Umanità in rete.

In rete scrivi, commenti,vai da un blog all’ altro discutendo delle cose più varie: politica, ricordi, cronaca,  bambini e ti riesce difficile immaginare chi ci sia dietro quelle pagine virtuali,
ma basta una parola  sfuggita tra le tante che scorrono e intravedi un’ umanità imprevista:
un amore finito e dolente,
un lavoro precario che rende
precaria anche l’ esistenza,
una donna che trepida
nell’attesa di una nuova vita,
una malattia  angosciante
che rende incerto il futuro,
l’ amarezza di troppe delusioni
che  tolgono la speranza
vicende dolorose. che lacerano l’ anima..
Tante tensioni prendono forma
e si delineano lentamente
degli occhi, dei visi, delle mani
che tremano,  sperano o pregano
e ti senti avvolgere da una calda umanità

I figli (Kahlil Gibran)

Sempre bello rileggere questo brano di Gibran…
I vostri figli non sono figli vostri.
Sono i figli e le figlie della brama che la Vita ha di se stessa.
Essi vengono attraverso voi, ma non da voi,
e, sebbene siano con voi, non vi appartengono.
Potete donare loro il vostro amore, ma non i vostri pensieri.
Poiché hanno pensieri loro propri.
Potete dare rifugio ai loro corpi ma non alle loro anime,
giacchè le loro anime albergano nella casa di domani,
che voi non potete visitare neppure in sogno.
Potete tentare d’esser come loro, ma non di renderli
come voi siete.
Giacchè la vita non indietreggia nè s’attarda sul passato.
VOI SIETE GLI ARCHI DAI QUALI I VOSTRI FIGLI ,
VIVENTI FRECCE,
SONO SCOCCATI INNANZI.
L’Arciere vede il bersaglio sul sentiero dell’infinito,
e vi tende con la sua potenza affinchè le sue frecce possano
andare veloci e lontano.
Sia gioioso il vostro tendervi nella mano dell’Arciere;
poiché se ama il dardo sfrecciante,
così ama l’arco che saldo rimane.Gibran

Un bimbo al lago.

Il bimbo, chino sull’ acqua del lago,
osserva i girini e sa che
saranno  rane un giorno, bambino-in-riva-al-lago
se la  sorte sarà loro benigna..
Li insegue e li cattura con abilità, ma subito poi li rilascia: li sente piccoli e indifesi come lui.

UTE: Silone – musica anni ’60.

Ignazio Silone: uno scrittore emarginato dalla critica letteraria di casa nostra, per la sua denuncia dei metodi antidemocratici dello stalinismo e per la conseguente sua epurazione dal Partito Comunista Italiano di cui era stato uno dei fondatori.

Silone conobbe il successo come scrittore, pubblicando in lingua tedesca il suo capolavoro ” FONTAMARA” nel quale raccontava lo stretto rapporto tra la terra e i contadini, rapporto che accomuna tutti i contadini del mondo.

Tra le  sue opere bisogna ricordare:

“La scuola dei dittatori”, “Uscita di sicurezza” “L’avventura di un povero cristiano”.

Silone è stato definito un comunista senza partito e un cristiano senza chiesa, per la sua ansia di giustizia sociale e per l’ impostazione cristiana del suo pensiero, che però non gli consente di accettare l’apparato della Chiesa così come si è venuto a formare nei secoli.

Don Ivano anche oggi, parlandoci di Silone, ha mostrato ancora una volta quanto sia vasta ed eclettica la sua cultura.

Nella seconda ora di lezione, il maestro Alessandra Zapparoli, coadiuvata mirabilmente dal dr. Francesco Pintaldi, ci ha fatto ringiovanire facendoci ripercorrere la musica degli anni sessanta. Attraverso filmati d’epoca abbiamo rivisto i volti dei musicisti e dei cantanti che hanno accompagnato la nostra giovinezza, abbiamo potuto risentire e cantare insieme le più belle canzoni dei cantanti italiani e stranieri: da Elvis Presley, a Celentano, da Santana agli Abba, ai Led Zeppelin, a Mina, ai Rolling Stones ai Beatles. Erano anni carichi di tensioni per la guerra in Vietnam e per la segregazione razziale negli USA e la rabbia dei giovani trovava sfogo nella musica. La musica di quegli anni affonda le sue radici, nel jazz, negli spirituals, nei gospel della musica afroamericana e si caratterizza per l’uso spesso “violento” degli strumenti e della voce, anche se molti movimenti giovanili si ispirano alle dottrine orientali e ai pacifisti.

Tra gli ultimi brani abbiamo ascoltato: ” I have a dream” degli Abba, il cui testo si rifà al famoso discorso di Martin Luther King.

E’ stato semplicemente bellissimo!

Letture: Non vi lascerò orfani.

Alla morte della madre, l’autrice, Daria Bignardi, riflette e ricorda….

Ricorda il carattere bizzarro della madre che è stato causa di tanti scontri e di tante ribellioni, ma ciò non è motivo di rancore, anzi offre l’occasione di rivedere quegli episodi e tutta la  vita della propria famiglia con una nuova dolcezza e una nuova comprensione.

I ricordi, rievocati sempre con leggerezza, non sono raccontati in ordine cronologico e questo mi pare sia giustificato dal fatto che i ricordi non rispettano schemi prefissati, ma vanno e vengono a loro piacimento sulla linea del tempo.

E’ una lettura piacevole, adattissima per trascorrere serenamente qualche ora nel silenzio della notte, prima di dormire …..

A vincere non sarà mai l’Italia.

salvini-mattarella-di-maio“….Insomma, siamo a una svolta. I partiti, tutti nessuno escluso, sono posti, in forma diversa, davanti alla medesima responsabilità che gli elettori avevano affidato loro settanta giorni fa: concorrere per il governo dell’Italia. Il che, con le attuali regole del gioco, vuol dire prima gareggiare, e poi trovare gli accordi possibili e necessari. Più di qualcuno, invece, si mostra convinto di essere l’eroe di un’ordalia, un giudizio avventuroso e senza ragioni e senza “sopravvissuti”, vincitore a parte. Ma con questa logica, qualunque storia s’impegnino a raccontarci, a vincere non sarà mai l’Italia.”

Così conclude il suo articolo il direttore de l’Avvenire.it e ha purtroppo ragione, ” a vincere non sarà mai l’Italia”….

Che tristezza assistere ieri sera alle dichiarazioni del Presidente Mattarella e rendersi ancora una volta conto che siamo in balia di un pugno di irresponsabili, che non sanno vedere oltre gli interessi di partito…e intanto lo spread sale….. e intanto l’Europa corre, mentre l’Italia, che si è appena messa faticosamente in moto, rischia di trovarsi tragicamente penalizzata…e a pagare il prezzo più salato saranno sempre gli stessi: i più poveri.

 

A Mia madre.

Il treno mi portava a rivederti per l’ uiltima volta.

Pensavo alle sofferenze

che alla fine avevano segnato

il tuo volto e il tuo corpo.

e l’ angoscia si scioglieva in un brivido freddo.

Poi ti ho rivisto: eri bella e serena

come da tempo non eri più.

La morte non ti aveva sorpresa;

l’ avevi attesa, invocata e infine abbracciata.

Mi manca la tua voce che chiamava il mio nome

con la dolcezza severa che era solo tua.

Un ricordo di scuola.

La relazione della psicologa dell’ istituto che lo aveva curato, diceva che era  un bambino che risentiva di traumi cerebrali  causati da un incidente d’ auto, subito quando aveva quattro anni. Le terapie erano riuscite a riportarlo a camminare, anche se doveva ancora avvalersi di tutori, ma la formulazione della parola era rimasta lenta; le capacità intellettive erano valutate nella norma (anche se ai limiti inferiori).
All’ impatto con la scuola (prima elementare) il bambino mostrò tanta voglia di relazionarsi con i compagni e con la maestra, ma aveva dei terribili accessi di aggressività e faceva molta fatica a seguire le attività. La motivazione principale dell’ inserimento era stata la socializzazione e durante quel primo anno imparò a fare il bravo scolaro, ma non imparò nè a leggere nè a scrivere (perchè non ero abbastanza severa, diceva la psicologa ad ogni incontro) e quindi ero stata invitata a bocciarlo.
A me sembrava una vera crudeltà, visto che aveva fatto progressi da gigante nei rapporti coi compagni e nell’ autocontrollo e non raccolsi l’ invito. Durante l’ estate gli preparai una specie di sillabario con il lavoro già predisposto in modo da riuscire a seguirlo mentre la classe faceva attività diverse. E il secondo anno imparò a leggere e a scrivere semplici frasi.
Chi lo seguiva però non era soddisfatto perchè poteva fare di più…ma non era vero : il poverino riusciva a imparare certe cose al mattino , ma non riusciva a ricordare il giorno dopo ciò che era stato fatto , soprattutto quando si trattava di tecniche legate alla matematica.Dopo aver sperimentato tutte le strategie possibili, capii che le lesioni dovevano aver colpito la parte di memoria preposta a quelle attività e cominciai a scrivere ogni giorno sul suo diario: studia la tabellina del 2. Andai avanti per un mese e più, fini a quando arrivò il giorno della riunione con gli specialisti (la psicologa era cambiata).
L’ incontro si svolse secondo il solito rituale  e stavamo per concludere quando l’ assistente del bambino mi disse un po’ imbarazzata:- Signora quando lei scrive sul diario di studiare le tabelline, posso fargli fare qualcos’altro? Lui non è in grado di ricordarle, non c’ è niente da fare……-

A questo punto mi illuminai tutta e le dissi: – Cara signorina, lei da oggi in poi non troverà più quella scritta sul diario, perchè so benisssimo che non può impararle. Io volevo solo che fosse lei a dirlo, perchè se lo dico io mi sento dire che devo essere più severa…..
I presenti si scambiarono sguardi molto imbarazzati, mentre sull’ assemblea scendeva un gelo da brividi….. e da quel giorno nessuno mi disse più di essere più severa… anzi non mi invitarono nemmeno più alle  riunioni….

Io mi sentivo libera e leggera …(A. Pozzi)

……..

Io mi sentivo libera e leggera
come quei fiocchi bianchi di pelurie
che si sprigionano dai pioppi, in maggio
e cercan l’alto come delle preci.pappi-dei-pioppi
La tua voce era un mare di purezza:
ogni ombra di materia vi affogava.
A tratti le parole si frangevano
in sfumature lunghe di silenzio
e all’anima sembrava di vibrare
nuda nel vento e di sfiorare Dio.

Sono i versi finali di una poesia di Antonia Pozzi intitolata “La stazioncina di Torre Annunziata”. Bellissima l’immagine dei “fiocchi bianchi di pelurie”  (i pappi) che volano come preghiere e che richiamano  l’idea della libertà.

Il mio cortile è pieno di pappi, che sono in agguato e ti entrano in casa appena apri la porta o la finestra… Sono in cerca di un posto buono per fermare il loro volo e dare vita a nuovi pioppi.

Ieri a S. Donato.

Il Maestro Zapparoli durante la sua esibizione, accompagnata dal coro.
Il Maestro Zapparoli durante la sua esibizione, accompagnata dal coro.

Ieri a S. Donato Milanese, grande successo (come sempre del resto) per il nostro coro. Con  sorpresa di tutti  si è esibita la direttrice del coro stesso, maestro Alessandra Zapparoli, che ha cantato una travolgente “Habanera” dalla Carmen di Bizet. Negli spazi di un teatro, le  nostre coriste possono esprimere tutta la potenza delle loro ugole straordinarie, facendosi ammirare dal pubblico presente.

In complesso però l’organizzazione della rassegna, lasciata un po’ all’improvvisazione del momento, ha lasciato un po’ a desiderare