Libri non proiettili.

Malala, la ragazza pakistana (la più giovane tra i premi Nobel) che ha rischiato la vita  per rivendicare il diritto  all’ istruzione di ogni bambino, e in particolare di ogni bambina, tra pochi giorni compirà 18 anni.

Una delle sue frasi più note è la seguente : “un bambino, un insegnante, una penna, un libro possono cambiare il mondo”  e, fedele a questa sua convinzione,  chiede a tutti noi di pubblicare una propria foto con in mano un libro : ” libri non proiettili” dice lo slogan di questa campagna , che merita la più ampia diffusione.

Leggo su IL FATTO QUOTIDIANO del 17 giugno (in occasione dei commenti alle tracce degli esami di stato)  quanto segue:

Una pagina nera si è abbattuta su di lei nei giorni scorsi. Otto dei dieci talebani che avevano attentato alla sua vita, sono stati assolti dai giudici e liberati in gran segreto. Malala, però, non si arrende e continua la sua battaglia pacifica a colpi di penna.

Credo non ci sia bisogno di alcun commento….., ma questo fatto fa capire quanto sia necessario sostenere la battaglia di Malala.

Festa di fine anno.

Ieri sera sono  andata alla festa di fine anno della scuola di italiano per stranieri. Il salone era stato addobbato con bandierine, palloncini, e vari cartelloni. Abbiamo sistemato tavoli e sedie e a poco a poco la cucina attigua si è riempita di vivande di ogni tipo portate dagli studenti e dai volontari. Molte studentesse sono arrivate vestite coi loro abiti tradizionali pieni di colori, di lustrini  e di fantasia e ne hanno portato anche qualcuno da far indossare alle insegnanti.  Quando finalmente si è dato il via all’ assalto al ricco buffet, in breve la scena si è animata  e dopo aver svuotato i primi vassoi alcune ragazze hanno cominciato a ballare seguendo la musica diffusa nel salone.

 

A poco a poco altre donne si sono unite al gruppetto che danzava e poi alcuni ragazzi hanno cominciato a suonare delle percussioni, mostrando grandissima abilità. Naturalmente le ragazze africane danzavano con una naturalezza e una grazia inarrivabili per noi ed era un piacere vederle.

In un angolo una ragazza indiana adornava braccia, mani , spalle con bellissimi disegni eseguiti con l’ henné…..Io ero piuttosto stanca e sono tornata a casa quando la festa era ancora in pieno svolgimento: peccato!

Bella domanda….

Parlando con una giovane donna, mamma e lavoratrice, mi son sentita chiedere:

– Visto che io tutti i momenti sono giudicata dai miei capi, perchè gl’ insegnanti non dovrebbero essere giudicati dai loro presidi?

Non ho saputo rispondere…chi mi aiuta?

 

SELEGGO

  • “SELEGGO.org” è il sito che si occupa di fornire libri ai bambini dislessici. Ma cosa è la dislessia? E’ un disturbo dell’ apprendimento che impedisce a bambini anche molto intelligenti di imparare a leggere in modo scorrevole; non è difficile capire che questa difficoltà condiziona gravemente il rendimento scolastico.

Proprio per mettere a disposizione dei dislessici libri  elaborati secondo criteri già sperimentati, che facilitno  il loro apprendimento   , i Lyons di Erba stanno finanziando un progetto a cui anch’ io e altri quattro amici dell’ Università della Terza Età stiamo collaborando.

In breve la cosa funziona così: l’ insegnante sceglie il libro da adottare in classe, alcuni  volontari trascrivono tutti i capitoli  usando caratteri e accorgimenti di battitura particolari. Al testo scritto viene abbinata una voce elettronica che lo legge. Naturalmente la voce elettronica a volte sbaglia gli accenti o interpreta in modo scorretto alcuni termini stranieri o non fa le pause opportune, se la punteggiatura è carente . Allora  bisogna modificare il testo segnalando gli eventuali errori all’ équipe che provvederà a modificare la voce.

E’ proprio  questa parte di correzione dei testi, che i miei amici ed io stiamo portando avanti.  Non è stato semplicissimo capire il procedimento, ma dopo i primi approcci tutto sta filando liscio.

Se qualche bambino potrà avere migliori risultati a scuola e quindi essere più gratificato dai suoi studi, credo che ne saremo tutti molto felici : ne sarà felice il bimbo dislessico, ne sarànno felici la sua insegnate e la sua famiglia e ne saremo felici anche noi volontari per aver reso possibile la realizzazione di questo progetto.

 

Dall’ America con furore….

Scontri tra polizia e neri in America.

Notizie di questo tipo arrivano sempre più frequentemente dagli Stati Uniti e non credo proprio che siano peggiorate le condizioni di vita della popolazione afro-americana ; allora cosa provoca il malcontento?

A mio avviso fin che i neri erano schiacciati da una legislazione che li relegava a popolazione di serie B erano rassegnati a subire la loro emarginazione, accontentandosi di essere usciti dalla schiavitù.

Poi negli anni ’60,  la ribellione di Rosa Park e il movimento di rivendicazione  che ne è seguito, hanno ottenuto il riconoscimento di pari dignità di fronte alla legge di tutti i cittadini senza distinzione di razza. E questo deve aver soddisfatto a lungo la popolazione nera, anche se nei fatti una vera uguaglianza era ben lontana dall’ essere realizzata, ma restava la speranza che le cose sarebbero gradualmente migliorate.

Ora però, i giovani afro-americani , nati in regime di pari diritti di cittadinanza, si accorgono della distanza che li separa dai coetanei bianchi e non ci stanno più a subire trattamenti discriminanti…

Naturalmente non conosco bene la situazione statunitense e le mie sono solo supposizioni, ma so che nel mondo anglosassone la discriminazione comincia già dalla primissima infanzia, nelle scuole primarie : chi non può permettersi di pagare le salatissime rette delle scuole private deve contentarsi di scuole pubbliche in cui si concentrano  povertà e violenza, con conseguente basso livello di preparazione culturale alla fine del percorso scolastico. Da questo alla relegazione dei neri alle occupazioni meno retribuite il passo è breve ed obbligato ed è anche comprensibile il senso di frustrazione e di emarginazione, che ne deriva.

Noi abbiamo ancora un sistema scolastico che tende non all’ esclusione e alla separazione, ma all’ inclusione e all’ integrazione; difendiamolo  e rendiamolo sempre più capace di affrontare le diversità sociali e culturali dei nostri bambini e dei nostri ragazzi: sarà la migliore garanzia per assicurare la pace sociale al futuro di questo paese.

Scherzo o tortura?

Segnalo questo articolo  di commento a un fatto di cronaca di qualche giorno fa: in gita scolastica un gruppo di ragazzi di Cuneo sottopone a vere e proprie sevizie un compagno di classe , filmano il tutto e fanno girare il video che mette in ridicolo il compagno. La preside , venuta a conoscena dell’ episodio sospende i colpevoli. I genitori di questi difendono i propri figli e minacciano di denunciare la dirigente scolastica….

Naturalmente sposo in pieno la condanna della giornalista per quei genitori e mi chiedo se sanno cosa significhi fare uno scherzo…….. Quando ero giovane io e ci si trovava occasionalmente a vivere un momento di vita comunitaria, si pensava certo a fare qualche scherzo. Quello più classico era il “sacco” nel letto : si ripiegava in due il lenzuolo di sopra in modo che infilandosi nel letto il malcapitato non riuscisse a coricarsi e fosse costretto a risistemare lenzuola e coperte……Il divertimento maggiore era nel preparare lo scherzo e nell’ attesa che andasse a segno.  Questo sì era uno scherzo: non faceva male a nessuno e alla fine ridevano tutti, anche la vittima di turno.

Depilare un compagno , ustionarlo incollargli delle caramelle sul corpo ed altro non può definirsi uno scherzo è solo la manifestazione di una stupida malvagità che solo  “il branco” può concepire e portare a termine; più una tortura che una bravata…

Poveri ragazzi e poverissimi genitori!!

Non solo verbi….

Scuola di italiano per stranieri.

Si parla dell’ uso dell’ imperfetto per raccontare esperienze passate e chiedo ad ognuno di parlare di un proprio riccordo.
 M. , donna marocchina sui quarant’ anni , con quattro figli, che viene a scuola col treno da un paese non tanto vicino (porta l’ hijab, il velo che copre solo il capo) prende la parola : – Quando ero piccola non portavo il velo….
Io : – Benissimo l’ uso del verbo, ma a che età si comincia a portare il velo?
M. :- Intorno ai diciassette anni…..
Una ragazza albanese interviene: – Io ho visto anche bambine piccolissime portare il velo, come mai?-
M. – Sì, a volte cominciano a far portare il velo anche alle bambine di 6  o 7 anni per abituarle, altrimenti quando sono più grandi non lo accettano più…-
Io :- Questo mi rattrista un po’ , perchè bisognerebbe lasciare che le donne facciano scelte libere….-
Avverto  un certo imbarazzo nelle giovani donne che vorrebbero intervenire per  deplorare certe tradizioni, ma non osano mettere in difficoltà la “collega”. Per fortuna  prende  la parola una ragazza kossovara dai grandi dolcissimi occhi neri:
– Quando ero piccola, io dovevo scappare via dalla mia casa insieme a tanta altra gente e quando ci penso mi viene ancora una gran paura….-
Tutti conveniamo che la guerra sia la cosa più assurda e tragica che l’ uomo abbia inventato……

Bravo, Sam!!!!

Ho già avuto modo di parlare di come funzioni il servizio scolastico a Londra (nel resto del Regno Unito le cose funzionano diversamente) e di come le famiglie che intendono assicurare ai propri figli un’ istruzione adeguata in un ambiente sicuro siano costrette a sacrifici indicibili per far superare ai figli gli esami di ammissione nelle scuole migliori della città (naturalmente private e carissime).

Molte famiglie ricorrono all’ aiuto di tutor privati o affrontano mesi di sacrifici per preparare i propri figli dopo le ore di lavoro e nei fine-settimana. Anche Samuele ha dovuto sottostare a questa dura legge di selezione spietata e spesso ha subito malvolentieri gli esercizi e l’ “addestramento”, ma alla fine i suoi sforzi sono stati premiati e si è assicurato il suo “posto al sole” nella scuola di Dulwich.

Tutte le mie congratulazioni , Samuele! E complimenti anche alla mamma che ha rinunciato per questo ai pochi momenti di riposo.

Da questa esperienza spero tu abbia  capito che con l’ impegno e il sacrificio si possono raggiungere traguardi che sembravano chimere, ricordalo sempre….

 

La scuola: un ottimo affare!!!

In Italia iscrivere un bambino a scuola non e` un grosso problema, almeno per quanto risulta alla mia esperienza : ogni paese , ogni quartiere ha la sua scuola di riferimento e li` sai che non ti negheranno l`iscrizione, se sei in una citta` con piu` scuole puoi anche scegliere quella che ti ispira piu` fiducia…e se hai i mezzi e hai esigenze particolari di orario o altro solo allora ti rivolgi alla scuola privata.

Qui a Londra invece la scelta della scuola per tuo figlio e` un assillo ricorrente per i genitori, che cominciano ad occuparsene gia` anni prima dell`inizio dell`obbligo scolastico. Le scuole statali sono in genere frequentate da bambini provenienti da famiglie poverissime e spesso emarginate con tutti i problemi di sicurezza che cio` comporta , inoltre dette scuole  propongono orari poco conciliabili con le esigenze di genitori che lavorano entrambi e quindi questi devono rivolgersi alle scuole private.

La scuola privata frequentata da mio nipote si ispira al metodo Montessori, cosi` almeno e` scritto sulla carta, ma nessuno puo` controllare perche` poco o nulla si sa delle attivita` svolte.  Non offre nemmeno un servizio mensa e a mezzogiorno i bambini si mangiano panino , yogurt e frutta portati da casa, anche se la retta supera le mille sterline al mese.  Gli insegnanti poi non si preoccupano molto dello svolgimento di un programma, tanto  ci pensano i genitori a istruire i loro figli.

Infatti a sette anni e poi ancora a undici anni i bambini vengono selezionati da varie scuole e superare l`esame vuol dire assicurarsi il diritto a una buona istruzione (sempre a pagamento), cosi` la mamma si preoccupera` ogni sera dopo il lavoro o nei week end di insegnare al proprio figlio tutto cio` che e` previsto per il superamento dell`esame. Naturalmente tutto questo ha portato al fiorire di un businness gigantesco: le librerie sono piene di eserciziari graduati per le varie eta` e, sempre  naturalmente , sono proposti esercizi anche molto difficili per i bambini cui sono diretti, cosi` l`ansia dei genitori aumenta e compreranno sempre nuovi eserciziari.

Vedendo il tipo di prove , che i bambini devono affrontare , viene da pensare che poiche` quasi nessuno puo` rispondere esattamente a tutte, cio` rendera` facile motivare le esclusioni, e la selezione avverra`tenendo conto anche di altri criteri.

A conclusione di questo post, che non vuole essere che l`esposizione di quanto sono riuscita a capire in queste mie visite ricorrenti nella “perfida Albione”, mi sento di consigliare, a chi volesse far soldi in questo paese, di aprire una scuola per bambini dai quattro ai sette anni :  si possono reclutare insegnanti anche non molto esperte, i genitori non reclamano e le rette assicurano ottime entrate….

Vent’ anni fa….

Carmela, una collega che ho conosciuto 20 anni fa e con la quale ho avuto il piacere di condividere un anno di insegnamento , mi ha inviato tramite Facebook questo messaggio che mi ha profondamente commosso e che, col suo permesso copio qui :
“Domani sarà un inizio di anno scolastico particolare: sono passati esattamente 20 anni da quel 15 settembre 1994 in cui, dopo anni di scuole private e supplenze, cominciai l’anno scolastico come insegnante di ruolo a Erba. Come é capitato per molte altre volte in questi anni era il giorno del mio compleanno, ma quello era l’ultimo dei miei pensieri. Ricordo tutto di quel giorno e di quel periodo particolare: ero impaurita e a disagio, non conoscevo niente e nessuno e mi sentivo inadeguata. Ma ricordo anche il sorriso accogliente di Diana Catellani, insieme a Lina B., la collega piu’ cara incontrata in questi anni. Mi presentò i bambini parlandomi di ognuno di loro e mi coinvolse nella lezione come se avessimo sempre lavorato insieme. Nel corso di quell’anno piuttosto complicato fu per me una guida e un punto di riferimento: ebbi modo di scoprire la persona speciale che era, ed oggi, quando leggo gli elogi e i complimenti che le fanno tutti, capisco ancor di più quanto io sia stata fortunata ad averla conosciuta personalmente.
In quei giorni di 20 anni fa insieme a me c’erano i suoceri di mio fratello, mi accompagnarono a scegliere la sede e mi aiutarono a trovare casa. Fu anche grazie a loro se quel periodo fu meno duro: ci divertimmo molto, girando per i paesi della zona, a prendere in giro le usanze del posto diverse dalle nostre. Oggi non ci sono più, ma spesso mi capita di ripensare a loro con affetto proprio ricordando quei giorni in cui mi fecero da mamma e papà.”

Grazie, Carmela! Anche per me sei un bel ricordo. Forse non merito tutte le parole gentili che mi hai dedicato, ma mi hanno fatto tanto piacere.  Un affettuoso abbraccio. Diana