiare la figura di don Rodrigo., mentre da una zia (ex-monaca) che gli aveva insegnato musica e danza, trasse ispirazione per il personaggio storico della monaca di Monza.

Da giovane, Manzoni era stato uno scapestrato dedito al gioco d’azzardo e dalla vita sessuale molto sregolata, poi col matrimonio riversò tutte le sue attenzioni sulla moglie che gli diede 10 figli, prima di morire a 41 anni. Solo due figli sopravvissero al padre Alessandro, gli altri (come anche la moglie Enrichetta) morirono giovani di tubercolosi, malattia allora molto diffusa soprattutto tra le classi nobili e altoborghesi.

Manzoni soffriva di aerofobia e non riusciva a passeggiare se non accompagnato da qualcuno; era anche balbuziente ed aveva un forte senso dell’umorismo: il dr. Mauri ci ha citato molti episodi divertenti. Vestiva con semplicità e con eleganza, sempre curato e profumato; aveva modi semplici e garbati. Sapeva ascoltare.

Due lezioni, quelle di ieri, che ci hanno arricchito con conoscenze nuove e interessanti.

Film: C’è ancora domani

Qualche giorno fa su Netflix era disponibile il film della Cortellesi che tanto ha fatto parlare di sé in Italia e non solo.

Mi è piaciuta la ricostruzione dell’ambiente (siamo nel 1946) di quartiere, dove si mescolano solidarietà, invidia, gelosia e dove tutti sanno tutto di tutti. Tutti infatti sanno anche cosa accade in casa di Delia: il marito Ivano coglie ogni pretesto per umiliarla e per metterla in ridicolo anche alla presenza dei tre figli, i quali sanno bene quando devono chiudersi in camera perché il padre si sta preparando a picchiare la madre. Delia apparentemente subisce questa situazione come fosse un destino ineluttabile e non finisce mai di prodigarsi per la famiglia facendo mille lavoretti oltre ad accudire la casa, il marito e i figli. Per questo la figlia maggiore le rinfaccia la sua sottomissione e la giudica, ma Delia riuscirà ad impedirle di sposare un ragazzo troppo simile ad Ivano, che la costringerebbe a ripetere lo stesso calvario della madre.

Poi arriva il colpo di scena che nobilita Delia, le fa riguadagnare la stima della figlia e il rispetto del marito. Questo finale dà senso a tutto il film e al suo titolo: nella rivendicazione dei propri diritti è riposta la speranza di un mondo migliore.

La commozione alla fine del film è immancabile, ma una cosa mi ha colpito e un po’ disturbato: nelle scene in cui Delia veniva battuta selvaggiamente dal marito, i movimenti dei due protagonisti della scena si svolgevano a ritmo di danza sulle musiche di sottofondo. Forse questa scelta è stata dettata dall’intenzione di far capire come questo modo di trattare le mogli fosse cosa abituale e comunemente accettata nel modo di intendere i rapporti familiari nel primo dopoguerra, ma non so quanti abbiano colto davvero il senso macabro di questa scelta.

A parte questo particolare, credo davvero che il successo del film sia ampiamente meritato.