UTE: Relazioni efficaci: sostenersi e aiutarsi anche in terza età.

Creare buone relazioni e saperle mantenere e consolidare è fonte di felicità. Entrare in relazione implica la capacità di ascolto e di empatia, capacità di accettare le scelte dell’altro, anche se questa scelta determina la fine della relazione.

Le esperienze positive e negative della vita ci preparano, in tarda età, a costruire relazioni efficaci anche quando si dovesse restare soli.  Entrare in relazione comunque richiede il coraggio di accettare il rischio del fallimento dello scontro che porta a farsi del male reciprocamente.

Saper sorridere facilita l’ approccio a nuove relazioni. L’eccessivo attaccamento, provoca fastidio e può ingenerare dipendenza.

In terza età le relazioni devono essere improntate a: simpatia, feeling, affinità ed empatia. Gli errori che impediscono buone relazioni sono tanti: voler imporre le proprie idee, fare la morale, proporre soluzioni ad ogni costo, fare troppo complimenti, minimizzare i guai dell’altro, evitare di affrontare i problemi, indagare in modo petulante e invadente.

Un modo utile per stabilire relazioni positive e durature è quello di saper trovare la “giusta distanza” come insegna questa favoletta di Schopenauer

i porcospiniStare insieme senza ferirsi: il dilemma del porcospino di Schopenhauer

Alcuni porcospini, in una fredda giornata d’inverno, si strinsero vicini, vicini, per proteggersi, col calore reciproco, dal rimanere assiderati. Ben presto, però, sentirono le spine reciproche. Il dolore li costrinse ad allontanarsi di nuovo l’uno dall’altro. Quando poi il bisogno di riscaldarsi li portò nuovamente a stare insieme, si ripeté quell’altro malanno: di modo che venivano sballottati avanti e indietro fra due mali. Finché non ebbero trovato una moderata distanza reciproca, che rappresentava per loro la migliore posizione.

Shirin Ebadi: la lotta per la democrazia e per i diritti delle donne.

Shirin-ʿEbādi“Solo quando fui molto più grande capii che l’idea dell’uguaglianza tra i sessi si era impressa dentro di me in primo luogo grazie all’esempio avuto a casa…vidi come la mia educazione mi avesse risparmiato la scarsa autostima e la dipendenza acquisita dalle altre donne, cresciute in famiglie più tradizionali. Il sostegno di mio padre alla mia indipendenza, dai giochi di bambina fino alla decisione di diventare giudice, mi ha instillato un senso di fiducia nelle mie capacità che non ho mai percepito consciamente ma che alla fine sono giunta a considerare come l’eredità più preziosa.”

Queste che ho copiato sono  parole di Shirin Ebadi, una donna iraniana che ho visto poco fa in TV nella rubrica STORIE ITALIANE e che , confesso con grande rammarico, non conoscevo. Alla Ebadi è stato assegnato il Premio Nobel per la pace nel 2003 per il suo impegno per i diritti delle donne e per la democrazia nel suo paese.

Stamattina ha parlato di quanto abbia lottato per i suoi ideali e di quanto questo le sia costato e ciò ha suscitato in me grande ammirazione, ma le parole  che mi hanno colpito di più sono state queste: ” La democrazia in Iran arriverà per merito delle donne” . Le donne di oggi in Iran sempre più rivendicano la parità di diritti sfidando le leggi oscurantiste e accettando anche la carcerazione. Diceva Shirin che  anche molti uomini stanno dalla  parte delle loro compagne e questo fa ben sperare.

Leggerò certamente il suo ultimo libro “Finchè non saremo liberi”: lo ritengo un dovere di solidarietà nei confronti di questa donna coraggiosa.