Pianto di stelle…

Non posso  lasciar passare questa data,  senza ricordare la famosissima poesia di Pascoli ” X  AGOSTO”, che copio-incollo qui di seguito.

San Lorenzo, io lo so perché tanto
di stelle per l’aria tranquilla arde e cade, perché si gran pianto

nel concavo cielo sfavilla.

Ritornava una rondine al tetto:
l’uccisero: cadde tra i spini;
ella aveva nel becco un insetto:
la cena dei suoi rondinini.
Ora è là, come in croce, che tende
quel verme a quel cielo lontano;
e il suo nido è nell’ombra, che attende,
che pigola sempre più piano.
Anche un uomo tornava al suo nido:
l’uccisero: disse: Perdono;
e restò negli aperti occhi un grido:
portava due bambole in dono.
Ora là, nella casa romita,
lo aspettano, aspettano invano:
egli immobile, attonito, addita
le bambole al cielo lontano.
E tu, Cielo, dall’alto dei mondi
sereni, infinito, immortale,
oh! d’un pianto di stelle lo inondi
quest’atomo opaco del Male!

Questa poesia che abbiamo cominciato a studiare già fin dalle elementari, magari solo per la parte che riguarda la similitudine con la rondine, è forse quella che meglio spiega l’ apparente semplicità del Pascoli , ma anche la profonda tristezza e il pessimismo che si cela dietro le sue rime cantanti e …. facili .

Dopo la lunga similitudine iniziale, ecco che si arriva al dramma: il padre  ucciso, i familiari che aspettano, aspettano …. e allora il cielo, solitamente così distante e estraneo alle  vicende umane,  si commuove e inonda  la terra, pervasa dal male, con un pianto di stelle.

Auschwitz 9 agosto 1942: muore Edith Stein.

Oggi 9 agosto: Santa Edith Stein.

Ho trovato su “Avvenire” questo articolo che ricorda la Santa Edith Stein morta  (9/8/1942) in un lager nazista.

Nell’ articolo si può trovare la sua biografia , che mi ha sempre affascinato : ebrea, abbandona adolescente la fede della famiglia per professarsi atea poi gli studi filosofici, la ricerca in ambito universitario e a 30 anni (nel 1921) l’ incontro col cristianesimo che la porterà dieci anni dopo circa a entrare in un convento di clausura dove continuerà i suoi studi. Quando le persecuzioni contro gli Ebrei si fanno più feroci, viene trasferita in un monastero olandese, ma qui, durante l’ occupazione tedesca, una lettera di denuncia delle deportazioni scatena la vendetta nazista contro il clero cattolico. Edith rifiuta di fuggire: vuole condividere la sorte del suo popolo; insieme alla sorella si lascia arrestare e di lì a poco morirà ad Auschwitz.

Sembra che elementi di eterna contrapposizione (origini ebraiche – cattolicesimo / ricerca scientifica – Fede) trovino in Edith un punto d’ incontro e di armonia difficilmente riscontrabile .

Western, armi, guerra e bambini..

Oggi mentre mi  occupavo di faccende domestiche,  ho seguito alla Tv un vecchio film western (anno 1957) interpretato da Alan Ladd . Si intitola  “Orizzonti lontani ” (titolo originale “The big land”). E’ una storia niente affatto originale , che ricalca un copione largamente sfruttato nei film americani.

Il  protagonista è qui un reduce sudista della Guerra di Secessione ; ha visto tanti orrori che ha deciso di non usare più la pistola, anche se è un tiratore formidabile. Sulla sua strada però incontra dei “cattivi” (ma molto cattivi, eh!) e lui ci prova in tutti i modi a non cedere alle provocazioni, ma alla fine solo uccidendo il nemico riesce a liberare la città e gli amici dalle angherie cui si erano, loro malgrado, dovuti assoggettare.

Molti altri film americani fino a qualche tempo fa sostenevano spesso la tesi , che legittimava e assolveva l’ uso delle armi e questo veleno si è insinuato nelle menti con il risultato che nel paese, cui tutti guardano , si fabbricano anche  armi per bambini e procurarsi un’ arma è facile come comprare un telefonino…… poi non ci si può certo meravigliare se spesso si verificano stragi assurde, come quella del bimbo che ha ucciso la sorellina qualche tempo fa.

Anche in Afghanistan i bambini hanno subito un condizionamento atroce: intere generazioni non hanno mai conosciuto la pace e la guerra fa parte della vita quotidiana.

I bambini di tutto il mondo giocano alla guerra, ma mentre di solito usano armi di plastica, in Afghanistan usano armi vere e molti di loro muoiono riproducendo le scene che hanno visto mille volte.

Repubblica .it oggi ha pubblicato due foto sconvolgenti che documentano questo gioco terrificante

L’ uomo è fatto così: si abitua a tutto, anche all’ orrore . Riusciranno mai i bambini afghani a vivere in pace, se non l’ hanno mai sperimentata?

Riuscirà Obama a limitare la produzione di armi in USA?

 

Una risposta da Israele….

Nel post precedente si evidenziava un episodio accaduto nei Territori Occupati e ho chiesto a un amico che vive in Israele di dirmi un suo parere ed ecco qui la sua risposta:

Dan Raba’

Ciao Diana, l’articolo che mi hai consigliato e’ certamente di parte, ma descrive la situazione piu’ o meno come e’. Non si tratta della situazione Israeliana, Bensi della situazione dei Territori Occupati. Nei territori Occupati abitano 600 mila israeliani insieme alla popolazione locale palestinese. Questi israeliani chiamati in generale Coloni dalla sinistra europea pensano che Israele debba considerare i loro insediamenti parte di Israele. Ma in realta’ in questa zona “CONTESA” governa l’esercito Israeliano con un regime di occupazione. Non posso esprimermi rispetto all’episodio descritto dal tuo post, che non conosco, ma e’ verosimile. Ci sono terre contese, ci sono continue provocazioni da una parte e dall’altra e l’esercito si ritrova in mezzo tra gli estremisti israeliani e i militanti palestinesi che di solito agrediscono persone ed automobili con sassi e pietre. Non esiste uno studio politico della situazione, ma io ritengo che la maggioranza della popolazione , sia gli ebrei che i palestinesi vorrebbero una soluzione pacifica e concordata. Sono sempre gruppi estremisti e violenti che rendono la situazione tesa

Ringrazio per l’obiettività della risposta e spero che quella parte dei due popoli che  vuole poter lavorare in pace per crescere i propri figli senza temere di vederseli strappare da guerre e attentati possa prevalere in un futuro molto prossimo.

Pace per la Palestina.

Ricevo via email e copio qui questa lettera di Avaaz.

Era stata la settimana più calda dell’anno. Tutto ciò che Fadel Jaber voleva era solo un po’ di acqua per la sua famiglia. Ma Fadel vive nella Cisgiordania occupata, dove il governo israeliano ha deviato le tubature dell’acqua in modo da rifornire le piscine degli insediamenti ebraici e lasciare senz’acqua le case palestinesi.

Quando le autorità israeliane hanno portato via con la forza Fadel per essere andato a prendere l’acqua, ovunque si poteva sentire il pianto di suo figlio Khaled di cinque anni che urlava disperato “baba, baba!” mentre portavano via suo papà. Questa è la quotidianità per i palestinesi che sotto il terribile controllo dell’esercito vivono senza i più basilari diritti umani e si sono visti sottrarre la terra e l’acqua in favore dei coloni. Ma ora dopo anni violenti e senza speranza sta crescendo un movimento, una resistenza nonviolenta che vuole le stesse cose che gli israeliani hanno già: libertà, dignità e uno Stato indipendente.

Per anni l’attenzione dei media è stata dedicata ai militanti palestinesi e oggi gli estremismi da entrambe le parti allontanano la pace sempre più. Ma in mezzo a tutto questo odio a rimetterci sono state le famiglie come quella di Fadel, che vogliono solo una vita normale. Ora quelle famiglie stanno reagendo organizzando marce pacifiche e sit-in, collaborando con gli attivisti israeliani per ottenere giustizia e libertà. In tutta risposta, l’esercito israeliano ha incarcerato e picchiato gli organizzatori arrivando anche a portare via i bambini dai loro stessi letti.

Alcuni giorni fa sono stata in Cisgiordania per incontrare queste persone pacifiche e coraggiose al tempo stesso. Quando ho proposto di mobilitare la nostra comunità per aiutarli i loro occhi si sono illuminati. Hanno bisogno di fondi per gli avvocati per reagire contro le incarcerazioni ingiustificate, videocamere per documentare gli abusi di cui sono vittime, formazione sull’uso dei media e delle tattiche nonviolente e attivisti per far diventare globale questa protesta locale. Queste famiglie sono la vera speranza. Impegnamoci a donare subito €4, se saremo abbastanza potremo sostenere questo movimento pacifico, facendolo prevalere sugli estremisti e costruendo per Khaled un futuro degno dei sogni di suo padre.

Riporto qui questa lettera per poterla sottoporre all’ amico elettronico DAN, ebreo-italiano che vive in Israele e che potrà darmi il suo parere.

Melone amaro.

Dietro i meloni…

Il melone è uno dei frutti estivi che prediligo, quando è buono , cioè quando è stato coltivato e raccolto nel migliore dei modi. Al momento dell’ acquisto , come tutti, ne voglio sentire il profumo e saggiare il grado di maturazione, ma non mi soffermo a pensare come sia stato prodotto. D’ ora in poi però credo che cambierò le mie abitudini…

Cliccando sul link qui in alto si può leggere la storia di un giovane laureato marocchino, che si è adattato a lavorare per anni in un’ azienda agricola mantovana che produce meloni in condizioni di quasi schiavitù e che ora si vede licenziato perchè l’ imprenditore agricolo si avvale di mano d’ opera ancora più a buon mercato, naturalmente a discapito delle condizioni di vita e di lavoro degli immigrati-braccianti.

Stamattina i notiziari ci hanno fatto sapere che altri 400 immigrati sono approdati a Lampedusa e che dall’ inizio dell’ anno sono stati 12 mila gli arrivi…….e mi viene da pensare che chi accetta di sottostare a condizioni di sfruttamento così bieche, deve avere sperimentato un inferno molto più terribile della schiavitù.

Ora il giovane marocchino di cui si parla nell’ articolo ha denunciato il suo antico “padrone” e io spero che possa avere giustizia

 

In ricordo di don Tonini.

Un secolo all’ insegna della fede e della bontà.

Se fossimo in un paese normale e non stessimo vivendo momenti così caotici e di così grande confusione morale e civile , probabilmente la morte di un uomo di grande statura come il card. Ersilio Tonini  (99 anni), avrebbe avuto ben altra risonanza.

Cliccando sul link qui in alto si può leggere una bella intervista rilasciata dal prelato 5 anni fa:  ne viene fuori una figura esemplare di uomo semplice, buono e di grande fede, che ha anticipato nell’ attenzione verso i poveri e nella capacità di comunicazione lo stile di Papa Francesco.

Riporto qui un passo dell’ intervista , che ha il sapore della profezia e della speranza:

Ecco, in questo momento, mentre siamo disorientati e sconvolti e ci pare che il mondo vada verso la distruzione totale, io sono intimamente convinto che da questa tragedia… che cosa verrà fuori? Ebbene, sta finendo il tempo delle divisioni e delle contrapposizioni e comincia il tempo dell’identificazione. Cioè le nazioni scompaiono, la storia passata perde il suo peso e ci accorgiamo che accade come al popolo ebreo, che aveva bisogno delle deportazioni per tornare a capire. La grande sfida, guardando il futuro, sta proprio qui: se riusciremo a stare insieme oppure no, come dice il grande libro di Alain Touraine: “Pourrons-nous vivre ensemble? Ègaux et différents”.

Speriamo che Don Tonini (che anche da cardinale si sentiva soprattutto e solo un prete, un parroco) abbia visto giusto e che da lassù continui a pregare per questo paese e per tutti noi.

 

 

 

Cattivo giornalismo RAI.

Perchè la Rai sta riservando servizi giornalistici interminabili e dai toni chiaramente “pro-berlusconi” su ogni canale?

Dopo la manifestazione ridicola di questa sera, penso che l’ avvenimento che si è limitato a un discorso di dieci minuti infarcito di bugie, di enfasi, di vittimismo e di populismo ormai stantio, mi sarei aspettata un accenno all’ evento che mettesse in risalto la prepotenza mostrata realizzando una manifesazione non autorizzata, e la pretesa assurda di voler cancellare una sentenza di condanna con l’ applauso acritico  dei suoi seguaci, sulla cui presenza disinteressata non scommetterei un centesimo….

Anche Rai news24 non si è sottratta a questo andazzo e la cronista con tono compassionevole poneva l’ accento sulla commozione  di Berlusconi, sulla devozione della folla (Non poi così numerosa) al suo leader . Non mi pare un buon giornalismo quello che non riesce a separare i fatti dalle opinioni.

Da 43 anni pago il canone RAI; ma stasera mi son sentita beffata più che mai….

Bondi, l’ Eremita.

Osservate bene la foto…..

Fatto? Avete forse pensato che si tratti di Pietro l’ Eremita che incita i cristiani ad andare in Terra Santa a combattere gli infedeli al grido di ” Dio lo vuole?”

Errore!!!!! Trattasi di Bondi, il fedele paladino di Berlusconi , che sotto mentite spoglie sta arringando berluscones e pensionati ( facilmente comprabili con qualche euro , dati i tempi)  per convincerli a scendere in piazza, armi in pugno, per combattere la guerra santa contro i magistrati al grido :

SILVIO LO VUOLE !!!!!!!

AGGIORNAMENTO: mi dicono che la mobilitazione non ha avuto successo: dati i 40°C previsti per domani a Roma,. nessuno vuole rischiare un’ insolazione per amore di Silvio. Probabilmente Bondi a quest’ ora si sta strappando i capelli che non ha… :-(((

2 Agosto 1980: strage di Bologna – Io c’ ero…

Ripubblico questa testimonianza toccante, per i lettori di recente acquisizione ; Vincenzo racconta….

Ero allo Stadio per lavoro,quando ho sentito quel botto così forte che mai avrei pensato  venisse dalla stazione, che sta a qualche Km da dove mi trovavo.
Di quel che successe dopo, ricordo l’ urlo delle sirene ,le strade bloccate, il traffico in tilt.

Quando arrivai in sede, già altri erano andati sul posto per i vari TG.
Sul luogo del disastro fui presente solo dal pomeriggio .
Le ambulanze non bastavano e gli AUTOBUS allora vennero utilizzati per il trasporto delle vittime e dei feriti. Sul posto tante macerie ,un formicaio di persone indaffaratissime a scavare e a trasportare corpi straziati. C’ era tanta polvere e un gran vociare. sotto il sole che scottava.

I sentimenti di tutti erano angoscia e incredulità per la dimensione della tragedia.
(racconto di mio fratello Vincenzo, che quel giorno era in servizio alla RAI di Bologna)

Dopo oltre trent’ anni tutto questo resta confinato in qualche cerimonia di commemorazione , come congelato dentro una vetrina da cui non possono uscire il dolore e la rabbia di chi quei fatti li ha sentitti sulla propria pelle e che ancora non ha avuto risposta ai suoi tanti “perché”.