UTE: Silone – musica anni ’60.

Ignazio Silone: uno scrittore emarginato dalla critica letteraria di casa nostra, per la sua denuncia dei metodi antidemocratici dello stalinismo e per la conseguente sua epurazione dal Partito Comunista Italiano di cui era stato uno dei fondatori.

Silone conobbe il successo come scrittore, pubblicando in lingua tedesca il suo capolavoro ” FONTAMARA” nel quale raccontava lo stretto rapporto tra la terra e i contadini, rapporto che accomuna tutti i contadini del mondo.

Tra le  sue opere bisogna ricordare:

“La scuola dei dittatori”, “Uscita di sicurezza” “L’avventura di un povero cristiano”.

Silone è stato definito un comunista senza partito e un cristiano senza chiesa, per la sua ansia di giustizia sociale e per l’ impostazione cristiana del suo pensiero, che però non gli consente di accettare l’apparato della Chiesa così come si è venuto a formare nei secoli.

Don Ivano anche oggi, parlandoci di Silone, ha mostrato ancora una volta quanto sia vasta ed eclettica la sua cultura.

Nella seconda ora di lezione, il maestro Alessandra Zapparoli, coadiuvata mirabilmente dal dr. Francesco Pintaldi, ci ha fatto ringiovanire facendoci ripercorrere la musica degli anni sessanta. Attraverso filmati d’epoca abbiamo rivisto i volti dei musicisti e dei cantanti che hanno accompagnato la nostra giovinezza, abbiamo potuto risentire e cantare insieme le più belle canzoni dei cantanti italiani e stranieri: da Elvis Presley, a Celentano, da Santana agli Abba, ai Led Zeppelin, a Mina, ai Rolling Stones ai Beatles. Erano anni carichi di tensioni per la guerra in Vietnam e per la segregazione razziale negli USA e la rabbia dei giovani trovava sfogo nella musica. La musica di quegli anni affonda le sue radici, nel jazz, negli spirituals, nei gospel della musica afroamericana e si caratterizza per l’uso spesso “violento” degli strumenti e della voce, anche se molti movimenti giovanili si ispirano alle dottrine orientali e ai pacifisti.

Tra gli ultimi brani abbiamo ascoltato: ” I have a dream” degli Abba, il cui testo si rifà al famoso discorso di Martin Luther King.

E’ stato semplicemente bellissimo!

Letture: Non vi lascerò orfani.

Alla morte della madre, l’autrice, Daria Bignardi, riflette e ricorda….

Ricorda il carattere bizzarro della madre che è stato causa di tanti scontri e di tante ribellioni, ma ciò non è motivo di rancore, anzi offre l’occasione di rivedere quegli episodi e tutta la  vita della propria famiglia con una nuova dolcezza e una nuova comprensione.

I ricordi, rievocati sempre con leggerezza, non sono raccontati in ordine cronologico e questo mi pare sia giustificato dal fatto che i ricordi non rispettano schemi prefissati, ma vanno e vengono a loro piacimento sulla linea del tempo.

E’ una lettura piacevole, adattissima per trascorrere serenamente qualche ora nel silenzio della notte, prima di dormire …..

A vincere non sarà mai l’Italia.

salvini-mattarella-di-maio“….Insomma, siamo a una svolta. I partiti, tutti nessuno escluso, sono posti, in forma diversa, davanti alla medesima responsabilità che gli elettori avevano affidato loro settanta giorni fa: concorrere per il governo dell’Italia. Il che, con le attuali regole del gioco, vuol dire prima gareggiare, e poi trovare gli accordi possibili e necessari. Più di qualcuno, invece, si mostra convinto di essere l’eroe di un’ordalia, un giudizio avventuroso e senza ragioni e senza “sopravvissuti”, vincitore a parte. Ma con questa logica, qualunque storia s’impegnino a raccontarci, a vincere non sarà mai l’Italia.”

Così conclude il suo articolo il direttore de l’Avvenire.it e ha purtroppo ragione, ” a vincere non sarà mai l’Italia”….

Che tristezza assistere ieri sera alle dichiarazioni del Presidente Mattarella e rendersi ancora una volta conto che siamo in balia di un pugno di irresponsabili, che non sanno vedere oltre gli interessi di partito…e intanto lo spread sale….. e intanto l’Europa corre, mentre l’Italia, che si è appena messa faticosamente in moto, rischia di trovarsi tragicamente penalizzata…e a pagare il prezzo più salato saranno sempre gli stessi: i più poveri.