UTE: Ingegneria genetica – Riforma Protestante

Oggi pomeriggio il dr. Sassi ha continuato il suo interessante discorso sull’ingegneria genetica, spiegandone i meccanismi, che sfruttano le caratteristiche dei batteri, dei virus e degli enzimi consentendo la clonazione di individui e di cellule.

E’ un argomento molto attuale, ma anche molto complesso e, non essendo un’esperta in materia, non oso addentrarmi in particolari.

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lutero-e-le-95-tesiA seguire, il prof. Cossi, ha proseguito il tema storico della Riforma Protestante, soffermandosi a lungo sul problema delle indulgenze.

In origine, nei primi secoli del Cristianesimo, chi commetteva peccati gravi veniva segnalato, o si autosegnalava, al proprio vescovo, che seguiva il penitente in un percorso di conversione, al termine del quale la colpa veniva perdonata. Col passare del tempo (V – VI – VII secolo) però, le comunità cristiane divennero molto più  numerose  con la conseguenza che non fu più possibile per i vescovi seguire tutti i penitenti.

Questo incarico fu delegato ai sacerdoti e a questo punto la confessione acquisì un carattere, per così dire, giuridico/punitivo: quando c’era (ma è così anche oggi) il pentimento, il sacerdote concedeva subito il perdono e imponeva una penitenza per cancellare la pena: questa penitenza poteva consistere in preghiere, opere di carità o anche offerte in denaro.

Era possibile acquistare indulgenze anche per i propri morti, per abbreviare la loro permanenza in Purgatorio. Da tutto questo derivava un notevole flusso di denaro che nella maggior parte dei casi veniva impiegato in opere di bene, ma qualche volta dava luogo ad abusi.

Agli inizi del 1500, c’era in Germania il vescovo Alberto della diocesi  di Magdeburgo, che voleva acquisire anche la diocesi di Magonza, vacante da anni; si prefiggeva infatti un duplice obiettivo: ottenere maggiori rendite e maggior prestigio, visto che il vescovo di Magonza poteva fregiarsi del titolo di Principe e aveva diritto di voto nell’ elezione dell’imperatore. In questo suo disegno era appoggiato dal fratello Gioacchino di Brandeburgo, anche lui elettore dell’Imperatore.

Al momento della nomina di un nuovo vescovo, il prescelto doveva pagare una notevole somma di denaro a Roma e i cittadini, dal canto loro, dovevano pagare una  tassa.  Alberto (il populismo è cosa vecchia!!!) promise ai cittadini di Magonza che avrebbe pagato di tasca sua anche  tutte le tasse spettanti ai cittadini  e ottenne un grande consenso popolare, ma si trovò a dover sborsare una cifra enorme, per cui si vide costretto a chiedere aiuto a un banchiere tedesco. Questi, insieme ad Alberto, escogitò un piano: perchè non indire un’indulgenza straordinaria ? Metà del ricavato sarebbe andato nelle casse del banchiere. Il Papa del tempo, Leone X de’ Medici, accolse la proposta, adducendo a motivazione della richiesta di denaro, in cambio di indulgenze, la costruzione della Basilica di S. Pietro. Nella bolla papale, non veniva menzionata la necessità della confessione che da sempre si era accompagnata alla concessione delle indulgenze e questo fece sì che tutti intesero che bastava comprare le indulgenze per assicurarsi il Paradiso.

Lutero inizialmente non era coinvolto in questo problema, perchè nella sua diocesi non veniva predicata la concessione delle indulgenze, ma poi alcuni suoi conoscenti andarono nelle città vicine e tornarono con la ricevuta del versamento fatto e del beneficio acquistato. Lutero, fine teologo,  capì subito quale enorme pasticcio era stato combinato e scrisse una lettera molto rispettosa sia al vescovo Alberto sia al Papa per denunciare tutti gli errori che si potevano ravvisare in quello strano commercio. Era il 31 ottobre 1517.