IACO, il pappagallo …(di nonna mimma)

Iaco
Quando lo regalai alla mamma Iaco aveva 4 mesi ed era appena stato “svezzato” dalla sua allevatrice.
Diceva solo ciao e non era dato sapere se avrebbe parlato. E’ stato un grande impegno, anche se di bella compagnia, per la mamma vedova e sola da molti anni. Credo che Iaco abbia sofferto molto la perdita della “ sua” mamma, me ne resi conto quando entrò in casa mia dopo 9 anni. Per lungo tempo non mi accettò e mi beccava ad ogni occasione . Imparò a volare per casa girando intorno tra corridoio e soggiorno, prima incerto e poi sempre più sicuro; non atterrava più sul pavimento o sul braccio, ma andava a sistemarsi sulla porta del bagno ; aveva riacquistato fiducia
Quando lo ereditai, aveva un bel repertorio che sciorinava con disinvoltura rispondendo alle domande , diceva ” Vaff…..” a chi gli faceva un dispetto e si ripeteva, allungando la ” u” se il dispetto continuava.
Chiamava per nome tutti i vicini di casa, abbaiava , miagolava nei toni più svariati degli umori felini, ma soprattutto cantava “Fratelli d’ Italia” e imitava la mamma come un registratore.
Aveva imparato ad aprire la gabbia spingendo da un lato il chiavistello con la punta del becco per poi tirarlo dall’altra parte, apriva anche i lucchetti di rinforzo .
Gli ho insegnato a fare il bagno nel bidet ; al primo approccio stando sul bordo , con la
>zampa tastò l’acqua per lui sconosciuta sotto quella forma; molto diffidente, provò ancora con l’altra zampa e quando finalmente saltò dentro fu uno spasso vederlo sguazzare con quelle ali troppo grandi per quella “tinozza” e saltare su e giù dal bordo, giocando come un bambino.
Da allora, per prima cosa, toglieva i tappi, rosso e blu, dai rubinetti e li buttava per terra dopo averli rigirati nel becco, io li rimettevo a posto e il gioco durò finchè non li distrusse. Lo chiamavo Paperetto e gli piaceva ripetere questa parola. La nostra convivenza non durò a lungo perché con la morte della mamma, caddi in una depressione così profonda che neanche la nascita della nipotina riuscì a migliorare e fu così che per vari motivi, tradendo la sua fiducia, regalai Iaco-Paperetto a una cara persona, che insieme con i suoi 5 gatti, alcuni cani , un marito e tre figli lo ha accolto con gioia e non potrebbe più farne a meno.
Io posso ancora vederlo quando la sua attuale padrona mette la gabbia fuori casa e passando lo chiamo ancora ” Paperetto”. Benchè siano già passati alcuni anni ,si blocca ,mi guarda, non mi risponde più come allora ma quando mi allontano mi lancia un fischio. Come suo ricordo è rimasta la porta del bagno tutta “sgranocchiata” per affilarsi il becco,l’oblò della lavatrice, che perde ad ogni centrifuga per i graffi infertigli dalle sue unghie, i tagli sui mocassini che trovava sul suo cammino quando girava a piedi per casa.
P.S. Questo è il racconto di Nonna Mimma, una nonna che mi fa l’ onore di seguirmi e di condividere con me alcune storie legate alla sua vita. Grazie, nonna Mimma!!